
Torniamo a fare il punto sul disastro, provocato dal fuoco, del monte Morrone. Forse un emblema di quanto sia insufficiente l’attenzione verso l’ambiente in tutta l’Italia devastata da incendi in questa estate torrida.

Un’attenzione che invece ha Michael Johannes Gutekunst, 50 anni e svizzero di Zurigo. È dotato di una grande motivazione dalla quale trae significato e supporto per la sua vita da pellegrino. Questo gli garantisce una riflessione che appaghi il suo animo e gli renda una vita per lui costruttiva. In uno di questi itinerari che lo porterà a Monte Sant’Angelo, sul Gargano, ha deviato leggermente verso la Valle Peligna. Ha trovato ospitalità da qualche giorno nella casa del pellegrino, a Pratola Peligna, poco prima che esplodesse nella sua enorme criticità l’incendio del Morrone.
Si è subito messo a disposizione ed è salito sulla montagna con i volontari del COC – Centro Operativo Comunale- e si è adoperato nel tentativo di limitare i danni di questa immane tragedia. Si è anche chiesto, da buon Svizzero, come fosse tollerabile che, di fronte a tanto ambiente distrutto, fosse possibile che la macchina organizzativa si muovesse così a rilento. Era stupito, Michele Giovanni, preferisce farsi chiamare con il suo nome in italiano, del perché il primo giorno avesse dovuto aspettare 4 ore prima di essere trasportato in quota ed altre tre ore il secondo giorno. Non sa Michele Giovanni, che almeno dove si è rivolto, al COC di Pratola Peligna, per dare il suo aiuto da volontario, oltre qualche ritardo per reperire i mezzi non si è andati. Ci si è attivati con diligenza, ed in due giorni è stata approntata una linea frangi fuoco, anche con il suo contributo, che non si è rivelata risolutiva ma che ha contributo a rallentare la marcia del fuoco consentendo ai mezzi di intervenire su di esso con maggior efficacia.

Michele Giovanni non è stato rifiutato come avvenuto ad altri volontari nel centro più popoloso della Valle. Alcuni si sono sentiti anche sbeffeggiati ed indignati ed hanno dovuto rivolgersi non al loro comune per darsi da fare. Hanno anche dovuto vedere poi, i loro amministratori, diciamo ritardatari ed inadempienti, minacciare dimissioni che magari farebbero bene in prospettiva a quei cittadini che avevano creduto in altre capacità. Questo paese ha più bisogno di competenze e gente infaticabile che sia presente e si dia da fare, magari anche soffrendo per gli insuccessi, ma che almeno metta cuore, capacità e lavoro sul campo e non nelle solite litanie mass mediatiche. Si è abbastanza stufi di una comunicazione pomposa nella quale vengono esaltati numeri di mezzi e forze schierate che comunque sarebbe meglio tacere tanto evidenti sono i risultati negativi di questa emergenza. Appropriarsi poi di meriti conseguiti da altri direi che è proprio sintomatico della pochezza ed incapacità amministrativa in cui, sfortunatamente, si è incappati in quel centro.


Tornando alla situazione dell’incendio, dopo oltre 10 giorni, sono alcune migliaia gli ettari di bosco del Parco andati in fumo. Sembra trattarsi di un problema di auto replicazione come di un drago a più teste che, nelle favole, si rigenera non appena viene decapitato. È quello che accade quando alla sera, l’attività di Canadair ed elicotteri deve essere sospesa, il mostro si riorganizza per tornare alla massima virulenza per attaccare, nella notte, altri ettari di pregiata vegetazione dopo aver approfittato della latitanza iniziale dimostrata con spiegamento di mezzi, uomini, e soprattutto piani a dir poco carenti. Illuminante il pensiero diffuso tra molti che dopo aver visto all’opera ieri a Bagnaturo, Vigili del fuoco, Volontari, Polizia, Protezione Civile ed Esercito, con Canadair ed elicotteri all’opera, ritengono che se fossero stati impiegati solo una piccola rappresentanza dei mezzi aerei adesso attivi e se avessero potuto completare il lavoro adesso racconteremmo altro. L’interruzione dei lanci, infatti, per dirottare i mezzi altrove, ha lasciato il senso dello spreco. Forse si trattava di lanci elemosinati per ragioni politiche.

Certo è che l’azione dei piromani è stata di gran virulenza, sono stati trovati inneschi ed il procuratore Bellelli ha rilasciato dichiarazioni precise che riportano in un unico fascicolo poco meno di una decina di inchieste. E questo prima ancora che esplodesse il nuovo caso a Secinaro con la popolazione direttamente minacciata dalle fiamme. Nella considerazione popolare poi, si drammatizza probabilmente troppo, non può essere all’opera nella Valle Peligna e nel versante pescarese di quelle montagne, un numero così elevato di piromani; per questo si attende quanto Bellelli ha promesso: consegnare i responsabili alla giustizia. Bisognerà considerare comunque che a Prezza, sul fronte opposto al Morrone, l’incendio è partito da un bus carico di spettatori di trasmissioni televisive andato a fuoco, mentre su Raiano si ha qualche indizio in più sull’azione perpetrata.
Va detto che i rappresentanti della politica ed i professionisti investiti da ruoli attinenti, diano l’impressione che, dimentichi delle loro negligenze – la videosorveglianza che non funziona; la decisione di limitare l’expertise del corpo Forestale dividendone i compiti; i piani mai approntati e l’impreparazione anche a predisporli – abbiano puntato semplicemente il dito contro criminali. Non basta, perché bloccare gli incendi è una questione di mezzi, organizzazione, know-how e prevenzione. Infatti andava previsto, come descritto in letteratura, lo spotting fire [1], la possibilità cioè che, con la complicità del vento, nell’esplosione di un albero resinoso ad alto fusto che si incendia, parti di corteccia e rami ardenti possano essere trasferiti a parecchie centinaia di metri di distanza e dare, all’apparenza, concretizzazione ad altre attività dei piromani in questo caso però inesistenti.
Probabilmente si scoprirà anche che qualche disegno criminoso più complesso ci sia alla base, forse basterà seguire la linea dei soldi in gioco, poi alcune spiegazioni di innesco causate dallo spotting fire serviranno a chiarire il resto.
Sul fronte regionale, il governatore, promette che il rimboschimento ristabilirà la giusta fisionomia al Parco; già da una riunione di metà Settembre dovrebbe iniziare a predisporsi il da farsi, completandolo anche con una valutazione economica che comunque non sarà inferiore a qualche centinaio di migliaia di euro.

Dalla vicenda comunque un popolo di volontari, uno di loro è ricoverato in ospedale, scrive pagine di servizio civile dal quale prendere esempio: mamme, professionisti, impiegati, commessi, studenti, pellegrini, senza colori di appartenenza partitica, insieme alla sindaca. Alcuni volontari dall’opera davvero preziosa per essere anche abituati all’uso di strumenti difficili come le motoseghe hanno messo a disposizione quello di cui sono capaci per difendere le loro montagne.
Intanto, in queste ore, in accordo con il DOS ( direttori operatori di spegnimento) l’energica e giovane sindaca sta facendo predisporre una seconda linea tagliafuoco a ridosso del territorio di Roccacasale. Una nuova barriera al fuoco nel caso non si riuscisse ad arrestarlo prima. Mentre in alcuni comuni della valle e del circondario sono state predisposte ronde notturne per vigilare ed eventualmente dissuadere azioni di delinquenti.
Emidio Maria Di Loreto
[1] Analisi dello Spotting Fire Luca Manselli Agosto 2013 https://t.co/iuv2RB5qSS
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