La parola come arma rivoluzionaria di Octavio Paz

Le parole

history 5 minuti di lettura

Il testo di , autore di ampio respiro, si incentra sul tema ricorrente nella sua opera della parola con cui l'uomo si scopre prigioniero della solitudine, ma anche immerso nella totalità dell'esistenza.

Parole? Sì, d'aria,
perdute nell'aria.
Lascia che mi perda tra le parole,
lascia che sia l'aria sulle labbra,
un soffio vagabondo senza contorni,
breve aroma che l'aria disperde.
Anche la luce si perde in sé stessa.[1]

Capire una vuol dire, in primo luogo, udirne il suono. La verità è nell'atto magico della risonanza che genera la magia dell'incontro tra la parola sfuggente e chi anela all'indicibile. Questa la sua concezione e, nel contempo, la dichiarazione poetica del poeta messicano Octavio Paz: è un'esperienza epifanica la poesia, tra voce e silenzio, fra voce e senso sfuggente, le parole oscillano tra la totalità e la scomparsa totale del senso, come sostiene anche Jacqueline Risset, e nell'atto di scardinare il mistero, di recuperare l'antico linguaggio perduto, diviene «fuoco sempre vivente, che con misura divampa e con misura si spegne» dice Eraclito. Così Paz sembra invitare il lettore a immergersi nelle parole che si librano nella loro bellezza nel loro mistero, effimere e sfuggenti come l'aria nella loro infinita polifonica polisemia. Il compito del poeta è scavare nella parola, indicare soglie nuove dentro percorsi antichi con metafore, analogie, evocare dentro l'ordine insorto e la sua sete d'infinito. Anche la luce si perde in sé stessa sintetizza il significato profondo del testo: la bellezza delle parole e della luce risiede proprio nella loro fugacità e nella loro capacità di sfuggire alla nostra comprensione. «L'uomo ispirato, colui che davvero parla, non dice nulla di suo; per la sua bocca parla il linguaggio» sembra dire Octavio Paz e sono le grandi opere che trasformano le nostre percezioni, perché la pulsione visionaria del poeta cerca uno spazio per la comprensione dell'universo, aggiungiamo noi.

 Octavio Paz (Città del Messico 1914-1998) è uno dei maggiori poeti latinoamericani del Novecento, fine saggista e scrittore, formatasi nel clima del surrealismo francese, nei cui versi assumono un'importanza centrale la riflessione sull'identità messicana e il tema della solitudine. Il diffondersi delle   avanguardie fa della Francia, da Baudelaire alla Seconda guerra mondiale, il paese al quale guardare con maggior interesse, per quanto riguarda la poesia. Appartiene alla cosiddetta generazione del '27 che prende il nome dall'anno in cui si formò un gruppo di scrittori, cui appartenevano, fra gli altri, Jorge Guillén (1893-1938, Federico García Lorca (1898-1936), Rafael Alberti (1902-1999). Nipote dello scrittore Ireneo Paz, Octavio nacque a Città del Messico nel 1914, in un mondo in piena rivoluzione che si avviava precipitosamente verso la Grande Guerra. L' impegno dalla parte repubblicana, nella guerra civile, che caratterizzò i poeti del gruppo costituì lo sbocco conseguente del loro impegno civile.  Manifestò ben presto un precoce talento letterario, Giovanissimo già pubblicava i suoi primi lavori su prestigiose riviste letterarie. Completò gli studi in filosofia e arti presso l'Università nazionale e si dedicò con passione alla parola come arma rivoluzionaria e come strumento di riflessione politica. La società e la politica furono per Octavio Paz sempre inscindibili dalla sua poesia d' avanguardia che mira a una rielaborazione consapevole della propria funzione e al recupero di un senso esistenziale, seppur problematico. Nel 1974 in una monografia espone la sua idea di modernismo. Secondo Paz esiste una connessione tra modernismo ispano, sulla linea interrotta del romanticismo, basata sulla poetica dell'analogia e della metafora e risente del simbolismo europeo. Il suo intento è di elaborare un'arte e una società nuove, libere e creative, tali da consentire la realizzazione dell'essenza profonda dell'uomo e come strumento di azione. La sua ideologia fu sempre legata al pensiero di sinistra, sebbene in seguito prenderà le distanze dall'estremizzazione del Comunismo. Negli anni trascorsi a Parigi, Paz si avvicinò al socialismo utopistico e al marxismo. Grazie alla sua professione diplomatica viaggiò molto per tutto il corso della sua esistenza: visse a lungo negli Stati Uniti, Spagna, Francia e persino in India e Giappone dove conobbe la filosofia orientale che avrebbe influenzato una parte sostanziale dei suoi scritti. In seguito al massacro avvenuto il 2 ottobre 1968 in piazza delle Tre Culture a Tlatelolco, in Messico, Octavio Paz decise di lasciare il proprio incarico di ambasciatore diplomatico in segno di protesta e si dedicò quindi all'insegnamento presso università americane ed europee. Nel 1990 il premio Nobel per la letteratura, coronamento di una carriera esemplare già precedentemente riconosciuta con il più alto riconoscimento letterario dell'America Latina, il Premio Cervantes (1981). Octavio Paz morì il 19 aprile 1998 nella sua città natale, all'alba di un nuovo giorno. Aveva 84 anni, da tempo era malato di tumore.

scritto di Maria Allo
immagine e voce di Maria Grazia Galatà
musica di GianLuigi Bozzi

[1] Destino del poeta è il titolo della poesia presente nella raccolta di Octavio Paz, Libertà sulla parola (Guanda, 1965, COLLANA FENICE 14, trad. ita. G. Bellini)

canale telegram Segui il canale TELEGRAM

-----------------------------

Newsletter Iscriviti alla newsletter

-----------------------------

Se sei giunto fin qui vuol dire che l'articolo potrebbe esserti piaciuto.
Usiamo i social in maniera costruttiva.
Condividi l'articolo.
Condividi la cultura.
Grazie

In this article
No widget found with that id