Italia-Francia prima partita del VI Nazioni di Rugby. Ultimo tango all’Olimpico

Sei Nazioni 2013
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Come in una storia d'amore torbida e passionale, Italia e Francia continuano da oltre un decennio a darsi appuntamento con la storia. Come a Grenoble, il 22 marzo 1997, quando l'Italia sconfisse la Francia 40 a 32, una vittoria che convinse il mondo di ovalia sulla bontà del pedigree dei peninsulari per il
torneo delle cinque nazioni. Una bella storia questa dell'Olimpico di Roma, una giornata perfetta, dove tutti gli strumenti della banda Brunel si sono accordati per suonarle ai cugini vice campioni del mondo, una sinfonia che ha avuto rari momenti di stecca e diversi assoli deliziosi.

La giornata era iniziata all'ora di pranzo nel sontuoso villaggio , accogliendo i silenziosi tifosi galletti, quelli di una certa età, abbastanza sulle loro, fino a quando con non malcelato stupore sono stati costretti a posare con la bandiera sarda-corsa dei quattro mori: al grido giunto fuori campo  “aridatece la Corsica!” tutto è scivolato liscio come la birra, la classe non è acqua.
Ad  allietare il tempo prima del match anche alcuni flash mob all'esterno dello stadio, uno curioso realizzato da una quindicina di ragazzi francesi dall'aria vagamente”arancia meccanica” capaci di far volare in aria cameramen e spettatori complici. Esilarante.

Giunta l'ora, si entra. Stadio quasi gremito, circa 60 mila spettatori: la sensazione è che lontano dai grandi eventi mediatici come con gli All Blacks, il popolo del pare ritrovarsi, magari meno numeroso, ma più competente, insomma quelli che non mollano mai gli azzurri.
La Francia inizia il match ma il calcio d'inizio esce direttamente fuori, uno sinistro errore per il livello dei vice campioni. Dopo quattro minuti si capisce subito che l'Italia invece ha la concentrazione giusta: raccoglie con sorprendente naturalezza una palla difficile calciata dai galletti verso la nostra linea dei ventidue e dalla risalita imperiosa del nostro giocatore si genera la prima meta, ispirata dal nostro (alla fine insignito del ) e segnata da Capitan Parisse. Con la trasformazione di Orquera il tabellone segna 7 a 0.

Il primo tempo si concluderà però con la Francia in testa 15 a 13: meta di al 10′ (non trasformata) dopo aver puntato Parisse, replica di Orquera con drop elegante al 14′, meta non concessa alla Francia al 26′, seconda meta francese con il primo centro Benjamin Fall e infine punizione segnata dall'apetura Michalak.
Pur vedendo un'Italia viva e sveglia, il timore di un tracollo nel secondo tempo è sensazione diffusa tra il pubblico. Al 56′ dopo una bella percussione del marsicano Venditti
(abbiamo la conferma di un'ala di livello internazionale) “Big Luciano” Orquera tira fuori dal cilindro uno splendido sottomano per l'inserimento dinamico di , che non perdona: seconda meta dell'Italia.
Così (trasformando) il nostro IV riprende il controllo del match e annienta mentalmente i cugini transalpini (20 a 18). Quasi 10 minuti più tardi l'Italruby segna di nuovo con un drop di Burton, da distanza considerevole. È il 20 a 18 finale. Ma negli ultimi istanti di gioco, a tempo finito, la Francia tenta il colpaccio con una meta in superiorità numerica per un giallo a Giazzon. Ma dalle parti del marsicano Venditti non sarebbe passato nemmeno un furgone a manetta carico di piombo, figuriamoci l'incerto Fall, placcato e trascinato fuori. E' il trionfo degli azzurri in campo e del pubblico del rugby, innamorato di questa nazionale così sfrontata. Nel giorno in cui la nostra mischia non è stata il solito rullo compressore l'Italia dimostra una mentalità aggressiva che la porta a giocare nel campo avversario. Molte le ruck pulite con successo (105) segno che polmoni e gambe ce n'erano
per un timing perfetto. Italia garibaldina e cinica.

A il merito di aver convinto i giocatori ad osare in attacco per togliere l'iniziativa agli avversari, un'Italia così ha perfino messo in difficoltà gli All Blacks (a tratti) e seriamente l'Australia, in fondo la Francia era stata già avvisata. All'Italia del rugby prosecco toccheranno sabato 8 Febbraio i vapori torbati della Scozia ad Edimburgo, con il dente avvelenato
(il cucchiaio rifilato un anno fa) e la voglia di allontanare la sconfitta di sabato con l'Inghilterra. Ovalia sogna il bis ed è noto che la Scozia è terra di leggende, racconti, castelli incantati e di sogni qualche volta diventati realtà.
Zobi La Touche

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