
La Grecia è di fatto fuori del vecchio continente. Certo gli ispettori della Troika (Fmi, Ue e Bce) continuano il loro andirivieni da Atene perché devono continuamente accertarsi del rispetto degli impegni assunti dal governo ellenico nei confronti dei creditori internazionali. E continueranno a farlo, anche con teleconferenze con i responsabili tecnici dei vari ministeri, anche perché da luglio si attende un miliardo di euro di finanziamento. Ulteriori verifiche dovranno constatare l'attuazione di altre privatizzazioni, riforme e misure di macelleria sociale che porterebbero 25.000 dipendenti pubblici, tra la fine di settembre e dicembre, in mobilità.
Si diceva che è fuori dell'Europa perché salvo la burocrazia tecnico-finanziaria di Bruxelles non interessa a nessuno. E forse tutti potrebbero essere interessati ad espellere la Grecia per aiutare il salvatag gio dell'Unione come si chiede il quotidiano greco Khatimerini [1].
Si possono trovare solo tracce sparse tra i media, tracce che evidentemente non mostrano quanta violenza il popolo greco continua a subire e molto al di là delle sue responsabilità.
Il quadro economico è quello di un paese che non ha più parametri assimilabili con il resto del continente. Dall'inizio del 2008, quando la crisi iniziò, l'economia greca perso quasi un quarto, in termini reali, del suo valore. E non si intravedono spiragli perché la disoccupazione continua ad inanellare record: l'ultimo dato ufficiale dell'Istituto di Statistica ellenico (Elstat) segna il 27,9% ma tra i giovani sino a 25 anni il tasso di disoccupazione è del 58,8%. Nell'eurozona a luglio la disoccupazione media era del 12,1% [2] e la forbice è destinata ancora ad allargarsi viste le misure di austerità che saranno adottate nei prossimi mesi.
Queste cifre non raccontano tutto sul mondo del lavoro perché l'Ispettorato del lavoro dell'Ika (il maggiore istituto di previdenza sociale greco) ha dichiarato, dopo un'indagine, che nel settore privato solo 700.000 lavoratori su 1,8 milioni di dipendenti ricevono lo stipendio ogni fine mese. Molti sono quelli che ricevono in ritardo, anche dopo dodici mesi, e a questo si aggiunge il mancato pagamento delle ferie da parte delle aziende che in alcuni casi approfittano della situazione. E i lavoratori per paura non aprono bocca.
Il risultato più drammatico è che oramai secondo l'ultimo rapporto delle Nazioni Unite una famiglia su cinque vive sotto la soglia di povertà con il conseguente fenomeno della malnutrizione anche tra i bambini. E non avendo nessuna soluzione che sia in grado di arginare questo fiume in piena che travolge le persone e i loro diritti fondamentali il governo ellenico ha deciso di consentire, nei supermercati, la vendita di cibi scaduti. Il ministro dello sviluppo economico Giorgos Stergiou ha spiegato che non ci sarebbero rischi per i consumatori visto che tutte le etichette con l'indicazione “da consumarsi preferibilmente entro” sono più una soluzione dei professionisti del marketing che una prescrizione per la salute dei consumatori. Se è parzialmente vera questa giustificazione va detto che il rispetto dei termini successivi alla scadenza standard è affidato al buon senso dei commercianti. Senza dimenticare che comunque la qualità dei cibi non sarà la stessa. E anche in questo la Grecia è fuori dall'Europa perché come scrive Fabio Marcelli «si tratta quindi di un indebito allentamento degli standard vigenti in materia di alimentazione e salute in netta contraddizione con norme sia europee che internazionali. Per quanto riguarda le prime basti ricordare la direttiva 2000/13 del 20 marzo 2013, relativa al ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri concernenti l'etichettatura e la presentazione dei prodotti alimentari, nonché la relativa pubblicità, la quale, smentendo Stergiou, collega l'informazione dei consumatori e la tutela della salute e stabilisce norme uniformi per il cosiddetto termine minimo di conservazione, costituito per l'appunto dall'indicazione di una data collegata alla dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”» [4].
Sono anche raddoppiati i suicidi nel periodo che va dal 2009 al 2011 che non può essere direttamente collegato alla profonda crisi ma come spiegare che la Grecia non è più il Paese con il minor numero di suicidi nel mondo?
Pasquale Esposito
[1] la domanda del quotidiano è citata in: Matteo Zola, “GRECIA: Dove Europa scende agli inferi. E tutti se ne fregano”, www.eastjournal.net, 13 settembre 2013
[2] “Crisi: Grecia; nuovo record disoccupazione al 27,9% a giugno”, ANSAmed, 12 settembre 2013
[3] “Crisi: oltre 1 milione di greci lavorano senza stipendio”, ANSAmed, 2 settembre 2013
[4] Fabio Marcelli, “Grecia: cibi scaduti, Europa pure”, www.ilfattoquotidiano.it, 4 settembre 2013
-----------------------------
-----------------------------
Se sei giunto fin qui vuol dire che l'articolo potrebbe esserti piaciuto.
Usiamo i social in maniera costruttiva.
Condividi l'articolo.
Condividi la cultura.
Grazie