
Il metodo Kominsky di Chuck Lorre, giunto nel 2021 alla terza stagione, mostra di essere un prodotto fortemente innovativo per la tematica e coraggioso per lo stile di narrazione.
Il protagonista è Micheal Douglas e già solo questo offre ampie garanzie sulla qualità della serie. L’età anagrafica del cast è mediamente intorno ai 60 anni e infatti l’aspetto più affascinante di questa storia è che si spinge a infrangere il più grande e forse l’ultimo tabù residuo del pensiero occidentale: raccontare o anche soltanto pensare alla vecchiaia. Ebbene sì, ammettiamolo, non è la morte a fare veramente paura, né essa può essere considerata una tematica inesplorata tra le serie tv: in Desperate Housewives (prima stagione 2004), la voce narrante fuori campo è affidata alla defunta casalinga Mary Alice. Questo espediente era già stato utilizzato e in maniera più irriverente nella serie Six Feet Under del 2001, in 5 stagioni, ambientata in un’agenzia funebre che inaugura ciascun episodio con la morte di un “cliente” il cui fantasma inizia a interloquire con i protagonisti del cast generando situazioni al limite del grottesco con ampio ricorso all’humor nero e al surrealismo.

Poiché si può morire ad ogni età ed anzi la società americana (e molte altre prima di essa) consegna al mito i giovani ribelli, deceduti nel culmine della loro forza e bellezza, da James Dean in poi; la vecchiaia con il suo processo di deterioramento di tutte le capacità sconvolge molto di più della stessa morte il pensiero comune statunitense e quello europeo che, pur differenziandosene, lo segue nei suoi meccanismi macroscopici. Sicuramente provoca un effetto choccante vedere il protagonista di Basic Instinct alle prese con la prostata ingrossata.
Per quanti riescono a rappresentarsi la vecchiaia soltanto ragionando sui più efficaci sistemi di contrasto alle rughe, seguire una serie in cui il protagonista è costretto a fare la pipì nell’aiuola della donna che ha appena accompagnato a casa può essere sgradevole e destabilizzante, ma le migliori realizzazioni dell’arte narrativa sono quelle che destabilizzano portando nella nostra testa nuovi interrogativi e nuove visioni del mondo.
Per quanti temono che la serie sia noiosa perché parla di vecchiaia è doveroso assicurare che la straordinaria autenticità della recitazione ripaga ampiamente e anche piuttosto alla svelta della iniziale difficoltà di confrontarsi con contenuti tanto inusuali per una serie tv. Inoltre val la pena ricordare sempre che i vecchi sono il nostro futuro, almeno così speriamo.
Un solo neo, a voler proprio essere pignoli: il continuo riferimento all’attività sessuale in età geriatrica che forse voleva rappresentare un elemento di continuità rassicurante con le precedenti fasi della vita, oltre a provocare qualche ansia da prestazione negli spettatori più avanti con gli anni, rivela una fortissima inclinazione edonistica/consumistica del pensiero occidentale che forse, con il progredire dell’età, si supponeva attenuata a favore di contenuti meno materialistici.
Stefania Squillante
The Kominsky Method / Il metodo Kominsky
Paese USA
Anno 2018-2021
Formato serie TV
Genere commedia
Stagioni 3
Episodi 22
Durata 23-34 min (episodio)
Crediti
Ideatore Chuck Lorre
Interpreti e personaggi
Michael Douglas: Sandy Kominsky
Alan Arkin: Norman Newlander
Sarah Baker: Mindy Kominsky
Nancy Travis: Lisa
Kathleen Turner: Roz
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