
Sapere audere. Questo è la prima cosa che mi è venuta in mente assistendo allo spettacolo di apertura di Tendenza Clown che CLAPS Spettacolo dal vivo ha portato al teatro Parenti. Sapere audere è stato il primo pensiero che mi è venuto in mente, ed è stato anche quello che mi ha accompagnato durante tutto il festival internazionale di circo contemporaneo, Tendenza Clown.
Arte effimera e struggente, fragile, quella del circo, ma che ricchezza, quanta intelligenza, creatività e dedizione per creare ogni singolo spettacolo.
In apertura abbiamo ammirato la Compagnia Full House nello spettacolo Alta Cultura, con Gaby Schmitz e Henry Camus, moglie e marito sulla scena e nella vita, che ci hanno convinto, avvinto, affascinato con il loro intrecciare caos e rigore, con i loro caratteri opposti. Ma accidenti che maestria musicale, che ironia e capacità di rompere gli schemi. Accidenti, che perfetta padronanza della loro disciplina mix di acrobatica e giocoleria. Il tutto intessuto da fine ironia.
Ci siamo fermati anche ad assistere allo spettacolo successivo, The Crazy Mozarts.
In scena la compagnia Mundo Costrini con Santiago Blomberg e Sebastian Guz. Anche con loro il divertimento è stato continuo, grazie alla capacità di creare atmosfere surreali, irriverenti, suonare pezzi musicali con raro virtuosismo usando superfici improbabili e ancora più improbabili palline. Dei Deep Purple così non avrete mai la possibilità di ascoltarli se non seguendo questo impareggiabile duo argentino-francese. Anche qui la maestria musicale è stata di casa per un festival che ha uno dei suoi fili conduttori nel tentativo di mostrare e valorizzare l'uso che l'arte circense può fare e fa della musica. Divertente, inatteso il loro Mozart, eseguito al piano con finti nani e corpi disarticolati. Inattese e suggestive le invenzioni che accompagnano un concerto che non smette di sorprenderci con fantasia e situazioni improbabili.

Siamo tornati a casa dalla prima serata con un ricco bottino di immagini e sensazioni, plaudendo al circuito CLAPS che in collaborazione con l'Istituto Catalano Ramon Llull e con l'Institut Français, è riuscito a mettere in piedi dopo mesi di lockdown un rito di purificazione da una quarantena che ci aveva fiaccati.
Detto in confidenza ci siamo svegliati durante la notte sazi di immagini. Ritrovandoci a sorridere perché avevamo ancora negli occhi gli spettacoli della sera precedente.
Il giorno dopo non è stato da meno.
A fare da apripista alla nostra voglia di circo abbiamo trovato il catalano Jordi Bertran e le sue marionette. Lo spettacolo dal titolo Antologia è partito lentamente con un clown scorreggione, seguito da un fachiro pasticcione, e poi Louis Armstrong, ma il botto c'è stato con il poetico e struggente facitore di bolle di sapone, personaggio delicato e romantico, seguito dall'esplosivo scheletro che danza attorno al mondo accompagnato dalla musica rutilante degli AC-DC. Jordi Bertran è stato perfetto, un autentico maestro della sua arte per la perizia, la perfezione, la cura con cui muoveva le sue marionette. Creando effetti speciali inattesi che davvero suscitavano in un pubblico assorto sospiri di meraviglia. Jordi Bertran, che è considerato uno dei vertici del teatro di figura catalano, ci ha portati nel suo mondo, rendendo con armonia e sicurezza i minimi movimenti e le minime emozioni dei personaggi di cui tirava le fila, e non solo metaforicamente.
Alla nostra domanda su quanto tempo ci abbia messo a creare lo spettacolo ci ha risposto seraficamente che gli sono voluti dieci anni. Aggiungendo una marionetta alla volta, un frammento dopo l'altro, oggetti, e fondali, il tutto costruito da lui.

Tra il primo e il secondo spettacolo ci siamo presi una pausa, avendo modo di scambiare qualche battuta con la direttrice artistica del festival Luisa Cuttini, che ci ha spiegato come è avvenuta la scelta delle compagnie che sono state invitate, e che ci hanno impressionato per l'alta qualità della proposta.
La scrematura è avvenuta girando per i festival internazionali, alla ricerca del meglio, non affidandosi ad agenzie, ma visionando in prima persona ogni spettacolo.
Beh. Possiamo dire che risultato si vede.
A seguire abbiamo trovato i mondi musicali di Matteo Galbusera con il suo spettacolo Maicol Gatto, che ci ha introdotti in un susseguirsi di cacofonie perfettamente orchestrate che hanno strappato il sorriso in più di un'occasione. Galbusera ci ha presentato un insieme surreale dove il suo personaggio sembra confondersi e fondersi con sintetizzatori, strumenti musicali, luci e rumori, per uno spettacolo in cui umano e non umano sembravano fondersi e confondersi.

Siamo stati assolutamente affascinati dalle proposte e dalla ricchezza che CLAPS ha messo insieme per la terza edizione del Festival Tendenza Clown. Qualità e ricchezza che hanno portato Claps a essere riconosciuto e sostenuto dal MiBACT come Circuito Multidisciplinare Regionale, per programmare spettacoli di teatro, danza, circo contemporaneo e musica.
Al sabato abbiamo assistito allo spettacolo Tutti Frutti della compagnia LPM di e con Lucas Castelo Branco, Andres Torres Diaz, Johannes Bauhofer et Juan Duarte Mateos. Spettacolo osannato dalla critica e amato dai bambini quello di Tutti frutti. Ma che ci ha lasciato abbastanza freddi se non per alcuni aspetti. Intrigante l'invocazione iniziale, in cui è stato coinvolto il pubblico intero, a un demenziale Gran Tutti Frutti divinità trascendente e onnipotente. Interessante l'ironica contestazione a mondi guerrafondai e violenti. Ad ogni modo ci è risultato difficile sintonizzarci con la poetica della compagnia LPM. Questa compagnia come ci ha illustrato prima Luisa Cuttini e poi Mario Gumia, allievo di Marcel Marceau e direttore organizzativo di Claps, destruttura il linguaggio circense classico e si fa portatrice di nuovi codici espressivi, avendo dalla sua una padronanza dell'arte circense di altissimo livello.

Nella stessa serata abbiamo assitito a Popbins, concerto assurdo, illogico e folle della compagnia tutta italiana Jashgawronsky Brothers di Diego Carli. Quanto talento per raggiungere quella follia in cui quattro concertisti riescono a passare dal melodico al folk, dal classico al rock con la stessa perizia, allegria e colore. Divertendoci e divertendosi sul palco con strumenti che non ci aspetteremo di trovare, un'asse del cesso diventa una chitarra elettrica, una bottiglia di bibita gasata diventa sottofondo musicale. Fanno musica anche la carta dei giornali, i cucchiai, i pavimenti, i secchi di plastica, una grattugia per il pane e tanto altro ancora. A contribuire all'effetto straniante la decisione del gruppo di presentarsi come un Ensemble armeno. Per un concerto tutto da vedere ed ascoltare, per un trionfo di luci e suoni e musica gestito con assoluto piacere. Dove l'ottima musica è continuamente condita con gags e trovate che strappano applausi convinti.
Avremmo potuto fermarci a sabato, ma presi da un incontenibile desiderio di bellezza e di risate a pancia piena siamo tornati anche domenica. Ad aspettarci in prima serata ai Bagni Misteriosi del Parenti abbiamo trovato Pau Bachero e Mon Joan Tiquat e il loro Water Falls. Sembrava uno spettacolo costruito apposta per la piscina dei Bagni misteriosi, dove l'acqua sembra sfidare la forza di gravità e la fa da padrona, tra esercizi di raffinata giocoleria, tuffi e spruzzi, e un uso del corpo caratterizzato da grande sicurezza e destrezza.

Purtroppo le forze ci sono venute meno e non siamo riusciti ad assistere a Bye Bye Confetti de La Baldufera Teatre.
Basterebbero le tre parole con cui è indicato in cartellone, anarchia, ingenuità e stupore, a renderci certi che il livello artistico di questo spettacolo non ha nulla da invidiare agli altri della rassegna.
Rassegna che si è conclusa con il botto, grazie allo spettacolo Set Up della compagnia Los Barlou di e con Dani Cercos “Patillas”, Jordi Juanet “Boni”, Minervino Montell “Miner”. I tre artisti sembrano sprovveduti guitti in cerca di onori, goffi e maldestri, ma a poco a poco si rivelano maestri del loro genere. Trascinano il pubblico in invenzioni e magie, in un crescendo di suggestioni e disastri, dove la maestria del gesto circense si unisce a una raffinata messinscena che ci ha rapiti. Grazie anche alla capacità di cambiare improvvisamente i generi musicali di accompagnamento, elemento questo che portava a improvvisi scarti nel ritmo dello spettacolo e della giocoleria messa in scena.
Che dire?
CLAPS vi aspettiamo l'anno prossimo per sorprenderci e entusiasmarci con le vostre trovate e la vostra raffinata intelligenza perché Sapere audere.
Una preghiera però ve la rivolgiamo. Fateci vedere anche donne artiste. Se un neo c'è stato in questo festival scoppiettante, denso di colori fantastici e di atmosfere da sogno, è stato proprio quello di assistere a spettacoli esclusivamente al maschile.
Su diciannove artisti in scena c'era solo una donna.
Gianfranco Falcone
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