Guida al riascolto: Staircase di Keith Jarrett

pianoforte

history 5 minuti di lettura

Mancano 25 minuti alla mezzanotte. In lontananza, attutiti dai doppi vetri, si sentono i primi botti. Thelonious è accucciato sul divano, mi guarda preoccupato. È l'ora dei bilanci, delle domande accantonate, delle risposte non volute. Dei pensieri nascosti, dei rimpianti, dei ripensamenti, dei pentimenti, dei nuovi propositi, confusi, incerti, improbabili.
Accendo lo stereo, prendo senza esitazioni uno dei miei album preferiti, spengo la luce, mi siedo in poltrona. Il gatto mi raggiunge e si accoccola sulle mie gambe. Premo il tasto play del telecomando.
La musica si diffonde nella sala, calda, confortante come una carezza, una mano tesa, una presenza amica.

Keith Jarrett Staircase

Staircase
Part 1 6.52

Così il dolore è veroi
ed è un profondo pozzo
scavato in me stesso
con le sue incerte luci soffocanti
con le sue ombre sicure
i suoi alvei precipitati
i suoi coaguli duri
le paludi del sangue sotterrato
che scappa per i suoi pori spaccati
e dipinge la sua pelle di brace.
 (Rubén Bareiro Saguier)

L'inizio è lento, faticoso, incerto.
È la ricerca di un ritmo, di una melodia che si fa strada a strappi.
È un malessere interiore, un dolore che viene alla luce, che sfocia infine in un canto malinconico, spezzato da note basse di accompagnamento che sembrano contrastarlo, fino a costringerlo alla resa finale, improvvisa, inquietante, indefinita.

Part 2 7.53

Di grigi vari si compone il vento.
(J. Rodolfo Wilcock)

Una serie di arpeggi che si rincorrono, si intrecciano, si sovrappongono, componendo un magma sonoro privo di un ritmo definito, contraddistinto da dissonanze, ripetizioni, percussioni che risolvono finalmente in una serie di note ribattute che sembrano dare l'avvio a una melodia e che invece, improvvisamente, si spengono.

Part 3 1.18

Il mio giardino dorme inquieto rimboccato dalla luna.
(Olga Nolla)

Il finale è un breve momento di serenità, un canto lontano, un sussurro, un battito d'ali.

Hourglass
Part 1 4.39

Se sei ancora viva quando leggi questo,
chiudi gli occhi. Io sono
dietro le palpebre, che divento buio.
(Saint Geraud)

Questa prima parte è caratterizzata da un fascinoso e ipnotico ritmo sincopato sul quale si innesta una melodia ad accordi con marcati influssi folk e blues che si conclude, ancora una volta, all'improvviso, in pianissimo, come un ripensamento.

Part 2 13.51

Angeli, angeli.
Chi dice che li ha visti, non li ha visti mai.
E chi li vede, ha dentro un canto.
(Juan Gelman)

La seconda parte sembra regalarci un nuovo momento di serenità, con l'esposizione di una stupenda melodia, romantica e classicheggiante, un canto leggero, soave, spensierato.
Ma l'accompagnamento, dopo qualche minuto, assume un carattere iterativo che costringe la melodia a ripiegare su se stessa, a risolversi in un'ipnotica ripetitività, a disgregarsi e dissolversi per ricomporsi, infine, in un nuovo canto di struggente bellezza.
Il ritmo si sfalda, l'accompagnamento diventa un semplice supporto alla melodia. Le note si caricano di profonda malinconia, accompagnate dalla voce che ne sottolinea la dolorosa tristezza.

Sundial
Part 1 8.55

La scintilla ricevette
un breve batter d'ali.
La sua gioia
si spense in volo.
(Rabindranath Tagore)

Ancora un senso di incertezza, indecisione, indeterminatezza.
La melodia cerca di sbocciare, di trovare una strada per dispiegarsi, di individuare una direzione sicura. Risolve dapprima in una serie di accordi di sapore quasi mistico, quindi in un canto che si apre il cammino faticosamente, aiutato dalla voce, e che dopo un'esposizione drammatica e veemente si spegne su note alte, ribattute su un basso ostinato, come una resa, un saluto, un addio.

Part 2 4.52

Con la punta delle dita
sfiori il mondo, gli strappi
aurore, trionfi, colori,
allegrie: è la tua musica.
La vita è ciò che tu suoni.
(Pedro Salinas)

Questa seconda parte è costituita da un'improvvisazione di carattere quasi free, governata da due note ripetute che la circoscrivono e la frenano, delimitandone il campo anche dal punto di vista ritmico.
È una danza, una ribellione, un'affermazione di forza, vigore, vitalità.

Part 3 6.20

Benché l'istante di un miracolo
sia un lampo senza fine.
(DylanThomas)

Ancora una ricerca, lo sforzo di trovare una melodia interiore, liberarla dai freni e dagli ostacoli, librarla in volo. C'è dolore, fatica e un breve, finale, momento di pace, serenità, riposo.

Sand
Part 1 6.50

Vivo come il desiderio
crudele come la memoria
stupido come i rimpianti
tenero come il ricordo.
(Jacques Prévert)

Una serie di accordi di accompagnamento formano un tappeto ritmico e sonoro sul quale si dipana una cascata di note che si inseguono, si riprendono, si perdono e rincorrono quasi senza soluzione di continuità fino a sfociare dapprima in una serie di accordi ripetuti e quindi in un finale iterativo improvvisamente interrotto, come per un misterioso pentimento.

Part 2 8.46

Odora questo cielo di freddo, di ricordi.
(Alfonso Gatto)

Il ritmo è calmo e disteso ma la melodia si sviluppa nervosa, si richiude in se stessa, si attorciglia, si trasforma in modo sempre più violento e veemente fino a disgregarsi in dissonanze e ripetizioni percussive per risolversi infine in una romantica esposizione finale.

Part 3 3.21

Il mondo profuma di stella.
(Pablo Neruda)

Un canto malinconico, con accenti blues, che si conclude con una melodia ripetuta quasi ad libitum, su un giro di basso che è come un richiamo in lontananza al quale non riusciamo a rispondere.

Capodanno è passato, i botti sono finiti, il telefono ha smesso di squillare.
Questa non è una . Tantomeno un'analisi critica. Sono solo pensieri, sensazioni, emozioni, attimi colti o da cogliere.
Qualcosa da leggere e mettere da parte. O gettare via.
Un piccolo frammento di vita…

GianLuigi Bozzi

KEITH JARRETT piano

Staircase part 1 – 2 – 3
Hourglass part 1 – 2
Sundial part 1 – 2 – 3
Sand part 1 – 2 – 3

Registrato a Parigi al Davout Studio nel maggio 1976

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