
In Iraq si continua a manifestare consecutivamente da tredici giorni. E si continua a morire con la polizia che spara a Baghdad e a Bassora uccidendo undici persone. Dal primo ottobre sono morte 270 persone e migliaia i feriti. Sono morti che non fanno notizia in Occidente. Il petrolio continua a uscire dalle raffinerie e ad arrivare sui mercati. La preoccupazione all’interno e all’esterno sono solo gli approvvigionamenti e le perdite dovute a blocchi e proteste.
Nella repressione c’è sicuramente il supporto degli uomini di Teheran che hanno più di un piede in Iraq. Quello che resta è che una nazione con una produzione energetica di primaria rilevanza non ha politici in grado di mettere in campo misure per condividere con la sua popolazione la ricchezza.
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