
In un momento in cui si cerca di revisionare e sminuire il valore e il peso della storia vorrei condividere con voi un fatto che non tutti sanno.
Lo faccio in questo periodo in cui si celebrano gli anniversari delle stragi del secolo scorso e si assiste alle immagini raccapriccianti dei bambini di Lodi.
Molta parte degli italiani, colti e non, giovani e anziani, di destra o di sinistra (e i nuovi ambigui, né di destra né di sinistra) tende a sminuire le “cattive intenzioni” del fascismo nei confronti del popolo ebraico. Sembra quasi che per colpa del patto d'acciaio Mussolini abbia dovuto cedere alla questione razziale, ma che sotto sotto fosse un buono che non avrebbe mai sottoscritto e appoggiato le regole naziste da applicare. Non è così. Quel che sto per raccontare non proviene da fonti storiografiche, ma dalla tradizione orale dei partigiani e dei residenti della zona in cui è avvenuto il fatto.
Era il 16 ottobre del 1943 quando iniziarono le operazioni naziste di rastrellamento degli ebrei di Roma,i deportati furono più di mille e tra questi anche abitanti della zona vicina al Ministero della Pubblica Istruzione di Viale Trastevere a Roma. Mia nonna, partigiana attiva e convinta antifascista della prima ora, lavorava lì e ci parlava delle facce degli italiani accanto all'ufficiale nazista mentre portavano via le persone. Erano suoi colleghi, amici. Dal ministero vedevano tutto ciò che accadeva nelle case limitrofe: i disabili venivano portati via con tutta la carrozzella, i bambini che facevano la pappa venivano sollevati e portati via con tutto il seggiolone. Si, c'era l'occhio impietoso dell'ufficiale nazista che controllava tutto, ma anche abili mani italiane del governo che operavano in tal senso con molta freddezza.
Come se non bastasse, stando ai racconti, il numero degli ebrei destinato a salire sui treni con destinazione Auschwitz o Birkenau era superiore alla capienza dei treni stessi, non c'entravano.
I treni erano partiti senza di loro, erano gli ebrei avanzati. A quel punto, senza l'occhio dell'ufficiale tedesco, i nostri compatrioti avrebbero potuto decidere di rimandarli a casa, ma così non fu.
Gli avanzati furono portati a Como, legati tutti insieme e lasciati cadere al centro del lago. Morti affogati da mani italiane, da mani fasciste, senza nessuna pietà. Bambini, disabili, tutti insieme, lasciati cadere al centro del lago di Como. Questa è la nostra bontà, questa la nostra storia migliore rispetto al nazismo tedesco…
Mia nonna quella sera tornò a casa e ci raccontò di come si vergognasse a essere italiana e di come quel trauma durasse ancora nei suoi sogni e nel suo sguardo, nonostante la sua storia di partigiana attiva. Questo patrimonio genetico e inconscio ce lo portiamo dietro tutti e non esserne consapevoli può essere molto pericoloso.
Giulia Laruffa
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