
Per i rifugiati e per i migranti non c’è pace. Un’altra pessima notizia arriva dall’Australia. Nemmeno dall’altra parte del globo riescono a giungere, ai governanti di Camberra, l’eco delle parole del Papa Francesco che continua a esortare all’accoglienza evitando di rimanere intrappolati “nella globalizzazione dell’indifferenza“.
Australia. Sidney, Opera House. Agosto 2010. Foto Gaetano Vaccaro
Il nuovo premier Tony Abbott, uscito vincente dalle elezioni dello scorso 7 settembre, si prepara a mettere in atto un pesante inasprimento delle misure, già eccezionali del precedente governo laburista, per il respingimento dei barconi sovraccarichi di migranti. Quando si dice già eccezionali bisogna ricordare che è l’unica nazione al mondo dove dal 1992 varata durante un governo laburista esiste una legge che impone la detenzione per gli immigrati irregolari. I richiedenti asilo vengono deportati nei centri di detenzione sulle Christmas Island, Manus Island e le isole Nauru.
Oltre a ciò è previsto il rimorchio immediato in Indonesia di tutte le imbarcazione che verranno fermate e che provengono da quel paese. Il premier sta preparando una visita in Indonesia, il paese di transito più vicino all’Australia per chi fugge dal Medio Oriente e dall’Asia meridionale, per chiedere ai suoi interlocutori un aumento ed un irrigidimento dei controlli sui migranti. Non è detto che ci riesca viste le perplessità di Jakarta.
La politica di contrasto all’immigrazione è stata una componente fondamentale nella campagna elettorale dei due partiti maggiori, che si sono rincorsi nell’adottare soluzioni forti, visto che i richiedenti asilo e i migranti costituiscono un vera e propria emergenza per un’ampia fetta degli stessi australiani.
L’emergenza di cui si parla è, nel 2013, di 18 mila arrivi che però secondo uno studio voluto dal parlamento australiano non è così grave. Infatti nel rapporto si legge che «il ministero dell’Immigrazione ha riconosciuto come il fenomeno sia di piccole proporzioni in rapporto a quello che affrontano i Paesi europei e altre nazioni del mondo» [1].
Australia. Sidney, monorotaia. Agosto 2010. Foto Gaetano Vaccaro
Le elezioni si diceva sono state vinte da cinquantacinquenne, maniaco del fitness, bagnino e vigile del fuoco volontario, Tony Abbott leader della coalizione dei liberali con un ampio margine che consentirà di avere uno scarto di una trentina di parlamentari. Alla competizione hanno partecipato altri cinquanta partiti con la novità del Wikileaks Party di Julian Assange che dopo i primi sondaggi molto favorevoli ha finito con un deludente 1,2% circa probabilmente dovuto all’abbandono di leader e seguaci del gruppo dopo l’accordo con l’estrema destra.
Fa notizia, dopo quanto abbiamo detto, l’elezione in Parlamento tra i laburisti di Nova Peris la prima donna di origine aborigena.
Australia. Ayers Rock. Agosto 2010. Foto Gaetano Rock
I laburisti hanno scontato una lunga stagione di litigi che ha portato alla sostituzione della premier Julia Gillard con Kevin Rudd alla fine del giugno scorso. Oltre la rincorsa a destra sul tema dei respingimenti il Labour è stato incapace di sottolineare i buoni risultati raggiunti in economia visto quanto accade nel resto del mondo. L’Australia nel 2013 dovrebbe veder crescere il Pil del 2,5%, con una disoccupazione sotto il 6% e con un deficit molto limitato nonostante le accuse della controparte sull’aumento della spesa pubblica. ,
Il nuovo premier ha infatti detto in più di un’occasione che avrebbe ridotto il bilancio statale tagliando molte spese a cominciare da quelle per gli aiuti allo sviluppo fondamentali per molte popolazioni delle isole del Pacifico interessate da molti fenomeni naturali derivanti dalla mutazione climatica.
Il governo che si è insediato il 18 settembre è anche intenzionato a cancellare la carbon tax e tutte le norme che si pensa riducano la forza competitiva delle aziende compensando i provvedimenti con il sostegno alle aziende meno inquinanti e con l’aumento di 20 milioni di alberi sul territorio nazionale. Se si escludono le tremila società più grandi le altre dovrebbero beneficiare di un taglio dell’1,5% sulle tasse.
Forse per accaparrarsi l’elettorato femminile e per rispondere all’accusa di “misogino” (l’unica donna del suo governo è la ministra degli Esteri Julie Bishop , Abbott ha promesso una consistente indennità di maternità (fino a 75.000 dollari australiani) per un congedo di sei mesi al fine di migliorare la qualità della vita della donna.
Pasquale Esposito
[1] Cfr. in Guido Mariani, “Migranti, i viaggi della speranza nell’altro emisfero”, www.lettera43.it, 22 Agosto 2013
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