
In India la protesta degli agricoltori va avanti da mesi e dopo quelli dello stato del Punjab si sono aggiunti quelli di altri stati che li ha portati a marciare verso la capitale federale, Nuova Dehli.
A settembre la maggioranza del premier Narendra Modi faceva approvare una riforma con le nuove leggi agricole (Farmers' Produce Trade and Commerce Promotion and Facilitation) che i sindacati degli agricoltori, come buona parte dell'opposizione, hanno contestato perché metterebbero gli agricoltori sotto ricatto delle grandi imprese commerciali. Mentre centinaia di migliaia di agricoltori, secondo India Today, si avvicinavano a Nuova Dehli, il 26 Novembre scorso oltre 200 milioni di agricoltori, secondo i sindacati, partecipavano allo sciopero generale.
Ci sono stati molti blocchi stradali a cui sono seguiti molti arresti. Gli agricoltori, durante lo sciopero, hanno visto il sostegno e la partecipazione di altre categorie come commercianti e trasportatori soprattutto nell'India settentrionale.
È di oggi la notizia che sette membri del Congresso americano hanno ufficialmente indirizzato una lettera al Segretario di Stato dove, pur rispettando l'autonomia del governo indiano e le sue leggi, scrivono che «siamo costretti a contattarvi dopo aver visto sulla stampa internazionale che i manifestanti del Punjab, che stavano marciando pacificamente verso Dehli, sono stati brutalmente sottoposti ad attacchi con cannoni ad acqua barricate di filo spinato e gas lacrimogeni da parte del personale della sicurezza indiano» [1].
La riforma secondo il governo allenterebbe «le restrizioni sull'acquisto e la vendita di prodotti, rimuovono i vincoli sulle scorte e permettono il lavoro a contratto sulla base di accordi scritti. Il governo punta a creare “un ecosistema in cui agricoltori e commercianti abbiano la libertà di scelta”» [2]. Un ecosistema che vede anche facilitazioni per la creazione di piattaforme digitali di commercio agricolo.
In India fino alla riforma di settembre «i contadini potevano vendere solo ai mercati generali territoriali attraverso degli intermediari commerciali che, successivamente, trattavano con le catene di distribuzione statali o private. Il tutto all'interno di un mercato calmierato dal governo, che garantiva ai contadini un prezzo minimo di vendita. Con le liberalizzazioni di settembre, i contadini possono direttamente trattare con compratori statali e privati, senza più vincoli territoriali e senza affidarsi a intermediari. […] i braccianti temono di perdere ogni tutela economica e di finire nelle grinfie della grande distribuzione, costretti a sottoscrivere contratti pieni di cavilli a loro incomprensibili» [3].
Le leggi nonostante le proteste non sono state cancellate e sono stati infruttuosi tutta la serie di colloqui tra sindacati e governo. Gli agricoltori vogliono l'abolizione della riforma prima di ogni cosa e questo anche se una parte di essi non è soddisfatto per esempio del sistema che regola i mandis (mercati agricoli) [4].
La mancanza di fiducia è dovuta anche alle promesse fatte e disattese da Modi ai contadini, suoi grandi elettori, nelle due campagne elettorali.
Più di un esponente di governo, Modi incluso, continua a dire che il prezzo minimo di sostegno (MSP) per gli agricoltori continuerà ad esserci e che la riforma sta già apportando vantaggi in altre aree dell'India. Altri esponenti del Governo come il ministro degli Interni Amit Shah hanno anche rassicurato che non scompariranno i mandis regolati dall'Agricultural Produce Marketing Committee Act (APMC).
Inoltre sono sempre più frequenti le accuse alle opposizioni che starebbero sfruttando la protesta per fini politici ed elettoralistici comparendo continuamente sui media.
Rajnath Singh, ministro dell'Unione ed esponete di primo piano del partito del premier (BJP) ha lanciato un appello agli agricoltori affinché accettino le tre nuove leggi agricole come un “esperimento” per un anno o due e, se non dovessero produrre benefici, il governo farà tutti gli emendamenti necessari [5].
Il governo continua ad invitare al dialogo, ma non avrà vita facile se una moltitudine di agricoltori, sostenuti da altri cittadini, continuano a sfidare i disagi, il freddo di questi tempi e le forze dell'ordine da mesi.
Pasquale Esposito
[1] Yudhvir Rana, “Seven US Congressmen write to Mike Pompeo to intervene in farmers protest in India”, https://timesofindia.indiatimes.com/india/seven-us-congressmen-write-to-mike-pompeo-to-intervene-in-farmers-protest-in-india/articleshow/79955732.cms, 25 dicembre 2020
[2] Jayati Ghosh, “Gli agricoltori indiani in rivolta contro le riforme volute da Modi”, 18 dicembre 2020, traduzione di Bruna Tortorella, https://www.internazionale.it/opinione/jayati-ghosh/2020/12/18/india-agricoltori-rivolta
[3] Matteo Miavaldi, “India, sciopero in solidarietà con la protesta dei contadini”, https://ilmanifesto.it/india-sciopero-in-solidarieta-con-la-protesta-dei-contadini/, 9 dicembre 2020
[4] Sthanu R Nair e Reddy Sai Shiva Jayanth, “How farmers view the existing Mandi system”, https://www.newindianexpress.com/opinions/2020/dec/12/how-farmers-view-the-existing-mandi-system-2235123.html, 12 dicembre 2020
[5] “Try new farm laws for a year or two, amendments will be made if not found beneficial: Rajnath to farmers”, https://indianexpress.com/article/india/try-new-farm-laws-for-a-year-or-two-amendments-will-be-made-if-not-found-beneficial-rajnath-to-farmers-7120056/, 25 dicembre 2020
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