
Ci sono luoghi mitici nella geografia della musica rock. Città intere come Londra, New York, San Francisco, Seattle e, all'interno delle città stesse, cimiteri, locali, studi di registrazione, strade e perfinostrisce pedonali immortalate nelle canzoni ed entrate nell'immaginario collettivo tanto che iniziano a uscire in libreria guide ai luoghi storici del rock come “Floydspotting. Guida alla geografia dei Pink Floyd”.
Ognuno ha i propri percorsi immaginari e può progettare viaggi sulle orme dei propri eroi. E se Parigi è il Père-Lachaise e la tomba una volta mutevole nel tempo di Jim Morrison, Tamworth-in-Arden è il rifugio dal dolore di Nick Drake, Amsterdam il Paradiso di Melkweg, Berlino è gli Hansa Tonstudios – una volta Hansa By The Wall Studios – resi memorabili dalla trilogia berlinese di David Bowie.
Berlino, 2011. Il citofono degli Hansa Studios. Foto Mario Barricella
Si può anche dimenticare che vi abbiano inciso grandi dischi gli U2, i Depeche Mode, Nick Cave; la mente corre sempre al Duca Bianco che guarda ad est, affacciato alle finestre degli studi e getta le basi per un salto incredibile nella musica del futuro. Con la collaborazione di Brian Eno, Tony Visconti (che registra una batteria che influenzerà la new wave a venire), Iggy Pop, Robert Fripp, un ispiratissimo Bowie si cala nel clima e nel rigore della Germania degli anni settanta, dopo la dissoluta e nevrotica parentesi americana.
Berlino, 2011. La facciata del Meistersaal. Foto Mario Barricella
Fa sua la lezione krautrock di Neu, Kraftwerk, la Dusseldorf, esaspera il romanticismo tragico di una città divisa in due e sforna tre dischi che graffiano il cuore, dove al meccanicismo tecnologico dei sintetizzatori viene introdotto un cuore pulsante e grondante passioni. L'apparente schizofrenia fra i severi momenti sperimentali alternati a quelli più ritmici, arricchiti da suggestioni multietniche sono esattamente i due volti di Berlino, l'est delle unità abitative e dell'architettura razionalistica sovietica e l‘ebbrezza di libertà dell'ovest, sempre in bilico sull'orlo del precipizio. Nessuna musica, forse, è così inscindibile dal contesto in cui è stata creata.
Berlino, 2011. Gli occhi verso l'est. Foto Mario Barricella
Tornare oggi su quelle tracce, può riservare qualche sorpresa. Gli studi sono sempre lì, in un austero palazzo, la Meistersaal, al 38 di Kothener Strasse, non lontano da Postdamer Platz. Al piano terra c'è un ristorante italiano e al di là della strada, dove un tempo si ergeva il muro, c'è una schiera di palazzi che occlude quell'orizzonte mitico…ma ascoltare Heroes lì davanti, un sabato mattino di sole freddo invernale, può ancora far sgorgare una lacrima.
Mario Barricella
Bibliografia
Thomas Jerome Seabrook, “Bowie. la trilogia berlinese”, Arcana 2009
Alfredo Marziano – Mark Worden – Riccardo Bertoncelli, “Floydspotting. Guida alla geografia dei Pink Floyd”, Giunti 2008
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