
Il governo guidato da Valdis Dombrovskis è riuscito nel suo intento: il 5 giugno scorso la Commissione europea ha dato parere favorevole all'ingresso della Lettonia nell'Eurozona. Questo nonostante il parere contrario della maggioranza dei lettoni che, come molti altri cittadini europei, associa l'Euro e l'Europa, con la sua pressante austerità, alla crisi e al degrado sociale.
Lettonia. Riga, ponte Vanšu. Agosto 2012. Foto Ciro Ardiglione
Imants Kalniņš ex deputato, musicista e compositore nazionale aveva inviato qualche mese fa, in pieno processo di valutazione per l'ammissione, una lettera aperta indirizzata a tutti i cittadini e pubblicata su un quotidiano e dal titolo: «“Un Paese senza futuro. Per cosa abbiamo combattuto?”. La continua carica dei “valori occidentali” starebbe facendo della Lettonia una nazione senza futuro, a detta del grande compositore, che esorta i lettoni a difendersi dal processo di “fagocitazione” nell'Europa. ..“Tutto ciò che avremo dopo l'ingresso nell'Euro-zona saranno più problemi di quelli che ci troveremmo ad affrontare se non aderissimo. Non ci siamo mai espressi, come popolo, attraverso un voto, sulla nostra volontà di diventare parte di un'Europa federale: questo è il nocciolo della questione – non l'Euro, ma se vogliamo federarci con gli altri Stati europei”» [1].
Alle elezioni comunali svoltesi il primo giugno – per rinnovare 119 comuni grandi e piccoli – hanno vinto con ampi margini gli euroscettici.
Anche in Saeima, il Parlamento lettone, non c'è stato un plebiscito quando si è approvata la proposta pro-Euro perché i favorevoli sono stati solo 52 su 100 rappresentanti e con la coalizione di governo che disponeva di 56 seggi.
Lettonia. Riga, Doma laukums. Agosto 2012. Foto Ciro Ardiglione
L'entrata della Lettonia nell'Eurozona avverrà l'1 gennaio 2014. Questo è stato possibile perché il governo è riuscito a rispettare tutti i parametri delle normative di Maastricht richiesti per l'ammissione: inflazione, tassi d'interessa a lungo termine, deficit di bilancio pubblico, debito complessivo e stabilità del tasso di cambio.
L'inflazione nei dodici mesi da maggio 2012 ad aprile 2013 è stata dell'1,3% rispetto al parametro richiesto del 2,7% lasciando forti margini affinché si mantenga bassa anche in futuro. E questo anchhe in presenza di qualche movimento al rialzo in alcuni settori secondo il servizio di monitoraggio dei prezzi istituito dal ministero dell'economia lettone [2].
Il disavanzo pubblico ha subito una brusca frenata portandosi all'1,2% ben al di sotto del 3% richiesto. Anche l'ammontare del debito è diminuito tanto che alla fine del 2012 era il 40,7% del PIL (il parametro richiesto è 60%).
Stessa situazione per i tassi di interesse a medio e lungo termine: a fronte di un tasso richiesto del 5,5% nei dodici antecedenti aprile 2013 è risultato del 3,8%.
Infine il tasso di cambio del lats che durante il periodo dell'adesione all'ERM2 (European Exchange Rate Mechanism) le autorità monetarie sono riuscite a mantenere la moneta entro un margine di fluttuazione di ±1% attorno alla parità centrale.
Riga ha anche provveduto ad avviare riforme che daranno maggiore trasparenza negli istituti bancari e la Commissione europea ha chiesto di legiferare in favore di norme anti riciclaggio per impedire l'infiltrazione delle organizzazioni criminali e mafiose. Con la crisi di Cipro si molto parlato di capitali russi spostati dai conti bancari dell'isola a quelli del Baltico.
Lettonia. Riga, sede della Presidenza della Repubblica, Agosto 2012. Foto Ciro Ardiglione
Insomma la Lettonia con questi “numeri” è diventata il fiore all'occhiello degli esperti finanziari e degli alti funzionari della Troika perché, dopo aver rischiato di fallire durante la devastante crisi tra il 2008 e 2009, il paese accettò un prestito del Fondo Monetario internazionale e si attenne alle “regole” dettate dall'Istituto. Anche i “virtuosi” paesi del nord Europa, Germania in testa, vedono il “successo” lettone come la dimostrazione della giustezza delle loro posizioni e delle politiche di austerità. Intanto si sono garantite le loro posizioni in quell'economia evitando contraccolpi interni.
Anche Bruxelles vede la Lettonia come un esempio da seguire. Olli Rehn, Vicepresidente della Commissione responsabile per gli affari economici e monetari e l'euro, ha spiegato che «L'esperienza della Lettonia insegna che un paese può superare squilibri macroeconomici, anche gravi, uscendone rafforzato. A seguito della profonda recessione del 2008-2009, la Lettonia ha avviato un'azione politica risoluta che, supportata dal programma di assistenza finanziaria dell'UE-FMI, ha migliorato la flessibilità e la capacità di aggiustamento dell'economia nel quadro generale dell'UE per una crescita sostenibile ed equilibrata. E i risultati si vedono: nelle previsioni la Lettonia sarà quest'anno l'economia dell'UE in più rapida crescita».
L'aggiustamento della condizione finanziaria del paese è stata ottenuto con il solito metodo: licenziamento di un terzo dei dipendenti pubblici, tagli di stipendi, tagli agli investimenti pubblici e al welfare. Il risultato è che secondo Bloomberg «la disoccupazione a marzo del 2013 è scesa fino al 12,4 per cento, ma che il 21,9 per cento dei giovani è disoccupato e che molti stanno ancora emigrando. Il Guardian cita un rapporto del Baltic Centre for Economic Policy Studies secondo cui il 30 per cento della popolazione vive attualmente «in condizioni di grave povertà materiale» [3].
E se il premier Dombrovskis avrà nei prossimi dodici mesi come priorità la lotta alla diseguaglianza e alla povertà, l'assistenza sanitaria, strade e infrastrutture vuol dire che il paese è si cresciuto e si è stabilizzato ma in favore delle classi dominanti. È probabile che saranno impegni di facciata utili ad affrontare le elzioni del prossimo anno.
Pasquale Esposito
[1] Paolo Pantaleo, “LETTONIA: “Riga potrebbe non avere futuro in Europa”, www.eastjounal.net, 3 aprile 2013
[2] “Come vanno i prezzi in Lettonia, a sei mesi dall'ingresso nell'eurozona?”, balticanews.wordpress.com, 17 giugno 2013
[3] “La Lettonia verso l'euro”, www.ilpost.it, 6 giugno 2013
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