Il Giappone spera nelle Olimpiadi per la sua riscossa

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Dopo 56 anni le Olimpiadi tornano in Giappone. Il 7 settembre, con 60 voti contro 36, Tokyo ha battuto la concorrente Istanbul nell’assegnazione dei giochi olimpici del 2020.


Giappone. Tokyo. Agosto 2010. Foto Laura Di Maggio
In un recente sondaggio, l’80% degli intervistati si dichiara favorevole ad ospitare le Olimpiadi, e non è difficile crederci visti i festeggiamenti che si sono tenuti a Tokyo il giorno successivo. Nel cortile del palazzo del governo metropolitano, centinaia di persone hanno formato la scritta “Thank you”.

Tra i più soddisfatti per il risultato raggiunto c’è sicuramente il neo-premier conservatore Shinzo Abe, detto anche “il falco della politica” che appunto, dopo aver concluso in maniera non troppo brillante il precedente mandato del 2006-2007, è riuscito a riconquistare l’elettorato giapponese grazie al fallimento dei programmi anti-crisi e alla modalità di gestione dell’emergenza nucleare del suo predecessore, il democratico Yoshihiko Noda.
Il mandato di Abe ricalca quello che è stato il motto del Giappone dell’ultimo biennio “Ganbare Nihon”, “Forza Giappone!”. La ricetta anticrisi del nuovo leader, soprannominata  Abenomics, ha l’obiettivo di far uscire il Giappone da vent’anni di stagnazione dovuta allo scoppio della bolla immobiliare-borsistica che ha rappresentato la più grande distruzione di valore della storia, e non ultimo dal disastro dello tsunami e del terremoto del 2011.

Giappone. Tokyo. Agosto 2010. Foto Laura Di Maggio

La nuova politica economica (che in Italia molti indicano come modello alternativo all’austerity di modello tedesco) prevede una straordinaria immissione di liquidità per aumentare l’inflazione, aumento della spesa pubblica, grandi lavori di ricostruzione e una serie di azioni per ridare slancio alle imprese in modo da riprendersi quella competitività  economica e geopolitica ultimamente ridimensionata  a vantaggio della Cina.
L’assegnazione delle Olimpiadi 2020 non fa altro che rendere ancora più raggiungibile l’obiettivo di Abe. Così come nel 1964 le prime Olimpiadi a Tokyo avevano favorito l’avvio del boom economico del dopoguerra,  si spera che i 3.000 miliardi di yen (22 miliardi di euro) e i più di 150.000 posti di lavoro che si stima verranno creati, possano risollevare le sorti dell’economia giapponese e il mercato del lavoro.

Gli scogli che il primo ministro si troverà ad affrontare saranno principalmente due: l’emergenza nucleare e i rapporti sempre più difficili con la Cina.
A  più di due anni dallo tsunami, nella centrale di Fukushima la situazione è ancora critica. Si stima che negli ultimi giorni siano fuoriuscite 300 tonnellate di acqua radioattiva che era utilizzata per raffreddare il reattore 1 della centrale nucleare. Le modalità di divulgazione delle informazioni da parte della Tepco (la compagnia elettrica che gestisce l’impianto nucleare di Fukushima) non riescono a fare chiarezza: prima nega il problema e poi lo ammette con qualche esitazione e poca chiarezza. C’è chi sostiene che le informazioni circa la sicurezza nella centrale dovrebbero essere fornite da una commissione super partes, e non dalla stessa Tepco che possiede l’impianto.

Giappone. Tokyo. Agosto 2010. Foto Laura Di Maggio

Il premier Shinzo Abe ha sostenuto davanti al Comitato Olimpico Internazionale (Cio) che “non c’è da preoccuparsi, perché la situazione è sotto controllo: non ci sarà alcun rischio per la città di Tokyo”. Tuttavia, secondo alcuni analisti la crisi nucleare non sarà risolta entro il 2020, l’anno delle Olimpiadi.
Anche il governo di Pechino ha espresso il suo “shock” per la fuoriuscita di acqua radioattiva, pregiudicando  i già delicati rapporti tra Cina e Giappone. È infatti ancora accesa la disputa per la territorialità delle isole Senkaku nel Mar Cinese Orientale, rivendicate sia dai giapponesi che dai cinesi.
Queste isolette, situate a circa 200 miglia sud-ovest di Okinawa, rivestono una grande importanza soprattutto per la rotta marittima in cui sono collocate. Aggiudicarsene la territorialità significherà avere a disposizione un nuovo perimetro dedicato al mercato ittico, problema sicuramente molto sentito da un Giappone che proprio a causa dei problemi di sversamento in mare di materiale radioattivo avrà presto  bisogno di nuovi spazi di pesca.
Ad oggi la situazione, oltre a non essersi risolta, è stata gradualmente insabbiata. Forse la diplomazia giapponese ha capito che potrebbe essere controproducente  aprire altri fronti di crisi in un periodo in cui, al contrario, ha un grande bisogno di risollevare la sua immagine politica ed economica.

Laura Di Maggio

Fonti:
Stefano Carrer, “Tokyo 2020 occasione per il made in Italy”, www.ilsole24ore.com, 18 settembre 2013
Priscilla Inzerilli, “La stategia del falco”, East, Luglio-Agosto 2013
Marcia Aunt, “Stakhanov non abita più qui”, East, Luglio-Agosto 2013
Gabriele Battaglia, “Senkaku/Diaoyu, un anno dopo”, www.china-files.com, 12 settembre 2013

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