L’architettura delle donne IV. Urbanistica

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L’ultima conquista femminile, meno esplicita e non immune ancora da contrasti incomprensibili, si svolge, silenziosa, nel campo specifico dell’Architettura “espansa” allo spazio complesso, trasformandosi in Urbanistica. È molto più bello questo processo di “estensione” culturale, che risolve, più in generale, la strana e perdurante dicotomia tra “Architettura” (autonomia espressiva puntuale) e “Urbanistica” (“Architettura urbana“, che conquista spazio progressivo). In una contaminazione reciproca e sintesi finale.
Questa antica e nuova evoluzione è ancora insufficiente, mentre si può immaginare che, proprio l’entrata in campo della Donna, potrebbe diventare determinante a favore di un processo di innovazione generale delle città e del loro territorio di riferimento. La Donna da sempre più interessata nell’interior Architecture, ora, con tipica “curiosità” prorompente, va in avanscoperta in spazi “vasti“, con uno spirito pionieristico, dall’Uomo ha già consumato.
I residui di resistenze stupide, in Architettura e nella sua naturale “estensione urbanistica“, sono le retroguardie di “battaglie” tra eserciti che nella nebbia non si riconoscono più. Sarà “l’Architettura/Urbanistica delle Donne” a vincere la “guerra” e sancire il definitivo trattato di raggiunta pacificazione. Che non è nemmeno termine appropriato. (Simbiosi matura).
Non sopprimendo le rispettive componenti identitarie di genere, ciascuna mantenuta visibile, facendola scorrere l’una sull’altra, o l’una accanto all’altra.
Un “compromesso“? Nemmeno. Una nuova materia umana multi-composita, che rende “coesi” ambiti culturali e sensibili, un tempo in subordinazione unilaterale, e ieri (a vita oggi) in competizione. Accettare, invece, la “complessità” di una nuova cultura globale, guardando al nuovo “mondo contemporaneo” da terzo millennio. Parallelo, “sostenibile“.
L’uomo ha sempre costruito le città (Urbanistica) con supremazia indiscussa. Ancora oggi. Molto più di quanto sta avvenendo, solo ora, in Architettura (verso l’ambisesso).
Il caos delle città e la nota crisi dell’Urbanistica sono, allora, di prevalente marca maschile.

La Donna solo di recente ha iniziato a pensare e progettare anch’essa gli edifici della e per la città, uscendo dalle sue “case confinate“, guardando, ora, sempre più lontano, e comprendendo, più degli Uomini, le difficoltà delle città caotiche e dense. Portate a questo da un progresso, scientifico e tecnologico, non coordinato. Anch’esso di marca maschile.
Non senza il timore, da parte delle Donne, di essere ri-sospinte all’indietro, e doversi così rinchiudersi, ancora una volta, dentro le piccole case, come “chiocce moderne” delle nuove famiglie e dei bambini. Con deleterea formazione di nuovi ghetti di genere, non fisicamente differenziati, e di nuovi “contenitori domestici“, che nel frattempo si trasformano in qualcosa di ignoto, per una crescente complessità della composizione dei nuclei familiari, classici e nuovi. A seguito di unioni civili, di movimenti immigratori, di crescenti divaricazioni sociali-economiche, etc. Che vedono, ancora un volta la Donna come “perno” di ricorrenti difficoltà non risolte, crescenti e nuove. Gli Uomini, incerti, sembrano impotenti nei confronti di tutti questi drammatici, continui e nuovi processi in atto. Sarà la Donna a risolvere la nuova questione, contro i ping pong politici maschili.

Non intralciando, nel frattempo, l’avanzata totale della Donna negli altri ambiti. Sarebbe un controsenso. La Donna, una volta uscita da questi crescenti equivoci di generale complessità, non ritornerà più indietro. Andrà avanti con testardaggine, costruendo nuove cellule familiari, nuovi edifici, nuove città più fluide. Utili a lei e a tutti.
L’inserimento delle Donne/Architetto nei nuovi scenari urbani avrà comunque l’effetto di un nuovo meccanismo globale. Secondo “l’ordine” tipico delle Donne. E con un nuovo significato, in particolare, di “composizione” più organico, razionale ed emozionale.
La città dei ricchi e la città dei poveri copertinaViene alla mente la limpida visione di Bernardo Secchi nel suo libro “La città dei ricchi e la città dei poveri“, dove sono descritti tanti modi divaricati di “città separata“, in ragione di opposte situazioni economiche, poi sociali, culturali, psicologiche, urbanistiche-filosofiche. “Disgregazione urbana” per parti, come “competizione perpetua“. Sarebbe interessante immaginare come BS avrebbe oggi scritto un libro sulla “Città degli uomini e la città delle donne“. I tal caso non in termini di partizioni fisiche, ma “tra le righe“.
Bernardo Secchi distingue tra diseguaglianza (di superficie) e differenza (di sostanza).
La distinzione è sottile, ma ben riferibile al nostro caso, soprattutto in termini di Architettura e di Urbanistica. La perdurante lontananza di genere ha confuso la diseguaglianza con la differenza, divaricando in senso astratto e di fatto la “città degli Uomini” dalle “città delle Donne“. Basta pensare al fatto che gli Uomini e le Donne usano la città in tempi e luoghi comunemente differenziati.

Nella costruzione delle nuove città femminili la Donna sarà, forse, avvantaggiata proprio dalle tecnologie del futuro, che, a breve, sconvolgeranno gli spazi delle città tradizionali.
Si riducono anche i fantasmagorici termini della “globalizzazione” (che a partire dal livello economico, ha poi appiattito tutto). E del conseguente “neo-liberalismo“, soprattutto quando è giocato come differenziale di prepotenza occulta.
Dovremmo dare un nuovo impulso alla “filosofia”, e agli altri campi concettuali, che da questa scaturiscono. Riportando la “filosofia occidentale” al superamento del suo dualismo di fondo, divaricante. Magari ispirandosi alla filosofia orientale, unificante. Il nuovo Tao occidentale unificherà le varietà, non distruggendole. La novità inedita potrebbe essere la “filosofia di genere“, o le “filosofie delle integrazioni“, come spunti per rifondare, poi, tutto. A partire da una nuova Urbanistica (delle Donne).

Guardando con il cannocchiale dell’Architettura verso la città e oltre. Notiamo, al proposito, alcune figure di Donne Architette-Urbaniste, che, pur escluse dall’Urbanistica reale, hanno indicato un loro specifico primo stadio culturale-teorico di genere.
Due esempi agli antipodi Nord-Sud. Angela Barbanente a Bari e Cristina Bianchetti a Torino. Attraverso l’insegnamento dell’Urbanistica in due Università “agli estremi”.
Angela Barbanente (professoressa di “Tecnica urbanistica e pianificazione territoriale” a Bari), dopo una intensa attività di ricerca e didattica universitaria, ha fatto, poi il salto successivo (anzi doppio) della “Governance urbanistica” pubblica, come Assessore all’Urbanistica ed Assetto del territorio della Regione Puglia. Condotta con alto spirito innovativo, attraverso una serie notevole di Leggi/norme urbanistiche “modello” e Piani di Assetto regionale di grande valenza nazionale (emulati altrove). Tra gli altri il PPRT – Piano paesaggistico regionale della Puglia, nuovo modello teorico-operativo dinamico (ed emotivi) in tema paesaggistico, nel contempo estensibile a “nuovo modello generale” di “pianificazione urbanistica” tour court. Compresa la “pianificazione strategica” regionale.
La prof.ssa Barbanente ha portato la Regione Puglia, quindi le sue sei Province e città, ad un elevato livello di pianificazione tematica integrata. Di avanguardia. Anche se poi questi territori continuano nella loro genetica autonomia dispersiva. Ad effetto ribaltato, come fanalini di coda nelle ricorrenti Graduatorie urbane nazionali.

La Prof.ssa Cristina Bianchetti opera nel DIST – Distretto inter-ateneo di scienza, progetto, e politiche del Territorio del Politecnico di Torino. Prevalentemente dedita alla didattica, si è quindi distinta ancor più come apprezzata scrittrice di libri teorici-tematici, che rappresentano testi di innovazione culturale di vera rifondazione dell’Urbanistica in crisi.
Sono due Donne, e non le uniche, che hanno individuato una via alternativa, fornendo intuizioni spiazzanti. Due Donne, emblemi di incontro nord-sud al femminile. “Diversità nelle diversità“. Che comunque ricompone la complessità come “organismo” perduto.
Eustacchio Franco Antonucci
L’architettura delle donne III. Kazuyo Sejima
L’architettura delle donne II
L’architettura delle donne I

Bibliografia navigante.

Rivista Arca n.272 di settembre 2011
ADA – Donne Architetto – Pagina Facebook – @associazionedonnearchitetto
donnArchitettura – Un libro di donne progettato da donne – Franco Angeli – dietrolequarte.francoangeli.it
Cinque grandi Donne Architetto – cinquecosebelle.it
Omaggio alle Donne nel mondo dell’Architettura e del Design – housemag.it
Donne in Architettura: Sophia Gregoria Hayden. Quando tutto non basta – storiadelledonne.it
Donne e professioni. Le pioniere dell’Architettura – mondorosashokking.com
Bernardo Secchi, “La città dei poveri la città dei ricchi”, Laterza Editore
Ada Becchi, Cristina Bianchetti, Paolo Ceccarelli, Francesco Indovina, “La città del XXI secolo. Ragionando con Bernardo Secchi”, Ed. Franco Angeli.
Donne in Architettura ed Urbanistica, sadarch.it
Cristina Bianchetti, “Spazi che contano. Il progetto urbanistico in epoca neo-liberale”, Donzelli Edtore
Cristina Bianchetti, “Il Novecento è davvero finito. Considerazioni sull’Urbanistica”, Donzelli Edtore
Cristina Bianchetti, “Abitare la città contemporanea”, Skira
Barbanente illustra il Piano paesaggistico territoriale regionale, regione.puglia.it
Angela Barbanente, “Processi e pratiche di Pianificazione del Paesaggio in Puglia”, urbanisticainformazioni.it (255)
Angela Barbanente, “Le politiche che (non) giovano alle città del Mezzogiorno”, urbanisticainformazioni.it (246/246)

Bernardo Secchi negli ultimi anni della sua vita ha intuito l’attuale evoluzione della “città moderna” nella “città contemporanea“, forse non facendo a tempo a delinearla. Al proposito, il libro “La città del XXI secolo, ragionando con Bernardo Secchi“, scritto da due donne (tra le quali Cristina Bianchetti, di cui appresso) e due uomini (2 – 2 e palla al centro), si immagina un confronto-dibattito con il compianto Bernardo Secchi, proprio sull’avvento della “città contemporanea”.
Forse finendo nel termine equivoco di “parità” neutra, che non significa che la Donna farà esattamente quello che fa l’Uomo e viceversa. Pur diseguali/differenti, la Donna e l’Uomo costruiranno spazi paralleli, che questa volta dovranno “convergere” sul serio. “Parità parallela“, che significa tutto. Come detto sopratutto nella dilatazione degli spazi, a partire dall’Architettura puntuale, verso “Urbanistica parallela”. “Città parallela“.

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