Ipazia: donna e scienziata dell’antichità vittima del fanatismo religioso

Ipazia
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Qualche tempo fa ho ricevuto una domanda da una lettrice che mi chiedeva se c’erano mai state donne che avessero contribuito in maniera importante alla Scienza, e se c’erano, perché non se ne parlava mai.
Ipazia, una donna che tra il IV e il V secolo D.C. ha contribuito in maniera determinante ad alcune scoperte in Matematica e Fisica, e che finì i suoi giorni in una maniera atroce, vittima del fanatismo pseudo-religioso di cattolici. Il fanatismo che si  ammanta di religione non ha nulla a che fare con una o un’altra religione, ma solo con la volontà di sottomettere l’altro.

Ipazia era figlia di Teotecno, meglio conosciuto come Teone, di Alessandria; ivi nacque tra il 355 e il 370 e morì nel marzo del 415. Teone è famoso per aver descritto l’astrolabio piano (l’unico strumento a disposizione degli scienziati antichi per misurare la posizione dei corpi celesti e quindi per valutare l’ora del giorno) e per aver curato la redazione di numerose opere scientifiche, tra cui gli Elementi di Euclide (che ci sono arrivati in questa edizione) e l’Almagesto di Tolomeo: i testi fondamentali nell’Antichità per la Matematica e l’Astronomia. Ma la cosa più importante che fece Teone fu l’essere il capo del Museo di Alessandria, che conteneva la famosissima Biblioteca, in cui erano contenuti tutti i libri dell’antichità, che fu distrutta dalla furia cieca dell’imperatore Teodosio (quello dell’editto del 380 che dava diritti di esistenza solo alla religione cattolica, escludendo tutte le altre).

Ipazia non era una donna come tutte le altre: nel mondo antico le donne non contavano nulla, ed erano destinate a passare dalla dittatura del padre a quella del marito; lei no. Lei adorava lo studio della filosofia e delle materie scientifiche; istruita dal padre, ne divenne più brava, tanto che giovanissima divenne capo della Scuola Alessandrina.
Non ci sono rimaste opere scritte di Ipazia, ma abbiamo molte testimonianze di pensatori coevi che la descrivono come un’ottima ricercatrice e risolutrice di problemi geometrici.

Verso la fine del IV Secolo la situazione ad Alessandria era diventata incandescente: una serie di iniziative prese dal vescovo Teofilo, tra cui quella di distruggere i posti ove i filosofi ellenistici (di cui Ipazia era il massimo esponente) si riunivano, resero invisi al popolo coloro che non erano esplicitamente cattolici. Ipazia crebbe molto di importanza negli ambienti culturali di Alessandria, e questo coincise con la sua ascesa anche negli ambienti politici, in cui era rispettata ed ascoltata. Il prefetto imperiale Oreste si oppose con tutte le sue forze alle distruzioni, ma fu inutile. Oreste (come molti alessandrini) considerava Ipazia il suo consigliere e ne seguiva le idee.
Fu il nuovo vescovo di Alessandria, suo nipote, che prese il posto di Teofilo, a decretare la morte di Ipazia, in un vile attentato: per ironia della sorte quel vescovo si chiamava Cirillo.

Quale vittima migliore di Ipazia? Lei era una donna, una filosofa, che insegnava una filosofia neoplatonica (quindi non cattolica), che parla di risultati scientifici; in più era la consigliera del prefetto imperiale, per cui godeva di stima in tutti quegli ambienti politici che contavano: troppo per un fanatico come Cirillo.
Siamo nella Quaresima del 415, nel mese di Marzo, e alcuni monaci parabolani, che erano il braccio armato del vescovo, tesero un agguato a Ipazia mentre tornava a casa sul suo carretto; la sorpresero in una strada poco battuta, la spogliarono e l’uccisero con dei cocci di terracotta, facendone a pezzi il corpo e bruciandone il cadavere. Le responsabilità della parte imperiale furono chiare nel momento in cui la sorella dell’imperatore Teodosio II, Elia Pulcheria, insabbiò le indagini, appoggiando di fatto le posizioni del vescovo Cirillo, che lei preferiva addirittura al prefetto imperiale Oreste. Giusto per non farsi mancare niente, Cirillo espulse tutti gli ebrei da Alessandria, incorporandone i beni e perseguitandoli.

La Chiesa Cattolica ricorda come santi Elia Pulcheria il 10 Settembre e Cirillo di Alessandria il 27 Giugno. Nel 1882 Leone XIII lo proclamò Dottore della Chiesa. La Scienza ricorda Ipazia come martire laica, uccisa per bieco fanatismo pseudo-religioso.
Una storia molto scomoda, che però ha il pregio di ricordare a tutti noi, persone che viviamo nel XXI Secolo, ognuno col proprio credo religioso o laico, che, quando si sente parlare di religione come dell’oscuro mandante di eventi tragici che accadono, è bene guardare oltre; una cosa è certa: chi usa la violenza, a qualsiasi religione dice di appartenere, fa del male, oltre che alle sue vittime, anche alla religione che dice di professare.

Enrico Cirillo

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