
Le leggende sono destinate a non avere fine. E le persone che le incarnano, allo stesso modo, sembrano conservare per decenni la loro gloria immortale. È il caso di Jim Morrison, leader dei Doors e icona internazionale tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta: probabilmente, uno dei personaggi più controversi, eccentrici e carismatici, che la storia abbia mai conosciuto.
Lo stile di vita di Jim potrebbe facilmente essere racchiuso nell'espressione Break on through (to the other side) – che dà il titolo, tra l'altro, al primo singolo dei Doors. Essa significa, infatti, “apri un varco dall'altra parte” e simboleggia fedelmente l'essenza dello spirito del cantante americano, sempre incuriosito dalla ricerca di mondi metafisici e coscienze superiori che si allontanino dall'ipocrisia e dal conformismo tipico della classe borghese americana di quegli anni. Tutta la sua vita è stata condotta inseguendo sogni, visioni, sedute spiritiche, finalizzate a una ricerca spirituale che ha talvolta assunto sembianze mistiche. Capire Jim Morrison, capire le sue sensazioni, condividere i suoi drammi, è possibile soltanto leggendo i suoi versi, ascoltando la sua voce, ballando e trasgredendo insieme a lui. Jim era tutto questo: un vortice unico di ideali, promesse, tormenti, viaggi e sentimenti. E Jim, in questo vortice, ha trascinato proprio tutti: i suoi fan innanzitutto, ma anche sognatori di passaggio o adulatori attratti dalla magia che era in grado di trasmettere.
La musica dei Doors può piacere, la si può ascoltare o no, le poesie di Morrison possono essere lette o meno, ma la sua figura, i suoi lineamenti innocenti e la sua invadente personalità non possono lasciare indifferenti: è impossibile non essere sedotti dal suo fascino e rapiti dalla sua sensibilità. Jim Morrison, oltre che cantante e poeta, è stato ed è tuttora un'icona a cui molte generazioni si ispirano, condividendone drammi, lamenti, speranze ed illusioni. Non a caso, egli ha dimostrato una grande capacità nel persuadere le masse, spronarle, motivarle; con le sue parole e i suoi gesti sapeva accentrare su di sé un interesse straordinario. Nonostante questo, però, Jim Morrison tutta quell'attenzione mediatica sembrava addirittura disprezzarla. Del resto, si è visto catapultato in maniera improvvisa e inaspettata sulla ribalta della scena rock internazionale e, mentre i suoi capelli e il suo volto angelico contribuivano a esaltarne e divinizzarne l'immagine, già divampava il suo delirio. Dal successo, in effetti, voleva poi addirittura fuggire, preferendo un'esistenza più tranquilla, dedicata alla ricerca, spirituale e poetica, che, però, la morte prematura gli ha precluso.
Eppure, inizialmente, Morrison era una ragazzo assai timido, introverso, con un'infanzia non troppo felice perché vissuta in continuo movimento a causa del lavoro del padre, ammiraglio in servizio presso la Marina degli Stati Uniti. Tutto ciò lo ha costretto a non avere punti di riferimento e non instaurare troppe amicizie solide, esponendolo poi a un clamore che non sapeva gestire e controllare. Jim Morrison non aveva nulla di elitario, nulla che facesse di lui un ragazzo capace di definirsi guida per le altre persone. Egli si sentiva parte del tutto, essenza evasiva sì, ma profondamente radicata se non nella società, almeno in tutte quelle persone che sapevano a memoria i suoi testi, affollavano i suoi concerti, adulavano la sua immagine. Più che un poeta simbolo, egli si sentiva uno sciamano e i suoi concerti assumevano spesso le sembianze di sedute dionisiache. Lo sciamano, soprattutto nella cultura africana e orientale, è quella figura in grado di stabilire contatti tra il mondo sensibile e quello soprannaturale. Tale relazione avviene innanzitutto grazie a una forte vocazione – che lo stesso Jim disse di aver avuto quando, all'età di cinque anni, rimase colpito e scioccato da un gruppo di indiani che gemevano sanguinanti e morenti sulla strada, al punto che credette che le anime di quegli indiani fossero entrate nel suo corpo – e attraverso le sedute sciamaniche che il cantante improvvisava durante i concerti. Egli aveva visioni (garantite anche dall'uso eccessivo di droghe e alcol), si agitava, emetteva grida, salti animaleschi, pronunciava frasi dal carattere demoniaco.
Eppure Jim Morrison è stato molto di più: è stato un artista in grado di alterare e di indagare i diversi piani del reale, di invadere la sua anima, di distruggere il suo corpo, di fornire il suo spirito di una forza nuova e irrequieta. Il nome adottato per la sua band, non a caso, gli venne suggerito da una frase del poeta visionario William Blake che considerava illuminante: “If the doors of perception were cleansed, everything would appear to man as it truly is, infinite” (se le porte della percezione fossero spalancate, ogni cosa apparirebbe all'uomo come realmente è, infinita).
Per Jim Morrison, William Blake ha costituito un fondamentale punto di riferimento, soprattutto durante le sue letture giovanili. Il cantante è stato profondamente influenzato dal poeta inglese e dalla sua idea visionaria dell'immaginazione. Blake crede che quest'ultima abbia il primato rispetto alla ragione e che sia uno strumento perfetto per conoscere ed esplorare il mondo. La vita nasconde verità segrete, che solamente la forza della mente può scoprire. L'immaginazione permette agli uomini di superare i limiti imposti dai cinque sensi, poiché essa segue le regole dell'istinto e non quelle della ragione. Così, se per Blake “l'immaginazione non è uno stato mentale” ma “l'esistenza umana stessa”, è lo stesso Morrison ad affermare che “la vera poesia non dice niente, elenca solo delle possibilità, apre tutte le porte, e voi potete passare per quella che preferite”.
Lorenzo Di Anselmo
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