
Il disegno di legge del Guardasigilli Carlo Nordio per la riforma della Giustizia, si compone di soli otto articoli che comunque, a dispetto della esiguità numerica, penetrano con decisione sia nell'assetto del diritto processuale che su quello sostanziale, innestandosi sulla precedente riforma targata Cartabia.
Essendo ormai abituati a certi comportamenti trionfali del governo, il ddl è stato presentato in Aula il giorno successivo alle esequie di Stato per Berlusconi e nella maggioranza di governo non si è fatto mistero sulla coincidenza temporale, come fosse un riconoscimento alla linea politica dell'ex Primo ministro.
Se, come detto, i contenuti del disegno di legge trovano il consenso unanime dei partiti di maggioranza – condiviso anche da Azione e Italia viva – nettamente contrari si sono dichiarati il Pd e il Movimento 5 Stelle.
Il dibatto si è acceso particolarmente su due articoli.
Il primo degli otto articoli, che modifica i meccanismi processuali e che sicuramente creerà non pochi problemi, è quello che si propone di restringere la possibilità per la Pubblica accusa – cioè Pubblico ministero e Procura generale – di presentare ricorso in appello contro una sentenza di proscioglimento. Indubbiamente il provvedimento si pone come elemento di continuità con le proposte dei precedenti governi a guida Forza Italia ma lo stesso ministro Nordio già nei mesi precedenti aveva esposto il suo pensiero nel corso di una intervista, difendendo a spada tratta la riforma che avrebbe presentato basandola su di un ragionamento dai contorni essenziali e cioè: «Mi dovete spiegare come puoi condannare una persona quando un giudice precedente ha giudicato l'indagato non colpevole» aggiungendo poi: «possiamo anche ammettere che la sentenza di proscioglimento possa essere sbagliata perché sono stati commessi degli errori… ma in quel caso allora è meglio che il processo sia rifatto, come fanno gli anglosassoni nei pochi casi in cui l'ammettono» [1].
Ma l'accorto ministro sa benissimo che su questo tema pesa un precedente non certo confortante e cioè la c.d. «legge Pecorella» del 20 febbraio 2006, dal nome dell'ex avvocato di Berlusconi nonché ex presidente della Commissione Giustizia nel governo Berlusconi ter, dichiarata incostituzionale dalla Consulta nel 2007 in quanto si tentò di abolire l'appello da parte delle Procure contro tutte le sentenze di proscioglimento senza alcun limite. Memore di questo pesante precedente, il ddl ha riguardo soltanto alle sentenze su reati che prevedono una pena detentiva non superiore a quattro anni. Questo, per evitare di incorrere ancora una volta nel giudizio della Corte.
Per rimanere in tema di misure cautelari, è stato previsto il nuovo principio del contraddittorio preventivo che prevede che l'indagato sia sottoposto ad un interrogatorio di garanzia prima che la misura sia applicata. Ora questa nuova disposizione andrà testata alla prova dei fatti e cioè se idonea ad evitare fughe o distruzione delle prove.
Sempre nell'ambito delle modifiche procedurali introdotte con il disegno di legge, c'è quella riguardante la custodia cautelare in carcere prima del giudizio. La nuova modalità con la quale si dovrà decidere circa la privazione della libertà personale – per evitare, ad esempio, l'inquinamento delle prove o addirittura la reiterazione del reato – non verrà lasciata ad un solo giudice ma verrà istituito un collegio di tre magistrati. La finalità del provvedimento si inserisce in un'ottica spiccatamente garantista e non è stata sollevata alcuna obiezione. Il vero problema è soltanto di natura pratica in quanto la decisione sarà affidata non al Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) ma ad un Collegio di tre giudici.
Ed è questo il punto dolente della riforma che rischia di portare al collasso gli uffici giudiziari più piccoli, dove la funzione giurisdizionale è svolta da un numero esiguo di magistrati. Per ovviare a questa situazione, «questa disposizione, dato l'impatto sull'organizzazione dei tribunali, entrerà in vigore tra 2 anni per consentire un intervento di ampliamento della pianta organica dei magistrati di 250 unità» [2].
Forse l'unico provvedimento che ha riscosso maggiore condivisione, perché rafforza le tutele nei confronti delle persone sottoposte ad indagini, è quello che riguarda l'avviso di garanzia che ora dovrà contenere una sommaria descrizione di quanto contestato al soggetto indagato e questo per evitare il ricorso alla Polizia giudiziaria, tentando quindi di salvaguardare dal danno di immagine le persone indagate.
Il vero punto di frizione e di scontro tra il ministro Nordio e le opposizioni parlamentari, alle quali va aggiunta la dura contestazione dell'Associazione Nazionale Magistrati (ANM), riguarda essenzialmente due articoli della riforma e cioè il traffico di influenze e abuso di ufficio oltre l'ulteriore revisione delle modalità delle intercettazioni.
Circa il traffico di influenze illecite, previsto dall'articolo 346 bis del Codice penale, è punita «la condotta di colui che, vantando una influenza effettiva verso il pubblico ufficiale, si fa dare o promettere denaro o altra utilità come prezzo della propria mediazione illecita verso un pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio» [3]. Una norma questa che anche nella sua formulazione ha creato notevoli problematiche per la sua applicabilità e ora viene ridimensionata portando a punire solo le condotte più gravi con un innalzamento delle pene minime. C'è poi il nodo del reato di abuso di ufficio. Su questo punto Nordio ha proceduto senza alcuna esitazione, incurante delle numerose critiche che gli sono piovute addosso. La ratio del provvedimento è chiara: «L'abuso di ufficio era ed è ancora un reato così evanescente che complica soltanto le cose senza aiutare minimamente, anzi ostruendo le indagini, perché intasa le Procure della Repubblica di fascicoli inutili» [4].
La risposta dell'ANM per bocca del presidente Giuseppe Santalucia non si è fatta attendere, e dopo aver definito sostanzialmente il ddl un piccolo disegno di legge, sull'abuso di ufficio si è così espresso: «è un intervento che non tiene conto di una modifica del 2020 che ha ristrutturato il reato; e quella “paura della firma”, che merita considerazione, da quella data non ha più ragione di essere. Eliminare questa norma così ristretta non è un bene perché lascia scoperti comportamenti che esprimono un disvalore penalmente rilevante»[ 5]. Il ministro Nordio, evidentemente indispettito da questa decisa presa di posizione, ha liquidato il tutto ritenendo «inammissibili» le osservazioni del Presidente Santalucia. Come molti membri di questo governo anche il Guardasigilli sembra allergico alle critiche, questa volta più che meritate se si tiene conto che all'inaugurazione dell'Anno giudiziario presso la Corte di Cassazione il 26 gennaio scorso aveva dichiarato solennemente: «Ogni futura riforma, prima di essere affidata alle valutazioni del Parlamento sovrano, si comporrà attraverso l'ascolto di tutte le voci del sistema giustizia, dall'avvocatura all'accademia e alla magistratura» [6].
Evidentemente così non è stato e le critiche arrivano anche dal mondo dell'avvocatura per bocca dell'avvocato Franco Coppi, già ex legale di Berlusconi, il quale ha bocciato l'abolizione dell'abuso di ufficio temendo in pratica che i pm, scomparsa quella forma di reato, indaghino per altre strade magari per corruzione.
Ma sulla cancellazione di questo reato non sono piovute solo critiche, perché ad esempio – pur rimanendo nel perimetro di un cauto ottimismo – il Presidente dell'Associazione Nazionale Comuni d'Italia (ANCI) Antonio De Caro ha tenuto a precisare: «dobbiamo ricordare che nel 93% dei casi le inchieste per abuso di ufficio non arrivano nemmeno al giudizio. Ogni giorno un sindaco deve decidere se firmare un atto, rischiando l'abuso di ufficio, o non firmarlo rischiando l'omissione in atti di ufficio e questo rallenta le procedure proprio quando ci viene chiesto di accelerare sui progetti Pnrr. Non abbiamo mai chiesto l'impunità. Chiediamo solo certezze» [7].
Altro pesantissimo scontro è quello tra il ministro e mondo dell'informazione e riguarda la riforma del sistema delle intercettazioni.
Semplificando possiamo dire che il ddl non prevede restrizioni sull'utilizzo di questo strumento al fine delle indagini, ma pone un ulteriore limite alla pubblicazione dopo la prima «stretta» già operata con la riforma targata Cartabia. Si amplia l'obbligo di vigilanza del Pm sulla redazione dei rapporti di polizia, nella richiesta poi di misura cautelare non devono esserci dati personali di terzi diversi dalle parti se non necessari al fine delle indagini.
La restrizione insomma non tocca lo strumento intercettazione in sé e per sé ma va a provocare una più che probabile alterazione delle regole del diritto di cronaca dove da una parte c'è il diritto inalienabile del cittadino di essere informato e dall'altra il dovere del giornalista di informare. E proprio su questo punto si è registrata la dura reazione della Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI) che attraverso i commenti del Presidente Vittorio Di Trapani e della Segretaria generale Alessandra Costante hanno ribadito la necessità:« di trovare il giusto equilibrio tra due principi di rango costituzionale quali sono il diritto alla tutela della dignità e onorabilità delle persone e il diritto ad informare e a essere informati. Si corre il rischio di tornare a far scivolare l'Italia nelle classifiche dei Paesi liberi in cui il giornalismo deve essere il cane da guardia della democrazia. Se si dovessero concretizzare nuovi bavagli valuteremo le forme di mobilitazione più efficaci a tutelare il diritto dei cittadini ad essere informati»[8].
Ma Nordio non è solo in questa battaglia perché molti illustri giuristi si sono schierati senza riserve a favore del provvedimento, come ad esempio Giovanni Maria Flick, già presidente della Corte Costituzionale, il quale sinteticamente ha ribadito che: «da giurista vi dico che Nordio non sbaglia. Che il problema intercettazioni esista ne sono convinto da almeno 25 anni». Fin qui ovviamente vale il rispetto delle opinioni, ma il punto sul quale il giudizio del magistrato ha una caduta di stile è quando tocca l'argomento giornali dove deliberatamente instilla un dubbio direi grossolano e cioè: «resta da chiedersi se la diffusa contrarietà del mondo dell'informazione sia il legittimo campanello d'allarme per il timore di un attacco alla libertà di stampa o se l'informazione sia solo preoccupata non per la minore libertà ma per il menù meno ghiotto servito dai giornali» [9].
All'elenco dei sostenitori del provvedimento governativo c'è da aggiungere il commento di Fausto Bertinotti che in una lunga intervista ad un quotidiano ha dichiarato: «oggi più che ieri abbiamo bisogno di un giornalismo di inchiesta in grado di intervenire su nuovi e vecchi potentati ma esso non può diventare la longa manus delle procure. L'uso così diffusivo delle intercettazioni è la spia di una malattia. Le captazioni telefoniche sono uno strumento esterno all'attività giornalistica, uno strumento fuori dal controllo del giornalista e fuori dal controllo di tutti. Il parlato, come è noto, è altamente manipolabile» [10].
Il ddl a firma Nordio rappresenta a tutti gli effetti la volontà di voltare pagina sul complesso tema della Giustizia e se il governo non incontrerà ostacoli insormontabili, mi spingo a dire che la successiva mossa sarà quella di rimettere mano pesantemente anche sulla riforma Cartabia risolvendo, a modo loro, il delicatissimo problema della prescrizione.
Stefano Ferrarese
[1] https://www.ildubbio.news/giustizia/carlo-nordio-elimineremo-lappello-per-lassoluzione-in-primo-grado-ulb2k4iy, 15 marzo 2023
[2] https://www.ilriformista.it/giustizia-cosa-prevede-la-riforma-nordio-approvata-dal-cdm-la-scheda-362978/, 16 giugno 2023
[3] https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaArticolo?art.versione=2&art.idGruppo=27&art.flagTipoArticolo=1&art.codiceRedazionale=030U1398&art.idArticolo=346&art.idSottoArticolo=2&art.idSottoArticolo1=10&art.dataPubblicazioneGazzetta=1930-10-26&art.progressivo=0, 24 giugno 2023
[4] Paolo Frosina, https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/06/17/riforma-giustizia-nordio-delegittima-lanm-nostro-interlocutore-il-csm-non-il-sindacato-e-sullabuso-dufficio-e-un-reato-evanescente/7197986/, 17 giugno 2023
[5] https://www.ildubbio.news/interviste/santalucia-non-cerchiamo-lo-scontro-ma-lanm-non-stara-in-silenzio-nig5w4m9, 20 giugno 2023
[6] Giovanni Lamberti, https://www.agi.it/politica/news/2023-01-27/giustizia-meloni-nordio-avanti-su-riforma-asse-fi-terzo-polo-19822017/?utm_source=Adwords&utm_medium=cpc&utm_campaign=Traffic&gclid=EAIaIQobChMIu6SflMbZ_wIVB_jtCh1YvQugEAMYASAAEgI06PD_BwE, 27 gennaio 2023
[7] https://www.adnkronos.com/abuso-dufficio-nordio-progetto-riforma-pronto-ce-accordo-politico_7ycNR7YxzmjbOLLC0bakUv?refresh_ce, 25 giugno 2023
[8] https://www.fnsi.it/intercettazioni-fnsi-unico-criterio-di-riferimento-deve-essere-linteresse-pubblico-a-sapere, 14 giugno 2023
[9] https://www.tempi.it/riforma-della-giustizia-nordio-non-sbaglia/, 23 giugno 2023
[10] Annalisa Chirico, https://www.ilfoglio.it/giustizia/2023/06/19/news/sacrosanto-abrogare-l-abuso-d-ufficio-parla-bertinotti-5403543/, 20 giugno 2023
-----------------------------
-----------------------------
Se sei giunto fin qui vuol dire che l'articolo potrebbe esserti piaciuto.
Usiamo i social in maniera costruttiva.
Condividi l'articolo.
Condividi la cultura.
Grazie