La vita di Adele. Educazione sentimentale senza infingimenti

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Un filo rosso unisce l'esistenzialismo di Sartre, la pittura di Egon Schiele, l'introspezione dei romanzi di Marivaux ed il maturare di una propria coscienza critica e di una propria identità sessuale.

Adele, ultimo anno di liceo, appassionata di letteratura, vuole una vita autentica, intensa, vera. Al di là delle convenzioni, delle sovrastrutture e del conformismo puritano che la sua educazione borghese le impongono, vuole costruirsi un suo modo di essere, un'identità che le consenta di sentirsi se stessa, di assaporare la vita gustandone appieno ogni momento. E lo fa allontanandosi senza tentennamenti dalle amiche della scuola e dal ruolo che queste le hanno cucito addosso, ed inseguendo una traccia: quella che corre lungo il sentiero impervio e scosceso che il suo istinto le suggerisce. Lo fa incrociando lo sguardo con quello di Emma (capelli azzurri, fare ribelle, studentessa di Belle Arti e pittrice), in una strada di Lille prima ed in un bar lesbico qualche giorno più tardi. Dando così avvio ad un rapporto straordinariamente intenso e vitale, che dà al racconto filmico il sapore forte di un realismo assoluto, di una narrazione senza filtri, di una rappresentazione priva di infingimenti: sguardi sempre credibili, espressioni autentiche ed estrema naturalezza, da parte delle due eccezionali interpreti femminili, anche nelle goffe e cariche scene di sesso con cui Kechiche (già acclamato autore di Venere nera e Cous cous e vincitore della Palma d'Oro all'ultimo Festival di appunto con La Vie d'Adèle) scandisce quasi contrappuntisticamente la quotidianità delle due amanti.

I loro rapporti amorosi sembrano invero evocare nel contorto e tormentato ricercarsi che li caratterizza proprio l' (che più volte torna nel film come un refrain), il disagio che traspare dalle sue tele, la solitudine dei suoi corpi attorcigliati. Ma qui, pare potersi dire, l'immagine supera la propria valenza rappresentativa per assurgere ad una concretezza espressiva che fa quasi del simbolo il reale e del racconto la vita stessa.
Genesi e sviluppo di un rapporto amoroso, allora, che scaturisce prorompente e travolge qualsiasi cosa incontri sul proprio cammino, che dà pienezza di vita e spessore al proprio vissuto.
Ma, inevitabilmente, anche suo declino. Ed il declino inizia una sera, durante una festa a casa di Emma, ove si riunisce il gruppo di persone che quest'ultima frequenta: un gallerista, alcuni artisti, un attore. Su uno schermo viene proiettato, visione di sottofondo ed inquadratura in profondità di campo al tempo stesso (la scelta del film mostrato ha un'evidente valenza narrativa), “Lulù – Il vaso di Pandora”, di Pabst. E, come per la splendida Louise Brooks, anche per Adele comincia una lenta ma inesorabile discesa agli inferi. Ancora una volta, raccontata con estremo realismo.
Adele, durante la festa, appare distante dal mondo di Emma. Si sente sminuita e a disagio. Sembra quasi una figura di contorno nel contesto intellettuale che circonda Emma. Di lì a poco, la solitudine prende il sopravvento su Adele. La debolezza che ne deriva porta quest'ultima a commettere un errore. E dall'errore commesso non c'è modo di tornare indietro: la purezza dell'amore, pare volerci dire sconsolato Kechiche, è un concetto astratto che non trova cittadinanza nel luogo del reale.

In amore, non è ipotizzabile una totale decontestualizzazione dalla realtà sociale in cui si è calati, non è possibile prescindere dalle proprie origini (la famiglia di Adele è molto più conformista e borghese rispetto a quella di Emma) ed ignorare la direzione verso cui si sta andando (Adele è sempre stata attratta dall'idea di insegnare, sebbene Emma insista perché lei diventi scrittrice). La rottura è consumata, il racconto compiuto.

Gianfranco Raffaeli

Scheda del film:

Titolo originale: La Vie d'Adèle – Genere: Drammatico – Origine/Anno: Francia/2013 – Regia:  Abdellatif Kechiche – Sceneggiatura: Abdellatif Kechiche, Interpreti: , , , , , Montaggio: Camille Toubkis, Albertine Lastera, Jean-Marie Lengelle, Ghalya Lacroix – Fotografia: Sofian El Fani – Scenografia: Julia Lemaire

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