
Il 16 marzo 2019, presso il Museo Eroli di Narni in Umbria, si apre la mostra La generazione che rivoluzionò le menti, mostra storico-documentaria sulla rivoluzione francese, curata dalla ricercatrice narnese Stefania Di Pasquale, esperta del Secolo dei Lumi.

Lungo il percorso espositivo sarà possibile imbattersi in alcuni manifesti originali affissi nelle strade di Parigi all'epoca della Rivoluzione, un manoscritto originale del rivoluzionario, medico e giornalista Jean-Paul Marat e una delle sue otto maschere mortuarie.
Tanti altri documenti, oggetti e libri per restituire l'atmosfera e la cultura dell'epoca: copie degli atti del Tribunale rivoluzionario (Copia della condanna a morte della regina Maria Antonietta e dei girondini); riproduzioni di medicinali del Settecento; abiti settecenteschi; due esemplari degli assegnati; opere politiche di Jean-Paul Marat e copie degli scritti di Robespierre e Saint-Just; quadri dedicati alle donne e ai loro diritti durante la Rivoluzione; e tanti libri e testi come il trattato di Lepeletier sull'abolizione della tortura e della pena di morte, altri che riguardano il Tribunale rivoluzionario e le sue sentenze, sul Comitato di Salute Pubblica.
La mostra resterà aperta fino al 26 luglio con una lunga serie d'incontri, dibattiti, presentazioni di libri sempre legati al tema dell'esposizione.
Di questa iniziativa abbiamo parlato con la curatrice.
Com'è nata l'idea di questa mostra e chi sono i soggetti coinvolti nella sua realizzazione?
L'idea è nata grazie alla mia grande collezione di oggetti che riguardano la Rivoluzione francese; diciamo che ci sono alcune chicche che saranno in mostra e che sono davvero una rarità.
Per quanto riguarda le persone coinvolte, oltre a me, c'è il gruppo di ricerca storica Polenordgroup Bruxelles, con il quale collaboro da tanti anni e che è presieduto dalla grande ricercatrice storica ed esperta della figura di Marat, Charlotte Goëtz-Nothomb.
Se oggi ho la possibilità di fare questa mostra, è proprio grazie a lei.
Quali sono, a suo parere, i punti di forza di questa esposizione?
Per quanto riguarda gli oggetti esposti, senza dubbio, uno dei pezzi più rilevanti è la maschera mortuaria del famoso uomo di scienza, rivoluzionario e giornalista Jean-Paul Marat.
La sua amata compagna e collaboratrice Simonne Evrard, detta Madame Marat, appena dopo l'assassinio, fece fare otto maschere mortuarie destinate ai fratelli e sorelle del caro defunto, e la maschera che oggi è in mio possesso apparteneva a Jean-Pierre Marat, fratello minore dell'Amico del Popolo.
Poi altri punti di forza sono sicuramente alcuni manoscritti dedicati alle donne che sono state protagoniste nell'avanzata dei nostri diritti e, soprattutto, il pubblico scoprirà il vero volto di questi uomini e donne morti per la causa della libertà.
Queste persone purtroppo sono state infangate dalla propaganda e dalle leggende messe in circolazione dai Termidoriani e dai monarchici; questi ultimi, appena terminato il Congresso di Vienna nel 1815, diedero vita alla terribile opera della Restaurazione, cercando di distruggere il passato, le idee e i loro fautori; per fortuna non riuscirono del tutto in quest'opera perché oramai le menti degli uomini erano cambiate e avevano compreso che ogni cittadino era uguale all'altro e che la vita di tutti era importante, non solo quella dei chierici o dei nobili.
Che cosa spera si possa cogliere attraverso il percorso di visita e i tanti eventi connessi alla mostra stessa?
Spero che il pubblico si appassioni a questo periodo storico molto intricato, complesso e anche molto bello. Vorrei che le persone capissero quanto amore avevano da dare al prossimo i protagonisti di quegli eventi e che alcune di queste persone sono morte non solo per il popolo francese, ma per tutta l'umanità.
Come diceva anche lo stesso Robespierre: “Noi oggi non combattiamo solo per i francesi, ma combattiamo per l'umanità intera“.
Spero, quindi, davvero che il pubblico esca dalla mostra con entusiasmo e che venga la voglia di tuffarsi nel mondo della Rivoluzione francese.
Gli elementi esposti e i temi trattate negli incontri che fanno da cornice alla mostra cercano di restituire la ricchezza di una cultura che ha posto in discussione ogni aspetto della vita. Quali elementi resistono, secondo lei, alla prova del tempo?
Senza dubbio i principi della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino, che hanno fatto da base alla nascita delle Costituzioni moderne, compresa quella italiana.
Ma anche il famoso motto “Libertà, Uguaglianza e Fraternità“; esso è il riassunto perfetto della volontà di vivere in maniera civile e, quindi, con un grande NO al razzismo, NO alle ingiustizie e un SI' alla libertà di opinione e di libero culto.
Come spiegherebbe il titolo dell'iniziativa per i nostri lettori?
Il titolo: “La generazione che rivoluzionò le menti” è stato scelto perché la generazione che nel 1789 ebbe il coraggio di fare una rivoluzione e di lottare con tutte le proprie forze per l'affermazione dei propri diritti e doveri, ha cambiato i destini e le menti dell'umanità per sempre.
Antonio Fresa
Per saperne di più
www.sistemamuseo.it
www.turismonarni.it
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