
L’articolo uno della Costituzione recita prima di ogni altra cosa che “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. E invece di lavoro continua ad essercene poco e con minori diritti e soprattutto dobbiamo assistere alla morte di un lavoratore ogni 8 ore e al ferimento di un altro ogni 50”.
Una strage inammissibile, su cui si continua a parlare specie nelle occasioni come quella di ieri Giornata nazionale vittime sul lavoro, ma azioni non se ne vedono. I motivi? Ispettori delle Asl ed è quindi più facile non rispettare le norme che già di per sé consentono scappatoie, organi di vigilanza che non riescono a coordinarsi e le Regioni che hanno approcci diversi alla politica di prevenzione.
Negli ultimi dieci anni le vittime sul lavoro sono state 17.000. Nei primi otto mesi di quest’anno, le denunce di infortuni sul lavoro e malattie professionali sono state oltre 416.000, con 685 morti, leggermente meno rispetto allo stesso periodo del 2018 quando però c’erano stati i morti sul ponte Morandi.
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