
Per parlare dei Nobel scientifici,delle loro ripercussioni nella vita di tutti i giorni, del perché mancano ancora una volta le scienziate, abbiamo intervistato Alessandro Isidoro Re.
Classe 1990, inquieto per natura, “Umanista 4.0”. Dopo una laurea in Storia e Filosofia, mi occupo ora di scienza a 360 gradi, con una particolare passione per Robotica, Intelligenza Artificiale e Fisica – collaborando per Radio 24, Linkiesta e Triwù. La mia missione è quella di compenetrare le “Humanae litterae” con il dubbio perenne della ricerca scientifica.,
La prima domanda è quella di una persona comune: quali dei tre Nobel – Fisica, Chimica e Medicina – con le loro scoperte daranno vantaggi, o lo stanno dando, all'Umanità? Ad esempio sulle Onde gravitazionali si è fatto riferimento alla previsione, con qualche minuto di anticipo, dei terremoti? Quanto tempo ci vorrà per vedere un utilizzo concreto delle OG?
Banale ma doverosa premessa: ogni scoperta (da Nobel o meno) dovrebbe, teoricamente, portare vantaggi al progresso del genere umano. Ciò detto, sicuramente l'osservazione diretta delle Onde Gravitazionali – ossia, le increspature dello spazio-tempo causate da scontri di corpi massivi – ha un peso specifico diverso rispetto agli altri due premi Nobel scientifici.
In primis, perché si tratta davvero di un'impresa titanica; una dimostrazione di forza, determinazione, intelligenza e passione che rimarrà come supremo monumento per l'umanità nei giorni a venire. Per fare un esempio, il grado di difficoltà di questa misurazione può essere paragonato al rendere piatto tutto l'oceano del pianeta terra (eliminando ogni onda o increspatura – ogni movimento) e in seguito osservare lo spostamento di volume che un capello immerso nell'acqua provocherebbe… Inoltre, si tratta di una scoperta che vidima le teorie di cento anni fa di Albert Einstein: egli stesso temeva che le onde gravitazionali non si potessero osservare; e invece, eccoci qui.
In secondo luogo, come accennato da voi, questa rilevamento può recare anche vantaggi pratici nella vita di tutti i giorni. Sarà possibile infatti cogliere con breve – ma importante – anticipo alcuni eventi naturali non prima prevedibili. Le variazioni del campo gravitazionale, infatti, possono essere percepite un po' prima delle onde sismiche – sebbene siano molto più complesse da “osservare”. Ecco allora che un gravimetro (strumento per registrare le oscillazioni del campo gravitazionale) potrebbe anticipare di una decina di secondi il sismometro, nel momento di un evento sismico, e di conseguenza l'allarme dato.
I tre scienziati americani Jeffrey C. Hall, Michael Rosbash e Michael W. Young hanno vinto il premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina 2017 per aver capito come gli esseri viventi regolano i ritmi biologici in sintonia con l'ambiente. Aiuta i nostri lettori a capire semplicemente di cosa si tratta e perché è così importante la loro scoperta? I ritmi circadiani sono alla base di questa scoperta: potremo mai avere una sveglia ‘smart' basata su questa innovazione?
La scoperta dei ritmi biologici degli organismi è relativamente datata. Nel 1729 l'astronomo francese de Mairan fece un esperimento interessante: chiuse un vaso di mimose in una stanza buia, per capire se, anche senza la presenza del sole, le loro foglie sapessero quando “riposare” e quando invece attivarsi. Scoprì così che l'organismo vivente possiede un “orologio” interiore che segue il famoso ritmo circadiano (ossia, il ciclo di ore che letteralmente ruota intorno al giorno). Tornando ai giorni nostri, negli anni '70 Benzer e Konopka scoprirono il gene (chiamato Period) responsabile dell'interruzione del ciclo circadiano nelle mosche. In seguito, i nostri premiati Hall, Rosbash e Young sono riusciti a isolare questo gene; e i primi due scoprirono anche che la proteina codificata dal gene si accumulava durante la notte e si degradava durante il giorno, anch'essa dunque seguendo un ritmo circadiano (di 24 ore).
Ma come si formano queste perfette sincronie circadiane? Quali sono i meccanismi molecolari che regolano i ritmi circadiani? Come è possibile che il nostro “orologio” sia sempre così infallibile? Sono questa le domande che hanno portato al Nobel… La risposta è che esistono altri due geni (Timeless e Doubeltime) – che a loro volta codificano altre due proteine – atti a regolare perfettamente il ciclo circadiano.
È grazie a questa scoperta, “spalmata” su oltre trenta anni di storia scientifica, che ora sappiamo come tutti gli organismi multicellulari (dal moscerino all'uomo) sono regolati da questo orologio biologico che si adatta alle diverse fasi del giorno. Grazie a queste scoperte è nata prima la Biologia circadiana e ora la Medicina circadiana, che può avere importanti implicazioni sul nostro benessere e sulla nostra salute. Soprattutto per quanto riguarda il nostro sonno, che deve essere sempre sincronizzato “sull'ora giusta” del nostro orologio biologico.
Non ci sono donne. E qui si lascia in piedi il sospetto che ci sia una qualche limitazione di natura sessista. Un recente libro che racconta di biografie di grandissime scienziate, “Sei donne che hanno cambiato il mondo”, scritto da Gabriella Greison si mette a fuoco questo tema.
Per quanto riguarda la penuria di donne nel medagliere scientifico di quest'anno, è un dato che purtroppo non stupisce più di tanto. E il basso numero è condiviso anche dagli altri premi non scientifici: quello per la Pace e per la Letteratura. Dal 1901 (data di nascita dei premi Nobel, per volere testamentario del chimico svedese Alfred Nobel, padre della Dinamite) solo 17 donne sono state insignite della prestigiosa medaglia in campo scientifico. Addirittura soltanto una fino al 1963: la celebre Marie Curie. Il numero sta però crescendo negli ultimi anni. Ciò può farci sperare in una continua parificazione e considerare la non presenza di quest'anno come un passaggio fisiologico – verso una completa unione d'intenti e di attori. Ricercatrici e ricercatori ne sono consapevoli e anche la divulgazione scientifica sta insistendo molto su questo punto. Dando sempre più voce agli studi “al femminile”, come dimostra anche il libro citato da voi.
Dal suo punto di osservazione come pensa che si possano aiutare i giovani ricercatori a rivelare cose che condizioneranno la nostra vita futura?
Sarò parziale, ma ho vissuto sulla mia pelle questa esperienza. L'unico monito sensato che possa fornire, è che la comunicazione di un sapere è forse più importante del sapere stesso. Se il linguaggio non è adatto al pubblico di riferimento, o ancor peggio al medium che si sta utilizzando, non solo non ci si rende comprensibili, ma si rischia anche di rendere odioso il messaggio che si vuole veicolare. “Non hai capito davvero qualcosa finché non lo sai spiegare a tua nonna”, diceva Einstein. Ed è davvero così. Bagni quotidiani di umiltà, dunque; e allenamento costante nello spiegare bene e in modo limpido ciò che si studia con fatica da anni. Mettendo da parte un po' di orgoglio.
Un ultima domanda: a suo parere chi sono le grandi esclusioni di questa tornata di premi Nobel?
Rispetto ad altre edizioni e a fronte di passate clamorose esclusioni, non vedo grandi assenti. Certamente, il premio alle Onde gravitazionali arriva con un anno di ritardo e occupa il posto di altri meritevoli del 2017, ma non si poteva fare altrimenti. L'annuncio della sensazionale scoperta fu infatti dato nel febbraio 2016, fuori tempo massimo per il premio di quell'anno. Le onde di Einstein hanno dovuto quindi aspettare il 2017, scalzando (con assoluto merito) progetti più attuali come quello dei semiconduttori di grafene (il materiale del futuro) di Avouris, Deker e McEuen, della teoria del caos di Feigenbaum o degli studi cosmologici di Sunyaev.
Enrico Cirillo
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