
Il termine deriva dal germanico grīs, che significa canuto, brizzolato e, in generale, il termine grigio può indicare persona o capigliatura sale e pepe. Ora il grigio, spesso non considerato neppure un colore, è il vero neutro, più del beige e del bianco; per questo è un servitore eccelso del colore, esaltandolo. Lo hanno capito bene i curatori di mostre ed eventi, per cui diventa la parete ideale per una mostra d'arte, là dove il beige crea interferenze con la luce e il bianco è talora troppo squillante. Non è un caso che anche nell'arredamento stia prendendo sempre più piede, mentre fino a qualche tempo fa era considerato adatto agli uffici, considerato senza personalità.
Il grigio infatti è considerato un colore triste e banale, senza personalità, basti pensare le espressioni legate a questo colore. Un cielo grigio o una giornata grigia sono sinonimi di un tempo uggioso e malinconico; così una vita grigia, indica la monotonia schiacciata dalla routine; e di pari passo l'umore grigio è fiacco, depresso; mentre un uomo grigio è una persona che passa inosservata, senza personalità che potrebbe assomigliare al ragioniere di Demetrio Pianelli, l'opera di Emilio De Marchi del 1890.
Certamente il grigio non è un protagonista, o almeno non in apparenza, ma è funzionale alla valorizzazione di qualcosa o qualcuno che spicca in rilievo. Per questo se un uomo grigio è una figura trascurabile, un'eminenza grigia, una sorta di ossimoro, è una figura importante e che proprio nel suo schermarsi trae forza e valore. Non a caso parliamo di materia grigia per indicare il cervello, la mente pensante, l'intelligenza anche se in realtà è di vari colori. E ancora in ufologia è una razza extraterrestre di esseri dalla pelle grigiastra appunto. Se pensiamo alle nostre città, il grigio è protagonista, non tanto nelle costruzioni – dove malta, cemento, muri non ancora intonacati, o anche finiture e pietre sono grigi – quanto nelle strade asfaltate, nastri che corrono nella natura attraversando il paese e i paesi e già in passato il basolato, i sanpietrini, le costruzioni in pietra avevano nel grigio un ottimo alleato. Come le strade di ogni giorno, il grigio disegna una traiettoria sempre diversa e solo apparentemente monotona. Tra l'altro è molto presente in natura anche se nell'immaginario comune la natura evoca per lo più il colore nel senso comune del termine, anche perché il grigio è assente dal mondo vegetale. Grigi però sono il piumaggio di uccelli, pelle o pelliccia di mammiferi – come elefanti, rinoceronti, foche, gatti, cani e volpi ad esempio – i gusci di molte tartarughe e le squame di molti rettili.
Tornando al grigio dell'asfalto, ricordo più di una mostra dedicata come alla Galleria Civico69 di Firenze nel 2011. In particolare alla Triennale di Milano nel 2003 è stata allestita l'esposizione Asfalto: il carattere della città, a cura di Mirko Zardini per una lettura trasversale della trasformazione urbana attraverso la storia di questo materiale così diffuso quanto invisibile; invisibile perché grigio. La cinematografia ha fatto della strada, del fondo-fondale grigio scuri lo sfondo dell'agire e questo nastro grigio è diventato il fil rouge di una società on the road e della middle class americana. Tra l'altro il grigio dell'asfalto dove spesso colore e materiale, così com'è accaduto per il cemento, sono diventati sinonimi della vita urbana, della sua alienazione, della sua asfissia, non a caso rappresentando la civiltà industriale rispetto a quella agricola e alla vita naturale, descritta in verde.
Tecnicamente è un colore intermedio tra il bianco e nero, due acromatici, letteralmente colori senza colori, con una luminosità intermedia e infinite sfumature così come infinita luminosità se si pensa che grigio è l'argento e l'acciaio e in questa saturazione il grigio assume un valore completamente diversa dalla tinta abituale anche per il valore che ha esteticamente e simbolicamente lo specchio e le superfici specchianti, basti pensare all'arte contemporanea e l'argento.
Proprio in ambito pittorico la realizzazione del grigio per secoli è stata interessata da teorie e sperimentazioni: secondo la teoria classica il grigio è un bianco sporco, un bianco al quale si aggiungono quantità variabili di nero. Esistono però altri metodi per ottenere il grigio, in particolare il cosiddetto grigio neutro, ricavato dalla mescolanza di quantità uguali di tre colori primari, rispettivamente blu, rosso e giallo. L'impiego di questo tipo di grigio consente di scurire un colore simulando l'ombra meglio di quanto si può fare impiegando il nero. Il grigio lo si può ottenere anche dall'unione di tre parti uguali dei tre colori primari di stampa, il ciano, il magenta e il giallo, ottenendo così il bistro che secondo alcuni è un marrone scuro che gli antichi ricavavano dal carbone del faggio. Questi è utile nella stampa per scurire i colori realizzando alcune tonalità come ad esempio il rosso bistro. In pittura il grigio è stato molto usato nei dipinti a olio per il disegno preparatorio con la cosiddetta tecnica della ‘grisaglia' sulla quale si ponevano poi strati di colore trasparente che veniva scurito con un effetto di ombreggiatura. Il grigio era un colore buono anche per preparare la base per stendere l'oro e per il colore della pelle.
Per i ritratti di Rembrandt e di El Greco fu lo sfondo più comune, proprio per dare risalto ai visi e ai costumi delle figure centrale, e soprattutto il primo artista ci ha regalato una grande varietà di sfumature ingegnandosi nell'ottenimento di diversi toni. In generale occorre dire che in quadri e affreschi forse non apprezziamo tanto il grigio quanto quello che vediamo grazie al grigio. In fondo anche a tavola, grigia è la posateria che è tipicamente strumentale e neutra rispetto ai colori della cucina e della stoviglieria.
Nell'abbigliamento il grigio è molto usato nella moda maschile europea e nord americana nell'ambito dei professionisti perché l'Occidente ha delegato la moda alla donna e ha reso l'uomo ‘neutro', almeno tradizionalmente, sobrio. A ben vedere questa scelta tende anche a reificare la donna, principessa esposta come un trofeo, Potiche, per citare il film francese con Catherine Deneuve di alcuni anni fa. Esistono però anche due altre ragioni, il fatto che l'uomo percepisca il grigio con un'acutezza maggiore della donna e quindi ne apprezzi alcune sfumature; e l'invito all'uomo alla modestia per cui ad esempio nella religione musulmana si invita l'uomo a portare gioielli solo in argento e a riservare alla donna l'oro (salvo nei paesi del Golfo dove però ci sono ragioni particolari).
Nell'Antichità fino al Medioevo il grigio era il colore della lana non tinta pertanto indossato da contadini e poveri ed era anche il colore del saio dei monaci francescani. cistercensi e cappuccini in segno di umiltà e simbolicamente allusivo al voto di povertà. Nel corso del Rinascimento e del Barocco acquistò importanza perché il nero in Francia, Italia e Spagna divenne il colore importante della nobiltà come si evince dalla pittura dell'epoca e il bianco e il grigio bene vi si accordavano. Questo colore divenne molto in uso durante il XVIII secolo per gli abiti da donna e per i gilet e i cappotti da uomo per la sua luminosità nelle sete e satin indossati dai nobili. Nell'Ottocento poi le linee della moda femminile furono dettate da Parigi mentre quelle dell'abbigliamento maschile da Londra dove a metà del XIX secolo apparve il tailleur grigio, chiaro in estate e scuro in inverno. L'uomo andava così riducendo la sua tavolozza e il ‘fumo di Londra' è rimasto tuttora un classico. Purtroppo il grigio per le donne cominciò ad evocare altre suggestioni essendo grigia la tenuta da lavoro delle operaie e delle lavoratrici in genere, chiamate pertanto grisette, come le prostitute parigine dei quartieri basse, tenendo conto che gris significava anche ‘ubriaco'. Il grigio divenne poi protagonista delle divise dei soldati perché fossero meno visibili, quando entrarono in uso i fucili a raggio più lungo, della divisa blu e rossa e fu il colore dell'esercito confederato durante la guerra civile americana e dell'esercito prussiano nel 1870 durante la guerra franco-tedesca. Negli Anni Trenta poi del Novecento divenne simbolo di industrializzazione e di guerra e il tailleur assunse la valenza di un'eleganza media, di un pensiero uniformato.
A livello simbolico il grigio generalmente indica mediocrità, tristezza, anche incertezza e prudenza ma, in senso positivo, equilibrio e capacità di equidistanza, dal bianco e dal nero che simboleggiano il bene e il male e alla modestia. Non è però un colore amato tanto che alcuni studi effettuati in Europa e negli Stati Uniti dichiarano che solo l'1% degli uomini lo ha indicato come il colore preferito e ben il 13% come il meno amato. La ragione, stando a quanto afferma la storica del colore Eva Heller, è nell'essere troppo debole per essere considerato maschile e troppo minaccioso per essere femminile, in qualche modo non è né caldo né freddo, né materiale né spirituale. Non è un caso che le donne hanno vestito di grigio molto negli Anni Ottanta abbinando questo colore al tailleur di taglio maschile, quando cioè si è affermato un modello di donna ‘al maschile', di ‘donna manager'. In molte culture il grigio è associato agli anziani forse per il colore dei capelli come nel caso del New York Times chiamato The Grey Lady, per la sua lunga e stimata storia.
Il grigio, tra le curiosità, è utilizzato tra i colori preferenziali per la produzione di lenti solari per occhiali dal momento che assorbe tutto lo spettro della luce visibile in modo uniforme e garantisce pertanto una perfetta visibilità senza alterazioni nella percezione dei colori; così per i parabrezza in modo da consentire un riverbero solare attenuato senza falsare la percezione dei colori da parte del guidatore.
Ilaria Guidantoni
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