
Il 27 gennaio si celebra il Giorno della Memoria “al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”. La data scelta per il Giorno della Memoria vuole ricordare l'entrata, delle truppe sovietiche nel campo di concentramento di Auschwitz in Polonia.
Intorno a noi, come dimostrano recenti episodi, si addensano nubi preoccupanti e le conquiste di civiltà e consapevolezza che ogni volta crediamo di aver portato avanti vacillano. Nei giorni scorsi, senza troppo entrare nell'onda della cronaca, un ragazzo di dodici anni è stato aggredito in provincia di Livorno. Due ragazze, ragazze come tante a quanto pare che frequentano le nostre scuole e le nostre strade, lo hanno coperto di insulti, gesti violenti e sputi perché ebreo e gli hanno augurato di finire bruciato in un forno.
Questo è, però, soltanto uno degli episodi che potremmo ricordare negli ultimi tempi, come se qualcosa si muovesse nella pancia delle nostre società, facendo emergere una violenza e un odio che non si riesce a tenere a bada e che trovano nell'antisemitismo il loro canale privilegiato. Nell'analisi di questi eventi, è fondamentale non minimizzare o riportare il tutto ad atti di bullismo o alle azioni di babygang: il movente dichiarato, sia se chiaro sia se camuffato, riporta ad una cultura della sopraffazione dell'altro in quanto altro di cui gli ebrei diventano simbolo primario e quasi storicamente necessario, reso disponibile da una cultura che si muove come un fiume carsico. Una strada pericolosa da controllare con attenzione.
La memoria della Shoah appare, quindi, oggi ancor più necessaria per due evidenti motivi: i testimoni diretti del “male assoluto”, stanno, per evidenti ragioni anagrafiche, scomparendo e, quindi, è sempre più necessaria una memoria della memoria che vinca qualunque possibile oblio e stabilisca una solidarietà oltre il tempo per dirci sempre e comunque umani; la cronaca, in giro per le nazioni, ci riporta i sinistri segnali di un risveglio dell'antisemitismo che ahimè non tarda mai ad apparire nei passaggi storici più difficili.
Le parole che possiamo usare, gli insegnamenti che possiamo impartire e le manifestazioni che possiamo organizzare devono essere all'altezza del compito e farsi segno di un impegno civile e morale continuo e pronto a cogliere i pericoli che si presentano all'orizzonte.
Antonio Fresa
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