
A Londra due settimane fa è stata una mattanza, una di quelle giornate che si pensava (a torto) di aver lasciato nel passato, quando più o meno consapevolmente si interpretava il ruolo di Cenerentola del rugby. Purtroppo a distanza di circa 10 anni dall'esordio nel Six Nations, la nostra Nazionale non è ancora immune a tracolli della portata di Twickenham (59 – 13), né sarà l'ultima volta in cui si assisterà ad una corrida impari.
Quando si affronta una squadra del livello dell'Inghilterra (lo stesso vale per la Francia, soloper citare le europee) occorre essere super preparati, super concentrati e soprattutto non mollare mai, anche quando una meta arriva nei primi minuti di gioco. Perché nel rugby tradizionalmente non si risparmia l'avversario, umiliandolo con un noioso e disonesto non gioco, ma lo si massacra e lo si onora fino a cercare un briciolo di reazione. E la reazione italiana in verità c'è stata, anche se a giochi fatti, una bella meta di mischia finalizzata da Fabio Ongaro.
Contro il Galles a Roma, alla presenza del fantastico pubblico gallese, semplice ed amichevole come pochi, troveremo un'Italia sicuramente combattiva e rabbiosa e che (speriamo) cercherà di capire con prudenza che aria tira e saggiare lo stato di grazia dei nostri avversari reduci da un successo in Scozia nel passato turno. Il capitano gallese Matthew Rees tiene a precisare, sul sito ufficiale della sua federazione, che teme un'Italia con un “disperato bisogno di fare bene“: peccato, per qualche anno ancora non temeranno l'Italia per il suo bel gioco, ma solo per la rabbia.
Chiave possibile del match: Galles a contenere disciplinatamente l'Italia rabbiosa ma sterile nel raccogliere punti. Galles che conserva le energie e domina a piacimento l'incontro quando occorre. Ai giocatori in campo la possibilità di smentire i bookmakers.
Massimiliano Scanavini
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