
Al via un mondiale che si annuncia avvincente e incerto: 7 case ufficiali, più di 30 moto, un regolamento nuovo di zecca per la Superpole. E già le prime sorprese: l’esordiente Spies (Yamaha) davanti a tutti e le accuse della Suzuki all’Aprilia : “la loro moto è un prototipo, qui non può correre”.
La Superbike c’è ed è in splendida forma: questo il messaggio forte e chiaro che emerge da Phillip Island, la meravigliosa pista australiana a picco sull’oceano che ospita la gara inaugurale della ventiduesima edizione del Mondiale Superbike.
Mentre il Motomondiale mugugna, dibattendosi tra misure anticrisi, budget ristretti, penuria di sponsor e moto, la cugina Superbike sorride fiduciosa. “Sono convinto che quello che sta per iniziare sia il miglior campionato mondiale Superbike mai visto” – ha dichiarato Paolo Flammini, CEO di Infront Motor Sport (la società che organizza e gestisce il mondiale Superbike) lo scorso gennaio durante i test invernali – “con 7 case ufficiali e trentatré moto stabilmente sulla griglia di partenza assisteremo a bellissimi duelli in pista e sono certo che gli appassionati potranno godere di uno spettacolo bellissimo”. [1]
Interrogato sulla formula magica alla base dell’ottima salute di cui gode la Superbike, in netta controtendenza rispetto a tutto il resto del mondo delle corse, Flammini ha risposto indicando i due elementi chiave di tanto successo: “Costi abbordabili e livello di competitività uguale per tutti”. Come sottolineato sempre dallo stesso Flammini “ il rapporto costi / benefici [di un investimento] è importantissimo, ora più che mai. Negli anni scorsi la Superbike ha dimostrato come da noi questo rapporto sia efficace e vantaggioso” [2].
L’introduzione della monogomma – avvenuta ormai due anni fa – e le progressive modifiche tecniche sulle moto imposte dal regolamento, hanno abbassato i costi favorendo da un lato l’ingresso di numerosi team privati e contribuendo, dall’altro, a livellare le prestazioni delle moto esaltando le capacità di guida del pilota e rendendo le gare incerte fino all’ultima curva.
Un campionato caratterizzato dunque da un giusto equilibrio tra costi sostenibili e spettacolo, dove vi è anche spazio per le novità. Come la nuova formula per la superpole che spedisce in soffitta il giro secco a favore di tre sessioni a eliminazione progressiva alle quali partecipano i primi venti migliori piloti. La prima frazione prevede l’esclusione di quattro piloti; i sedici rimasti passano alla seconda sessione dalla quale emergono, a loro volta, i magnifici otto che si contenderanno le prime due file della griglia.
Un’emozione in più per spettatori e piloti che, diversamente da quanto accade in MotoGp, qui fanno ancora la differenza. E lo dimostra il fatto che, per il proprio debutto, due case come l’Aprilia e la BMW abbiamo scelto piloti del calibro rispettivamente di Max Biaggi e Shinya Nakano e l’accoppiata Troy Corser e Ruben Xaus.
Un parterre de roi direbbe qualcuno, un campionato aperto e senza favoriti, diciamo noi. Orfano del tre volte campione del mondo Troy Bayliss, che ha appeso il casco al chiodo alla fine della stagione scorsa, il Mondiale 2009 si presenta ricco di sorprese.
E la prima non si è fatta attendere. L’esordiente texano Ben Spies (Yamaha) che in vita sua mai aveva corso sulla pista di Phillip Island, si è messo tutti alle spalle, precedendo un sorprendente Max Biaggi (Aprilia) e un altro esordiente, l’inglese (anche se è nord irlandese) Jonathan Rea (Honda). Completa la prima fila il ceco Jakub Smrz, in sella a una Ducati privata, protagonista delle prove di ieri.
Vittime eccellenti della nuova formula della superpole sono stati i due piloti BMW Troy Corser e Ruben Xaus, eliminati addirittura nella prima frazione (“gomme troppo conservative” ammetterà la squadra) e Noryuki Haga (Ducati) anche lui con problemi di gomme, che non supera la seconda. Decisamente meglio il suo compagno di squadra Michel Fabrizio, quinto.
Ma la vera bomba della giornata scoppia alla fine delle prove quando un inferocito Francesco Batta, patron della Suzuki Alstare, si scaglia contro l’Aprilia : “La RSV è un prototipo, non dovrebbe correre qua in mezzo, non è giusto e a fine gara faremo reclamo” [3]. Batta non ha aggiunto ulteriori dettagli circa le presunte irregolarità che dovrebbero tuttavia riguardare dettagli tecnici delle moto di Biaggi e Nakano visto che la Federmoto Internazionale ha certificato, così come richiesto dal regolamento, la messa in produzione di 250 esemplari di RSV di serie. [4].
E lo spettacolo continua….
Alessandra Rossi
[1]; [2] www.worldsbk.com
[3] www.gazzetta.it
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