
Il presidente Conte in una delle ultime dichiarazioni si raccomandato di portare avanti l’attività dello “Sblocca-cantieri” dove i 400 emendamenti anche dei partiti di governo, mettono a rischio l’approvazione alla Camera; «faccio un appello in questo decreto c’è tanto lavoro ci sono le norme sui terremotati mi raccomando mi raccomando».
Qualche apertura c’è stata con una telefonata tra Salvini e Di Maio, proprio sul tema dei cantieri da mandare avanti. Dopo vari tira e molla tra Lega e M5S si è giunti ad un compromesso sul Codice degli appalti attraverso un parziale alle norme.
Niente di nuovo, il litigio andrà avanti perché i programmi sono diversi, le ambizioni contrastanti e soprattutto perché le elezioni europee hanno fatto saltare il banco. Hanno mostrato tutte le difficoltà e incapacità della leadership grillina a tener testa a quella leghista molto più avvezza allo scontro e molto più scaltra nello scegliere dove e quando confrontarsi con l’alleato/nemico.
Questo senza voler dire dei contenuti dell’attività dell’esecutivo, tutta sicurezza e lotta alle minoranze di fatto considerate eversive.
Della sua trasparenza rispetto agli attori principali e dello scontro tra M5S e Lega e tra i vari ministri, il Presidente del Consiglio un po’ deve essersi stufato perché nel corso della conferenza stampa di ieri ha paventato in maniera esplicita dimissioni dicendo: «Non mi presterò a vivacchiare o a galleggiare […] Se non ci sono le condizioni per andare avanti, rimetterò il mandato nelle mani del presidente della Repubblica». Non ha voglia di esser dentro una «campagna elettorale permanente», con un uso improprio dei social.
Secondo Marco Galluzzo sul Corriere «è chiaro, anche se non lo cita, che il messaggio è più diretto a Salvini che a Di Maio, più al vincitore che allo sconfitto. È il primo a dover dire se ha davvero voglia, e come, di andare avanti. […] Occorre «leale collaborazione fra alleati e fra membri del governo», significa informazione, trasparenza, ogni ministro concentrato sulle materie che gli competono senza prevaricare ambiti e deleghe altrui, rispettando la grammatica istituzionale e non lanciando segnali ambigui sui giornali, o ancora cedendo «a provocazioni» [1].
Il passaggio sulla TAV è stato sicuramente invece una chiusura nei confronti del M5S; «Ho detto che la Tav oggi così com’è non la farei. Non la trovo conveniente ma mi ritrovo in fase di attuazione del percorso e o trovo un’intesa con la Francia e la Commissione europea o il percorso è bello e segnato». Come dire che ha le mani legate.
Su Repubblica, Tiziana Testa ha chiuso la sua analisi chiarendo che «per tutta la conferenza stampa Conte ha provato ad accreditare l’immagine di se stesso come premier super partes: “Non ho mai giurato fedeltà né mi è stata chiesta alcuna attestazione di fedeltà dal Movimento Cinque Stelle”, ha detto. “Ho interpretato che fosse un movimento sano – ha aggiunto – ma non mi sono mai iscritto, sono un indipendente”. Poi da premier, “legittimamente possono attribuirmi una targa, ma io sono a posto con la mia coscienza”. Anzi, come premier “ci sono stati momenti in cui esponenti 5 stelle sono rimasti dispiaciuti per tante decisioni che ho preso”» [2].
Il Premier ha ricordato la necessità di tenere i conti in ordine quando si mettono in campo provvedimenti. Infatti sulla flat tax ha detto: «Ragiono di una più complessiva e organica riforma del fisco perché la rimodulazione delle aliquote deve inserirsi in un percorso più complessivo, perseguendo una giustizia tributaria più efficiente, su cui lavoro con il ministro Bonafede. Lavoreremo senz’altro alla flat tax ma c’è una riforma organica del fisco di cui il Paese ha bisogno, che attende da anni».
A proposito di conti in ordine ha ricordato la tensione determinata dalla lettera di risposta a Bruxelles e che «leale collaborazione vuol dire che se il ministro dell’Economia e il presidente del consiglio dialogano con l’Ue per evitare una procedura d’infrazione che ci farebbe molto male, le forze politiche non intervengono ad alterare quel dialogo riducendo quella trattativa a terreno di provocazione».
Ma alla fine non ha dato una data di scadenza o un ultimatum vero. Forse Conte più che a lavorare per il Governo con il suo fare camaleontico sta lavorando per se stesso. Fatte le elezioni potrebbe essere l’uomo giusto su qualche poltrona che non ha bisogno di decidere o se ce l’ha, il suo elettore potrebbe dirgli cosa fare.
Pasquale Esposito
[1] Marco Galluzzo, “La conferenza stampa di Conte: un messaggio più a Salvini che a Di Maio”, https://www.corriere.it/politica/19_giugno_03/conferenza-stampa-conte-messaggio-piu-salvini-che-di-maio-d7cad990-8622-11e9-a409-fe3481384c64.shtml, 3 giugno 2019
[2] Tiziana Testa, “Governo, Conte: Basta provocazioni o mi dimetto. Regole Ue vanno rispettate”, https://www.repubblica.it/politica/2019/06/03/news/giuseppe_conte_premier_palazzo_chigi_discorso_conferenza_stampa_governo_lega_m5s_matteo_salvini_luigi_di_maio-227881171/, 3 giugno 2019
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