
Clara D'Onofrio è una scultrice di argilla, formatasi presso la scuola dell'artista Marisa Vanetti, allo Studio 15 della Fornace Curti a Milano. Oltre che con la terracotta, le sue opere sono realizzate con materiali di riciclo o abbandonati come legni spiaggiati, cortecce, radici, metalli, mostrando pertanto un orientamento più ecologico a cui da un po' di tempo a questa parte sta iniziando a guardare anche l'arte.
Tema centrale delle opere di Clara D'Onofrio è l'universo femminile in tutte le più svariate ed intense esperienze: la delicatezza e la sensibilità spesso violate dalla supremazia fisica dell'uomo, l'amore e l'erotismo come sublimazione della profondità dell'animo femminile, la maternità, il carisma, sono temi di cui il filo conduttore è il viaggio evolutivo della figura femminile verso un livello più elevato di esistenza e che vengono reinterpretati dall'artista con originalità ed intensità comunicativa.
La triade di opere Aretusa, Dafne e Apollo e Artemide ripercorre le diverse sfaccettature del complesso animo femminile.
Con il mito di Aretusa ed Alfeo l'artista richiama il tema dello stalking che scaturisce dall'amore non corrisposto per Aretusa, una delle ninfe al seguito della dea della caccia, Artemide, da parte del dio del fiume Alfeo che la vide immergersi nuda nelle sue acque. Il mito, infatti, narra che Aretusa rifiutò la corte di Alfeo ed invocò l'intervento di Artemide che dall'alto, per proteggerla, prima la avvolse in una nube spessa e poi la trasformò in una fonte sul lido di Ortigia. Nell'opera dell'artista vi è l'effige di una figura femminile avvolta dai flutti, le acque del fiume in cui viene trasformato definitivamente da Giove, Alfeo, che non si rassegna e riesce alla fine a prenderla ed a farla sua, sono proprio a rappresentazione della forza maschile che in questo caso predomina sulla donna contro la volontà ed il desiderio di quest'ultima.
In “Dafne e Apollo” invece l'artista ha inteso esprimere un senso di evoluzione della donna verso una maggiore centratura su sé stessa come chiave per poter arginare la violenza maschile. Nel mito Apollo, colpito da una freccia di Cupido, s'innamora di Dafne che, al pari di Aretusa con Alfeo, lo rifiuta. In questo caso però prevale la forza interiore della donna. Dafne, nella sua fuga da Apollo, mentre corre chiede aiuto agli dèi che arrestano la sua corsa trasformandola in un albero. L'artista in quest'opera racchiude nella metamorfosi della ninfa in albero un messaggio spirituale di sublimazione del percorso interiore, come viaggio della psiche femminile all'interno della propria coscienza e consapevolezza verso una condizione di liberazione dalla possessività maschile.
Altra tappa di questo suggestivo percorso è l'opera che rappresenta Artemide, dea della caccia, misteriosa e lunare, icona dell'indipendenza femminile come espressione del distacco dall'unico ruolo della donna di sposa e di madre, che ci proietta ulteriormente verso una maggiore modernità del simbolismo correlato alla figura femminile.

La maternità, quale esperienza importante del mondo femminile, è comunque presente nelle creazioni dell'artista che riesce a rivisitarne gli aspetti e a darle un nuovo e più ricco significato nell'opera La Gestante. Le statua in terracotta raffigura una donna giunonica dal volto sereno e le forme del corpo morbide, simbolo di maternità come occasione per apprendere dalla gestazione l'atteggiamento mentale più appropriato per valorizzare tutti i propri talenti, a cui si può guardare come veri e propri frutti della persona, così come lo è il nascituro che porta in grembo.
Punto culmine di questa ricerca evolutiva è l'opera Nefertiti, dedicata alla celebre regina d'Egitto. Nell'opera l'artista è riuscita ad esprimere tutta la forza interiore ed il magnetismo di questa figura femminile molto carismatica, donna dotata di grande temperamento, intelligenza e di notevoli capacità politiche e diplomatiche. Il busto che la ritrae presenta dei dettagli ipnotici: il collo slanciato, la testa allungata quasi dai tratti alieni, la purezza delle linee del volto, la serenità dell'espressione, gli occhi socchiusi, attribuiscono alla sua figura un aspetto solenne e mistico, caricandola di un messaggio di forza interiore capace di segnare il percorso di vita esteriore ed elevare la donna verso un destino grandioso.
Non poteva mancare all'interno di questo viaggio rappresentativo della psiche femminile anche la magica esperienza dell'amore e dell'erotismo. Anche questi concetti vengono espressi in modo originale dall'artista e vestiti da nuove forme che esulano dal linguaggio simbolico classico.
Ecco quindi che con l'opera Sogno Erotico l'erotismo si connota di un'accezione meno fisica e più spirituale; il corpo sinuoso di una donna appoggiato come in un abbraccio estatico su una grande testa di uomo evoca un concetto di erotismo come innamoramento di sé stessi, inteso non come esibizionismo vanesio, piuttosto come forza interiore e capacità di conoscenza di sé tramite la relazione con l'altro.

Un'altra opera che veicola questo messaggio è il trittico dantesco degli Spiriti Amanti della Divina Commedia dedicato a Francesca ed a Cunizza da Romano. Tanti sono i personaggi femminili citati da Dante nella Commedia, ma tra questi spiccano le storie di queste due donne, attraverso le quali Dante racconta un concetto dell'amore e della sessualità piuttosto evoluto e molto vicino a forme di pensiero diverse rispetto al dogma dominante all'epoca, e per questo scelte anche dall'artista. Dante attribuisce a Francesca un ruolo di donna, determinato ad esprimere all'interno della Commedia, un preciso passaggio del suo percorso sapienziale: il risveglio dell'anima attraverso la morte, simboleggiato dal bacio con il principe Paolo. Francesca viene punita nonostante la sua purezza di cuore perché dimostra di non saper controllare il forte vento della passione e quindi per evolvere, dovrà morire a sé stessa. Cunizza da Romano, scopre l'esperienza dell'amore carnale, lascia suo marito per scappare con un Trovatore, si sposa poi di nuovo, viaggia e rivendica la sua libertà. Dante interpreta il suo modo di amare come un generoso donarsi reciproco e la colloca in Paradiso in quanto lei ama in maniera libera e consapevole.
Le bellissime creazioni di quest'artista evocano le tematiche sulla donna molto care all'illustre scultrice Rachele Bianchi, vissuta a Milano tra il 1925 e il 2018. Per questo le sue opere sono state scelte per essere esposte a Milano nell'Archivio Rachele Bianchi, che da diversi anni promuove il ruolo nella donna nella scultura e non solo, raccogliendo le più svariate istanze sociali e culturali delle donne.
Debora Giardino
Archivio Rachele Bianchi – Milano
7- 8 Maggio 2022
Temi di ricerca sull'evoluzione femminile della scultrice Clara D'Onofrio
Curatrici Clara D'Onofrio, Elena sacchi
Durata: 45 minuti
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