
Il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha adottato la risoluzione francese che, sulla base del capitolo VII della Carta autorizza, il ricorso alla forza dando mandato, per un periodo di dodici mesi, alla Missione internazionale di soccorrere la Repubblica Centrafricana sotto il comando della missione dell’Unione Africana (Misca). La risoluzione autorizza le forze francesi presenti sul terreno a «prendere tutte le misure necessarie per sostenere la Misca nell’espletamento del suo mandato». I 400 soldati già di stanza per assicurare la sicurezza dei propri cittadini nella ex-colonia, diventeranno presto 1.200, così come l’esercito della missione dell’Unione africana raggiungerà i 3.500 rispetto agli attuali 2.500.
La vita nella Repubblica Centrafricana è andata peggiorando nel corso del 2013. Ad aprile avevamo parlato di una vera e propria crisi umanitaria così come la stavano denunciando le organizzazioni non governative sul territorio. Sono centinaia di migliaia gli sfollati e i rifugiati che scappano per chiedere aiuto.
Emergency in questi giorni spiega che era ulteriormente peggiorata in una situazione di totale caos. «La Repubblica Centrafricana continua a vivere nel caos e nell’insicurezza. Il governo ha reintrodotto il coprifuoco notturno, anche se da mesi la gente ha smesso di uscire di casa dopo il tramonto. Nella gran parte del Paese le persone vivono con un pasto al giorno, quando riescono a racimolarne uno; le esecuzioni e le violenze stanno terrorizzando il Paese. Larga parte della popolazione ha abbandonato i villaggi rifugiandosi nella foresta» [1].
A 80 km a nord della capitale nella località Boali si è assistito ad una vera strage di civili a colpi di armi da taglio in un accampamento di pastori per lo più di religione musulmana: dodici persone uccise e una decina di feriti tra cui bambini. La paternità, secondo il governo, è da attribuire alle milizie popolari chiamate anti-balaka, a maggioranza cristiana, [2] formatesi di recente per contrastare gli attacchi della Seleka, la coalizione ufficialmente sciolta dalle autorità figlie del colpo di stato dello scorso marzo con il quale si era autoproclamato presidente Michel Djotodia dopo aver combattuto e deposto il presidente Francois Bozizé.
Da quando ne è stato decretato lo scioglimento l’esercito è cresciuto grazie all’arrivo di mercenari e criminali comuni ma soprattutto sono stati “assoldati” alcune migliaia di bambini. La loro azione per la conquista del territorio non ha dato scampo alle popolazioni. Tra le loro fila ci sarebbero anche personaggi appartenenti all’ala radicale dell’islamismo con legami stretti con i Paesi del Golfo.
Certo nel conflitto di un paese diviso tra una maggioranza cristiana e una minoranza musulmana (15%) ci possono essere elementi confessionali alla base, ma gli interessi in gioco forse ne spiegano meglio la natura. Interessi geopolitici di varie nazioni e interessi economici per le risorse minerarie di uranio, oro e diamanti che sarebbero parzialmente sotto controllo delle milizie Seleka.
La Francia vorrà sicuramente essere della partita dello sfruttamento delle materie prime fronteggiando quelli che sembrano esser stati messi in gioco dal deposto presidente e cioè Cina e Sudafrica sempre più una potenza nel continente africano. Più in generale l’entrata ufficiale e con mandato ONU, dopo il Mali, mette un altro tassello alla strategia dell’Eliseo di rientro in grande stile in Africa.
Lo scontro religioso lascia immaginare gli interessi dell’integralismo islamico i cui finanziamenti potrebbero arrivare dall’area del Golfo, mentre per la loro vicinanza e per il supporto militare logistico il Sudan e il Ciad mettono in campo altre mire [3].
Dal 1960, anno della sua indipendenza, la Repubblica Centrafricana è stata teatro di violenze e soprusi. La tremenda storia di poteri sanguinari, guerre e sporchi interessi economici.
Pasquale Esposito
[1] www.emergency.it
[2] “A BOALI VIOLENZE TRA COMUNITÀ, VERSO ATTESO VOTO ONU”, www.misna.org, 4 dicembre 2013
[3] Luca Troiano, “Cosa sta succedendo nella Repubblica Centrafricana”, www.agoravox.it, 2 dicembre 2013
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