
Sta per concludersi, presso il PAN Palazzo delle Arti di Napoli, una delle mostre che ha dato il via alla riapertura delle istituzioni culturali e museali in Campania, dopo i mesi di chiusura forzata a causa della pandemia, dal titolo Il luogo del pensiero, a cura di Salvatore Marciano e con il contributo critico di Nicola Scontrino.
La collettiva, che ha inaugurato in contemporanea alla personale su Frida Kahlo, vede come protagonisti Ahmad Alaa Eddin, Ornella De Martinis, Giovanni Ricciardi, Alfonso Sacco ed Eduardo Zanga, un gruppo di artisti appartenenti alla tradizione culturale del territorio vesuviano, la cui poetica si innesta a valle dei percorsi dell'astrattismo napoletano del Novecento; in particolare, attorno ad alcuni maestri, tra cui Emblema, Barisani, Spinosa, Di Ruggiero, dei quali alcuni ne sono stati allievi, altri amici, altri estimatori.
Nell'arco degli anni, ciò che è nato come mio interesse è maturato in un rapporto di stima reciproca e di vera amicizia che mi ha reso il fulcro di una sorta di “circolo” artistico-culturale di cui sono estremamente orgoglioso, afferma Marciano.
Per ognuno di questi artisti, l'opera si costruisce innanzitutto come realtà del fare, spazio occupato, impronta lasciata. Essa è oggetto in divenire, sospesa in un non-luogo a cavallo tra passato, presente e futuro, eppure incredibilmente concreta e già reale. Per tale ragione, è anche opera aperta, in quanto lavoro di aggregazione, progettualità, che quindi mai si determina a priori, ma che si edifica nel tempo attraverso la memoria, la gestualità, la scrittura, il pensiero plurale.
La loro ricerca artistica è diversificata, ma confluisce verso alcuni elementi comuni, che vanno poi a tessere il fil rouge del percorso espositivo: segno, materia, spazio, impronta, forma. Tracce, segni fugaci, spazi di riflessione attorno a cui si costruisce lentamente una profonda narrazione.

Il racconto pittorico di Ahmad Alaa Eddin, ad esempio, si dispiega come forma di manipolazione del colore sulla tela attraverso l'intervento della scrittura; più in particolare, dell'incisione, che si insinua nel quadro per far emergere – maieuticamente – da esso, la sua stessa natura, che altro non è che una forma di linguaggio.
Attraverso uno spazio immaginario ed enigmatico passano, invece, le suggestioni di Giovanni Ricciardi, che usa a volte il colore, altre volte le figure tridimensionali, come mezzi di una manifestazione onirica, di un intervallo tra la dimensione esteriore e quella della propria interiorità.
Il richiamo alla memoria dell'io è tappa obbligata anche nel lavoro di Eduardo Zanga, molto più incentrato però sulla forma da attribuire all'oggetto artistico. La sua opera è profondamente materica, oscilla tra pittura e scultura, ma contiene altresì ricchi riferimenti culturali a cavallo tra storia e mito Icaro, Indios….
La sostanza della materia è protagonista anche nelle opere di Ornella De Martinis, le cui composizioni pittoriche diventano un pretesto per studiare l'evoluzione della stessa attraverso il colore e la luce. Ciò che resta del colore sulla tela è l'impronta a cui si ispirano i quadri cromatici di Alfonso Sacco, dove la percezione sensibile prende il sopravvento sul concetto, lasciando spazio alla sensazione e al movimento ottico.
La mostra, visitabile fino a martedì 18 maggio su prenotazione, è inoltre arricchita da un video di Patrizio Garofalo, dal titolo Tunnel, che raccoglie ed esalta, al tempo stesso, le singole identità degli artisti e le similitudini del lavoro collettivo.
Angelica Falcone
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