
Maria a Dublino: Faber est suae quisque fortunae.
Piacere Maria, Stefania per l'intervista. Sorride da dentro un cappello di lana grossa a trecce viola con un enorme pon pon in cima.
Maria Ludovica veramente, o Ludovica o Ludo o Luvi o Lulli…
Ecco già capisco il problema del nome doppio, soprattutto a Dublino…
Entriamo che ci ripariamo dal vento. Un piccolo caffè francese, un cioccolato caldo e inizia a chiacchierare… Senza bisogno di alcuna domanda…
– Sono qui, mi sembra la mia città, il freddo, la pioggia mi sembrano bellissime, io che soffro il freddo, il freddo di Dublino è un bel freddo, è libero…
Occhi grandi curiosi aperti a capire se quello che dice mi va bene o meno…
– Giovanissima 23 anni e mezzo, da Roma a Dublino in un lampo…
“Io l'ho pianificata Dublino, prima ci sono stata in vacanza e ho girato tutte le scuole di circo qui, poi sono andata, umile umile, a fare una lezione all'Aerial cirque e … Se ne sono accorti subito che ci sapevo fare… La Fondatrice e Direttrice dell'Aerial Cirque, Ria, neanche mi aveva risposto alla mail con cui proponevo la mia candidatura come Trainer… Poi mi hanno visto come so volare sui tessuti…
Il giorno dopo mi scrive la Direttrice che mi vuole vedere per parlarmi. Chiamo subito mamma, agitatissima-
– Mamma, mi ha scritto
– Ria, mi vuole parlare…. Non è che mi dice di lavorare qui? Oddio che paura!‘
Mamma: “Attenzione a ciò che desideri, potresti ottenerlo… Ma come … hai detto che volevi lavorare là … l'hai scelta fra tutte e ora? Dai vai, senti cosa ha da dirti...”
– Insomma mi chiede se posso occuparmi di una masterclass, fantastico! Finisco e Ria mi dice verresti qui a Dublino da settembre per sei mesi? Posso darti 10 ore a settimana e vediamo se anche qualche spettacolo… Sono previsti il sabato… sera
– Non ci potevo credere, telefono a Guido, il mio Coach a Roma e gli racconto tutto e lui da quel giorno mi chiama ‘il tipo magico‘

Sorrisi e mani a giocare quando racconta “le origini dei sei mesi” a Dublino. Quasi sembra non crederci le sia accaduto.
– Poi sei partita dunque a settembre?
– No, a settembre sarebbe stato impossibile, ho prima riassegnato tutti i corsi che tenevo a Roma, con colleghi, altri insegnanti disponibili, sono andata a salutare tutti gli allievi. Sono andata a ottobre, dal primo ottobre. E la mia vita “da grande” è cominciata qui, lavorando in inglese.
– Una curiosità ma come hai iniziato a praticare questa disciplina, come si chiama acrobatica?
– No, si chiama tessuti aerei o aerial silk, quando dico acrobata aereo pensano agli aeroplani…
Frequentavo un master di musical a Roma, dopo il liceo e una collega del master mi ha detto, vai a provare una lezione di tessuti aerei, ci sono due ragazzi che lo fanno Luca e Ramona, sono bravissimi mi hanno detto.
Sono andata immediatamente a vedere, mi sono arrampicata senza fatica, quasi volteggiavo nell'aria, faccio danza da quando ho 4 anni, e non
ho più smesso. Scoprii quel giorno che potevo ballare volando cioè volare ballando… e me ne sono innamorata, cinque anni di tessuti, mi sono certificata International trainer qui a Dublino, grazie a Ria che mi ha permesso tutto questo.
E ti racconto anche un'altra cosa, per diventare autonoma da mamma e papà ho portato i curriculum nei bar, vicino alla scuola, anzi ne ho scelto uno di fronte alla scuola, avevo molto tempo durante il giorno e, avendo fatto l'educatrice dei bambini nei soggiorni estivi, da 18 anni in poi, lavorato in un bar di paese di collina, so fare i caffè muovermi dietro a un bancone, e quindi ha consegnato 3 cv. Sarebbe stata anche l'occasione per fare amicizie nuove, per allenare ancora di più il mio inglese, e guadagnare più soldi. Mi hanno preso subito da Fallon & Byrne… il bar più elegante di Dublino, di fronte alla scuola di circo. Sorride largo quando dice questo.
Guido ha confermato, due volte, il mio soprannome…
– Cosa succede quando realizzi una nuova coreografia?
– Parlare di concentrazione, propriocezione, alimentazione, allenamento in palestra con sollevamenti di 80 kg con le braccia per arrampicarti senza fatica sul tessuto. Allenamento ripetuto delle figure aeree allo specchio, messa a punto delle sequenze delle figure, le entrate, le uscite, le salite, le cadute, armonizzare la musica alla performance che farai eccetera e poi se anche dici quella cosa del saper dosare le forze il 30% per riscendere.
Quando monto una coreografia di tessuti aerei la prima cosa che faccio è lavorare su una profonda analisi della musica e dei tempi del brano. Se la coreografia rientra in uno spettacolo o evento particolare, mi lascio guidare dall'idea del regista per poter mettere a frutto la sua visione. Se mi lasciano carta bianca allora seguo la mia immaginazione.
Sulle battute “forti” della musica, costruisco i quadri e i movimenti “centrali” dell'esibizione.
Il mio lavoro si basa sull'immaginazione: quando ascolto una musica su cui devo costruire la mia performance, chiudo gli occhi e comincio a sognare, cercando di immaginare i miei movimenti dall'esterno, così da avere una visione completa e oggettiva di quello che sto andando a creare.
Parte principale del mio lavoro è la concentrazione, necessaria prima di andare in scena. Trascorro 5-6 minuti prima di andare in scena per concentrarmi, ma allo stesso tempo per caricarmi. La mia concentrazione è la mia carica.
–
Ora che l'esperienza di Dublino si è conclusa mi sembra positivamente, hai progetti di cui ci vuoi raccontare?
– Certo! Il mio obiettivo due anni fa quando mi sono preparata molto bene in Italia studiando intensivamente inglese per 8 mesi, i sentivo sicura per Dublino, erano e rimangono gli Stati Uniti, dove le cosiddette “arti minori”, hanno spazio, fondi e molto pubblico.
– Quindi ancora estero non Italia …
– Stefania, in Italia non c'è molto per i giovani in generale, figurati per gli artisti…
Sai cosa mi piace degli irlandesi e degli americani? Parlano diretto e chiaro, fanno patti che rispettano, se fai qualcosa al di sotto delle loro aspettative te lo dicono, ti restituiscono il cosiddetto feedback, nel bene e nel male, curano la tua crescita, ci tengono che impari qualcosa in meglio.
Ti valorizzano quando una cosa la fai bene, una qualunque cosa, e il premio lo vedi in riconoscimenti circostanziati e anche in denaro.
Chiari, semplici, it's a job, well done, wow, you are amazing, you're wrong here….
Ecco, questo in Italia manca, peccato.
Andrò a volare dove mi apprezzano, finché dura. Mi hanno chiamato, fin da subito, la ragazza con le ali.
Il tuo sogno ora?
Il mio sogno è di aprire una scuola, con il mio stile di aerialist.
– E dove?
– Questo ancora non lo so, ho tempo per pensarci. Grazie di avermi intervistata.
Mi dà due bacetti sulla guancia e mi porge la mano con cui si solleva, anche a 30 metri… Delicata, gentile, affettuosa. Una brava ragazza italiana.
Stefania Ratini
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