
Non si può non riconoscere al drammaturgo e regista Renato Sarti la passione civile.Nel corso degli anni Sarti è sempre stato pronto a confrontarsi con i temi caldi della nostra società, scavando, interrogandosi, ponendosi il compito necessario di fare memoria, di ricordare gli svincoli, gli orrori del nostro tempo. L’ha fatto riportando in scena Gorla fermata Gorla. Così come l’aveva fatto con Mai morti spettacolo in cui mette in scena un nostalgico fascista, a testimonianza dei misfatti politici e morali di quel regime, e dei pericoli che ancora rappresenta per l’oggi. L’ha fatto con Matilde e Il tram per San Vittore in cui riporta alla luce i dimenticati scioperi nelle fabbriche di Milano, a cui seguì la deportazione degli operai nei campi di sterminio ad opera dei nazisti tedeschi. Non ha voluto dimenticare la tragedia, l’orrore, lo scempio dei campi di concentramento con I me ciamava per nome: 44787.
Renato Sarti si è misurato anche con l’attualità rileggendo gli eventi di Piazza Fontana attraverso Il rumore del silenzio. Ha indagato i significati della pandemia con Vairus. Ci ha richiamati alle nostre responsabilità con la lettura teatrale tratta da Naufraghi senza volto, libro scritto da Cristina Cattaneo, nel tentativo di restituire storia e dignità ai morti nel Mediterraneo. Si è confrontato con la Legge 180 sulla chiusura dei manicomi attraverso Muri con Giulia Lazzarini.
Era proprio la sempre splendida Giulia Lazzarini che in Gorla fermata Gorla dava voce ai terribili eventi del 20 ottobre del 1944. Quella mattina alcuni aerei alleati dopo un bombardamento sganciarono le bombe residue sul quartiere milanese di Gorla. Una bomba colpì la scuola elementare Francesco Crispi causando la morte di centottantaquattro bambini e venti adulti.
La voce calda e sicura di Giulia Lazzarini dipanava per gli spettatori gli orrori di quel giorno, mentre sulla scena Federica Fabiani e Marta Marangoni interpretavano i bambini morti della scuola, la loro sorte, il loro quotidiano.

Felice l’interpretazione di Marta Marangoni che, accompagnata dalla sicura interpretazione di Federica Fabiani, passa con disinvoltura dai toni drammatici a quelli più disincantati e giocosi tipici dei giochi dei bambini e delle loro monellerie. D’altronde dalla Marangoni non mi aspettavo di meno. Ha dimostrato ancora una volta di essere capace di passare con maestria dai toni surreali di lavori come Opera panica di Alejandro Jodorowsky, con la regia di Fabio Cherstich, ai toni e ai registri drammatici di un’opera come Gorla fermata Gorla.
Le musiche hanno fatto la loro parte ricamando in modo convincente i vari momenti del testo, accompagnandolo ora con note ossessive ora con suoni delicati.
Il nostro tributo va comunque soprattutto a Giulia Lazzarini, ancora superba Ariel, in grado di incantarci e commuoverci con la sua arte, con la sua dedizione al teatro. Fenomenale, donna delicata e sicura sul palco, che accoglie il suo pubblico con un sorriso bambino e un’energia da grande interprete nonostante i suoi ottantotto anni.
Gorla fermata Gorla racconta scene di vita quotidiana, dei bambini, dei giochi e dei loro quaderni, della loro morte e delle madri che seppelliscono i figli. È un orrore del passato ed è un orrore del presente.
La guerra e la sua scia di sangue continuano. Non siamo mai sazi di guerra. Guerre e conflitti che producono morti ce ne sono a tutte le latitudini e con diverse scale di efferatezza. Ce ne sono in Etiopia, Yemen, Sael, Nigeria, Afghanistan, Libano, Sudan, Haiti, Colombia, Myamar, Siria, Iraq. Quanti bambini dovranno ancora morire?
Finito lo spettacolo nell’ambiente intimo del Teatro della Cooperativa, c’era anche Diego Mattiello direttore di sala del teatro Parenti, Ho notato le luci e mi è venuto un dubbio atroce. Quanto riusciranno a resistere ancora i teatri? Due anni di Covid li hanno messi in ginocchio. Adesso ci sono le bollette della luce.
Ho fatto un piccolo esperimento mentale. La mia vecchia mamma con figlio disabile a carico ha speso per l’ultima bolletta della luce 320 euro. La bolletta più alta dell’anno scorso ammontava a 170 euro. Dall’ultima bolletta ha tagliato su alcuni prodotti del carrello della spesa. Quanto possono reggere i teatri con queste bollette? Su che cosa taglieranno? Aumenteranno il costo dei biglietti? Non avevo una risposta. Mentre guardavo le luci mi sono ricordato che sul sito online del Parenti avevo visto che nel costo del biglietto era riportata una voce che mi aveva allarmato. Il costo aveva un supplemento di 1,50 euro quale contributo energetico.
Mi sono tornate in mente le parole di Andrée Ruth Shammah, la direttrice del teatro Parenti. Che interrogandosi sugli incrementi dei costi dell’energia del 300% si chiedeva se aumentare il costo dei biglietti, se chiedere un incremento dei contributi versati dallo Stato, se ridurre di 5 mesi l’attività del teatro. Poi la Shammah concludeva sostenendo che se lo Stato “Restituisse infatti ai teatri sotto forma di contributo straordinario il suo utile sull’IVA (una bolletta triplicata genera il triplo dell’IVA), potrebbe aiutarci concretamente ad affrontare un momento così straordinario, imprevedibile e pericoloso”.
Anche io rimango in attesa di decisioni.

Nel frattempo ieri mi sono entusiasmato, consolato, adorando e abbracciando il teatro italiano nella persona di Giulia Lazzarini. Ieri ho visto la luce con lei. Spero solo che non spengano e non stacchino la spina.
Teatro della Cooperativa – Milano
20 e 22 ottobre 2022
Gorla Fermata Gorla |
di Renato Sarti
con Giulia Lazzarini, Federica Fabiani, Marta Marangoni
regia Renato Sarti
scena e costumi Carlo Sala
musiche Carlo Boccadoro
produzione Teatro della Cooperativa
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