La finanza speculativa vuole il fallimento dell’Argentina

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L'Argentina non è in fallimento o . Se la finanza internazionale non avvierà ulteriori speculazioni per lucrare sulla situazione o, peggio ancora, per dare una lezione a chi nel 2001, nel corso di una crisi che aveva affamato gli argentini, aveva deciso di non pagare i debiti.

Da settimane il paese sudamericano ha riempito i notiziari, le pagine web e stampa dopo una sentenza della Corte Suprema americana nella persona del che ha imposto al governo di Buenos Aires di risarcire gli “hedge funds” che non avevano accettato la ristrutturazione del debito dopo il crollo del 2001. Un debito accumulatosi durante i terribili anni della dittatura e durante i governi successivi come quello di Menem che si indebitò per sostenere la crescita senza che le varie autorità internazionali, FMI in testa, avessero nulla da ridire.
Come ha spiegato il Ministro delle Finanze argentino Axel «dire che l'Argentina è in default è una vigliaccata atomica, poiché il paese ha la liquidità per saldare i suoi impegni abbiamo il denaro per pagare le scadenze di questo e dei prossimi anni»[1]. Questa affermazione è sostenuta dal fatto che il 26 giugno scorso il governo ha versato 800 milioni per pagare quei creditori che, dopo il default del 2001, avevano  accettato le ristrutturazione del debito avvenute nel 2005 e nel 2010. Ma il giudice ha bloccato i pagamenti perché devono essere pagati prima i “fondi avvoltoio”.
La presidente Cristina Fernandez de Kirchner e il suo Ministro delle Finanze si sono rifiutati categoricamente di eseguire l'ordine di pagare questi fondi speculativi. Si tratta di quel 7% di creditori che non aderì agli accordi e che avviò un procedimento legale contro l'Argentina.

Il più importante rappresentante degli “avvoltoi” è , direttore della , grande finanziatore del partito repubblicano e acceso difensore dei ricchi del suo paese. Singer è «molto influente a Wall Street, che conosce bene le strategie speculative di comprare debito quando il prezzo precipita per poi rivolgersi ai tribunali e reclamare il massimo guadagno. Negli anni '90 è riuscito così a intascare 43 milioni di euro dal Perù sborsandone solo 8 e altri 67 dal Congo, dopo averne pagati 15» [2].
La sentenza e i successivi obblighi di pagare questi fondi potrebbe comportare delle conseguenze di una gravità assoluta. Non solo per l'Argentina.
Infatti se non si  dovesse trovare una soluzione tra le parti per una clausola dei trattati di rinegoziazione del debito ( – Rights Upon Future Offers), se tra i creditori c'è chi ottiene migliori condizioni anche gli altri possono esigere le stesse condizioni. Questo vorrebbe dire che il debito argentino arriverebbe a 29 miliardi di dollari riportandola, questa volta si, al fallimento e alla distruzione di una comunità intera. Ma se l'Argentina dovesse trovarsi in queste condizioni ci sarebbero conseguenze dirette per altri paesi e si consoliderebbe un precedente per cui, qualunque nazione si  trovasse nelle stesse condizioni, diventerebbe vittima degli speculatori e dei tribunali. Tutti noi sappiamo la condizione del debito pubblico dell'Italia…

Non è un caso se più di cento economisti, Nobel compresi, abbiano indirizzato una lettera al Congresso americano, chiedendo di limitare i danni della sentenza che avrebbe conseguenze pesanti sul sistema finanziario mondiale. «In particolare l'ingiunzione che attualmente blocca i pagamenti dell'Argentina al 93 per cento dei detentori di bond del Paese, potrebbe causare un danno inutile alla finanza mondiale, come anche agli interessi americani, all'Argentina e ai 15 anni di politiche americane di alleggerimento bipartisan del debito» [3].
Inoltre in difesa della sovranità dell'Argentina sono accorsi molti stati dell'America latina. Nel frattempo Il governo argentino sta avviando le pratiche per una causa legale per impugnare il contratto con la Bank of New York Mellon dove erano stati versati i fondi per saldare il debito con i creditori con debito ristrutturato e ha presentato denuncia presso la Corte Internazionale dell'Aja contro i fondi speculativi e all'inchiesta condotta dalla Comisión Nacional de Valores (CNV) su una possibile truffa.
Sul fronte più direttamente collegato ad una soluzione del pagamento di questi crediti aggiuntivi, dopo la conferma – da parte del giudice -del mediatore e di altre udienze per una via d'uscita, una possibile soluzione potrebbe essere quella di pagare questi fondi attraverso un pool di banche lasciando fuori il governo e soprattutto eventuali ulteriori richieste di altri creditori.
Pasquale Esposito

[1] Fabrizio Verde, “Si vuole riportare l'Argentina al tempo della «buia notte neoliberista»”,www.lantidiplomatico.it, 2 agosto 2014
[2] Geraldina Collotti, “Ha vinto l'avvoltoio”, il manifesto, 1 agosto 2014, pag. 12
[3] Fabrizio Verde, ibidem

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