
Il primo gennaio di quest'anno la Rivoluzione cubana ha compiuto sessant'anni. Un arco di tempo enorme, che ha abbracciato pienamente due secoli drasticamente, ideologicamente distanti tra di loro. Da una parte il “ventesimo”, ovvero l'epoca delle “ideologie” solide, dell'affermazione delle “ragioni”, dell'imposizione dei “torti” e delle grandi tragedie. Dall'altra il “ventunesimo”, il duemila “riformista”, accelerato; a tratti velocissimo e incontenibile. Con l'ultimo ventennio vissuto forse, e per certi versi, addirittura anche più pericolosamente dei cento anni che lo hanno preceduto. Cuba ha festeggiato la sua Rivoluzione per la prima volta senza la presidenza oceanica di Castro. Raul, che aveva preso il posto di Fidel nel solco della tradizione guerrigliera, ha infatti lasciato lo scorso aprile a Miguel Diaz-Canel le redini dell'isola, pur mantenendo il ruolo di lider maximo del Partito comunista.

Il Paese vive ancora molti contrasti, interni ed esterni, a cominciare dal conflitto “storico” con gli USA che, dopo le timide aperture dell'amministrazione Obama, se possibile si è di nuovo inasprito con la prosecuzione dell'embargo economico e del conseguente isolamento politico. Il perdurare della delicata situazione non ha impedito comunque il, seppur lento, realizzarsi di alcune riforme, mantenendo sempre Paese in una posizione di caposaldo e all'avanguardia nelle politiche sociali, a cominciare da sanità e istruzione. Inoltre in questi anni il Governo ha proseguito nella politica di solidarietà internazionalista, con numerosi interventi di sostegno umanitario nei territori di crisi, non solo nei paesi dell'America Latina.

Nell'anno-sessanta della Rivoluzione però, una grande novità si affaccia sulle sponde del caribe. Il 24 febbraio un referendum indetto tra la popolazione ha sancito l'introduzione della nuova Costituzione. Si tratta senz'altro dell'evento politico interno più importante dal 1959. In pratica quasi una seconda Rivoluzione. Il nuovo testo infatti presenta dei cambiamenti che si annunciano epocali, sia dal punto di vista sociale che da quello economico. È stato sottoposto al plebiscito dopo una lunga serie di passaggi, sia istituzionali che popolari; una prima approvazione da parte dell'Assemblea Nazionale e vasti dibattiti presso le assemblee e i comitati cittadini: luoghi di lavoro, scuole e università, esercito. Per essere infine accordato dal Parlamento il 22 luglio 2018. Alla fine più di 7 milioni cubani hanno discusso in circa 120.000 assemblee.
In questi giorni, dunque, l'epilogo: Cuba festeggia la sua nuova Costituzione che cerca di essere una sintesi tra le spinte innovative e inevitabili del tempo in cui viviamo e la tradizione più pura del modello socialista. Si tratta di un testo composto da 224 articoli, ovvero 87 in più del vecchio documento, dal quale invece ne sono stati eliminati 13. Nei primi articoli emerge sempre il principio fondamentale del Partito Comunista come “unico, martiano, fidelista e marxista-leninista”, “avanguardia della nazione” e “vincolo permanente con il popolo”. Il sistema economico dunque combacia ancora con la proprietà dello Stato esercitata sui mezzi di produzione, riconoscendo tuttavia il ruolo del mercato anche attraverso forme di proprietà: collettiva e privata. In questo senso va soprattutto inteso il diritto di uguaglianza e a una “casa dignitosa” per tutti, senza alcun tipo di discriminazione. È stato aperto anche qualche spiraglio per una struttura bancaria e gli investimenti esteri vengono ritenuti importanti per la crescita del paese.
È un documento basato sulla democrazia partecipativa proprio perché scritto grazie all'intervento popolare diretto, esercitato nei mesi passati durante la sua stesura. Libertà di espressione, introduzione di maggiori garanzie per i cittadini, anche nei processi e nella detenzione dei condannati. Per quanto riguarda gli organi dello Stato, viene istituita l'autorità del Primo Ministro e introdotti i governatorati provinciali e i municipi cittadini, con lo scopo di distribuire maggiormente il potere anche a livello locale. Il presidente non potrà andare oltre i due mandati di cinque anni.
Sul fronte dei diritti civile il tema che più ha appassionato il dibattito, anche sulla stampa internazionale, è quello del matrimonio. Infatti, una prima versione della nuova Costituzione chiariva che l'istituzione, rappresentata oggi come l'unione tra uomo e donna, diventava tra “due persone”. Un vero è proprio rovesciamento sociale e civile del concetto di famiglia che prevedeva di fatto matrimoni gay che però non veniva ben visto nei dibattiti popolari. Alla fine la soluzione è meno netta come si evince dagli articoli 81 e 82 ma comunque lascia aperta la possibilità a leggi, nei prossimi mesi, che possano regolare in maniera più aperta l'istituzione del matrimonio.
La nuova Costituzione di Cuba sembra essere il risultato dell'incontro tra le varie vicende storiche del Mondo e senz'altro diverrà un modello per altri Paesi. Resta sicuramente la presenza di una solida ”ideologia”, ma sicuramente meno granitica e piena di aspetti di novità, grazie al recepimento delle esigenze alle quali, soprattutto le giovani generazioni, non possono più rinunciare.
Cristiano Roccheggiani
FONTI:
Alberto Galvi, “Cuba. Il periodo di transizione finisce con l'approvazione della nuova Costituzione”, https://www.notiziegeopolitiche.net/cuba-il-periodo-di-transizione-finisce-con-lapprovazione-della-nuova-costituzione/
Luigi Scalambrino, “Nuova costituzione a Cuba”, http://www.ilmanifestobologna.it/wp/2018/11/nuova-costituzione-a-cuba/, 27 Novembre 2018
“Il parlamento ha votato la nuova Costituzione di Cuba”, https://web.archive.org/web/20220425184120/https://www.agi.it/estero/cuba_costituzione-4763317/news/2018-12-23/, 23 dicembre 2018
“Cuba non inserirà l'articolo sul matrimonio gay nella sua nuova Costituzione”, https://www.ilpost.it/2018/12/19/cuba-matrimonio-gay-costituzione/, 19 dicembre 2019
La nuova Costituzione, https://web.archive.org/web/20191123221206/http://www.eleccionesencuba.cu/constituci%C3%B3n-de-la-rep%C3%BAblica-que-va-referendo
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