In gelateria

foto Maria Grazia Galatà
history 3 minuti di lettura

Ci squadrammo per qualche secondo e comprendemmo di essere alternativi. Il suo abbigliamento, il suo telefonino e il suo atteggiamento lasciavano intendere un eccesso di tracotanza e di boria.

Sembrava convinto che il suo stare al mondo potesse essere il migliore.

E allora io che cosa ero? Che aveva da guardarmi lasciando intendere che ovviamente la cameriera avrebbe dovuto servire prima lui piuttosto che uno insignificante come me?

Volete saperla tutta? Fu proprio la sua indifferenza a farmi esagerare: non mi temeva, non mi vedeva, pensava di essere il solo e unico lì, davanti al bancone di quell’immensa gelateria incredibilmente vuota.

Il caso o il destino avevano voluto che entrassimo nello stesso istante dalle due porte disposte ad angolo.

In fondo anche il progettista doveva avere la sua colpa: non aveva previsto un’evenienza del genere, due clienti che entrano uno dalla porta di destra e uno dalla porta di sinistra in simultanea.

L’avrei giocata in altre occasioni grazie all’educazione che avevo ricevuto e avrei ceduto il passo come un atto di magnanimità dall’alto della mia signorilità.

Il suo atteggiamento non lo permise perché il suo corpo comunicava alla scena la sua totale assenza di buone maniere. Eppure, dico io, hanno inventato l’educazione proprio per farci convivere. Non voglio lasciarvi intendere che realizzai tutti questi pensieri in un unico istante. Molte cose mi si sono chiarite dopo, nel tempo della riflessione e dell’analisi delle cose.

L’uomo andò spedito, convinto del suo primato e del suo prestigio. Intravidi con la coda dell’occhio l’estintore che, invece di essere appeso alla parete in corrispondenza della targhetta, era poggiato a terra. Forse una dimenticanza; a me parve un’istigazione. Mentre il tizio si protendeva verso la gelataia, alzai l’estintore come una clava e lo colpii la prima volta; l’uomo barcollò e al secondo colpo cadde con tutto il peso del corpo nella vetrina della gelateria.

Ovviamente il suo telefonino, tenuto in maniera così ostentata in bella vista, volò con una plastica traiettoria a conficcarsi in un placido mare di pistacchio. Atterrò incontrando una dolcezza che il suo proprietario non gli aveva mai donato e, quasi a compiacersi, prese a squillare con un’assurda suoneria. Un degno finale per una giornata complicata.

Il racconto è tratto da
Antonio Fresa
Delitti esemplari nel Bel Paese
L’Erudita, 2016
pagg. 124
€ 13,00

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