Il Giro del Centenario altrui continua: 9 su 9.

Abruzzo Costa dei Trabocchi f
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E siamo a nove su nove tappe ad appannaggio di altri, al Giro del Centenario. Circa il 41% dell'intera durata della corsa italiana. Se aggiungiamo alcune tappe specialistiche, che, certamente, andranno ai nostri amici stranieri, possiamo tranquillamente affermare che oltre i 50% minimo appartiene alla disarmante strapotenza del ciclismo straniero. E meno male che al Giro d'Italia non ci sono Peter Sagan e altri campioni superman.

E in questa tappa del  non si tratta di un ulteriore e generico pugno sul naso, cioè una tappa ordinaria ceduta allo forza altrui. Si tratta, nientepopodimeno, di Nairo Quintana, che sul Bockhaus vince e stacca Nibali. Che, a sua volta, è staccato anche da Thibaut Pinot e Tom Dumoulin, che dovrebbero essere alla sua portata.
Un'ulteriore crisi di Nibali? Che, poi, sarà smentita da improvvise impennate di orgoglio. Tipiche reazioni italiane, che certamente ci esaltano con impulsi inafferrabili.
Ovviamente il morale degli appassionati sportivi italiani (non voglio chiamarli tifosi, perché questo termine equivoco lo lascio al calcio) va giù e su, come un ascensore.
Meno male che anche gli appassionati di ciclismo, quando si esaltano, dimenticano le debacle precedenti. E tutto ritorna all'ordine (disordine) tipico italiano.
Nessuna paura” dicevano i commentatori qualche giorno prima, quando davano per certa la riscossa di Nibali al Blockhaus. Dicono, invece, oggi : “Si sapeva. La tappa in salita in Abruzzo era tagliata su misura per Quintana, quindi il ritardo di 1'10” di Nibali è perfettamente plausibile”. Sarà così. E chi l'ha tagliata così tanto su misura questa tappa per Quintana?
Intanto i nostri, gentili e delicati sono dietro, non vincono e fanno tattica (?). Dimenticandosi di celebrare il Centenario, che doveva venire prima di ogni strategia astrusa e doveva tirare fuori la volontà istintiva. Succeda quello che succederà. Finirà che gli appassionati non gradiranno alla fine, proprio perché sentiranno tradito proprio l'orgoglio di questa circostanza unica.

Majella passo San Leonardo
Majella, passo San Leonardo. Foto Guido e Luciano Paradisi

Come prima la Sicilia, la Calabria, Alberobello, il Gargano, così l'Abruzzo e la Majella, anche loro, hanno subito dai commentatori e dalla televisione italiana una attenzione appena di striscio. Immagini quasi inevitabili, prese dall'Elicottero, che segue come sempre la corsa. Un contorno necessario.
Le cosiddette cartoline sono e restano proprio tali, con note velocissime, quasi dovute per onore di cronaca. Che ci vorrebbe a dare maggiore spazio e tempo alla celebrazione del territorio italiano, con riquadri televisivi laterali, pur mantenendo un riquadro piccolo sull'aggiornamento continuo della corsa? Raccontare i particolari, le storie, le immagini interne, oltre che le grandi visioni dall'alto. Alcuni borghi visti a volo di elicottero sono certamente meravigliosi, ma prenderebbero maggiore corpo, se fossero accompagnati da qualche immagine presa dal loro interno, dal basso. Con i loro Monumenti più significativi. Le tradizioni e il folklore più originali.

Forse qualcuno sarebbe invogliato ad andarci, visto che molti di questi restano ignoti come prima.
Insieme alla cartolina aerea di Manoppello e della Basilica del Volto santo, mi sarei aspettato di vedere proprio l'immagine del Volto santo. Parliamo di un'immagine di un'importanza religiosa stratosferica.
E poi Roccamorice solo intravista. Senza nessuna idea sulle sue voragini-vallate da cardiopalmo.
Lasciamo perdere la scivolata aerea così veloce su Chieti, della quale abbiamo capito solo che è una delle città più antiche d'Abruzzo, che risale all'epoca italica, quando era capitale dei Marrucini,. E poi la successiva conquista romana e trasformazione in uno dei primi Municipia.
E poi altro tanto altro appena sfiorato. L'elenco è infinito.
Alla fine del Giro del Centenerario qualcuno dovrà pur prendersi il compito di sottolineare quanto questa sia stata un'occasione persa per celebrare la Grande Italia, e per dare una mano ad un nuovo spirito di turismo italiano, anche su diversi presupposti da quelli precedenti. Per esempio il turismo ciclistico.

Martedì, 16 maggio, cronometro. Sarà un ulteriore appannaggio straniero, magari a Dumoulin che sta costruendo grandi aspettative di vittoria finale? Chi sono i crono men italiani?
Ah, già, dimenticavo che noi italiani, da qualche decennio, abbiamo sistematicamente demolito tutti i velodromi italiani, diminuendo la possibilità di dare una mano alla crescita di nuovi talenti veri e propri, tra i ciclisti passisti e cronomen.
Eustacchio Franco Antonucci

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