
“Le idi di marzo” è anzitutto un viaggio nel mondo sommerso della politica americana, un'incursione nel “dietro le quinte” della sfida tra i due candidati democratici alle primarie per la corsa alla presidenza degli Stati Uniti; quel “dietro le quinte” ove si consuma uno scontro fratricida (qualcosa del tipo di ciò che si è visto nella sfida tra Obama e la Clinton, per intenderci), uno spettacolo senza esclusione di colpi in cui, pur di arrivare a vincere, si calpestano le regole dell'etica, i sentimenti, la vita stessa delle persone.
Ma al di là degli aspetti sensazionalistici del film (colpi di scena, rivolgimenti di fronte, imboscate e rivalse) e della scientifica costruzione di un personaggio ambizioso, granitico ed impassibile (dal sapore fortemente cinematografico), interpretato da uno strepitoso Ryan Gosling (recentemente apprezzato nel bellissimo Drive, acclamato all'ultimo Festival di Cannes), che passa da un idealismo militante ad uno spietato pragmatismo (aspetti che vengono peraltro felicemente presentati, nel film, come le due facce di una stessa medaglia che è la sfrenata sete di affermazione di sé coessenziale alla natura dell'uomo), l'elemento di maggiore interesse dell'ultimo lavoro di Clooney è dato dall'aver messo in risalto l'inevitabile perdita di contatto con i valori di fondo, che pure continuano ad essere ostentati in pubblico, quando si scende nell'arena della lotta politica, e di conseguenza la potente macchina di finzione messa in piedi per nascondere la reale natura delle cose: uno schermo di parole, sguardi e sorrisi rassicuranti dietro il quale si celano accordi segreti e spartizioni di potere.
A prescindere da ogni buona intenzione, è solo con i voti che si vince la partita ed il gioco delle primarie (così come quello della politica più in generale) è finalizzato esclusivamente alla conquista del maggior numero possibile di delegati (cioè del consenso). La vera natura della politica, quindi, al di là delle illuministiche concezioni che la identificano con la gestione della cosa pubblica per il perseguimento del bene comune e delle più realistiche visioni che la considerano come l'arte del compromesso, è qui individuata nella mera lotta per il potere.
Viene però da dire, a questo punto, che se la politica è lo specchio della società che la esprime, allora il governatore Morris (un Clooney in splendida forma) non fa altro che rispecchiare la natura dei suoi elettori ed il film quella dell'uomo. L'antico adagio dell'“homo homini lupus”, summa delle dinamiche relazionali all'interno del microcosmo politico, diviene dunque espressione e simbolo dell'intera condizione umana: quando c'è di mezzo un interesse concreto, nulla può fermare la brama dell'uomo di perseguire quell'interesse, di raggiungere l'obiettivo prefissato e di uscire vincitore dalla contesa. E la finzione rappresentata nel film, il divario tra il Morris che sale sul palco per un comizio elettorale e quello che cede ai ricatti del suo addetto stampa Stephen, è quella stessa finzione che si pone alla base dei nostri rapporti umani e delle nostre stesse vite (la falsità del rapporto tra la giornalista Ida e lo stesso Stephen ne è un esempio emblematico), ove l'utilitarismo diviene suprema guida spirituale dell'uomo e l'affermazione di sé obiettivo ultimo del nostro esistere, in una sorta di sovvertimento dell'ordine naturale delle cose (Stephen allontana Molly dal comitato senza pensarci due volte, sacrificando così anche un suo possibile rapporto con lei).
Chi si aspettasse la rivelazione di verità finora ignorate dal film di Clooney, un approccio del tutto nuovo al mondo della politica od uno sviluppo imprevedibile dei temi trattati forse resterà deluso: come emerge da quanto detto, gli argomenti della vicenda sono pressoché il pane quotidiano dei nostri resoconti giornalistici (mai sentito parlare di relazione tra un politico ed una minorenne in Italia?). Ma la messa in scena del film è rigorosa e credibile, il cast eccezionale (a parte un fastidioso eccesso di austerità, tipicamente americano, nella caratterizzazione dei personaggi), il ritmo serrato ed il film, nel complesso, di buon livello. Temi forse non proprio originali, allora, ma realizzazione decisamente all'altezza della situazione supportata da un cast d'eccezione. Non un capolavoro, ma sicuramente un film che vale il costo del biglietto.
Gianfranco Raffaeli
Scheda del film:
Titolo originale: The Ides of March – Genere: Drammatico – Origine/Anno: USA/2011 – Regia: George Clooney – Sceneggiatura: George Clooney, Grant Heslov, Beau Willimon – Interpreti: Ryan Gosling, George Clooney, Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti, Marisa Tomei, Evan Rachel Wood, Max Minghella, Jeffrey Wright, Lauren Mae Shafer, Danny Mooney – Montaggio: Stephen Mirrione – Fotografia: Phedon Papamichael – Scenografia: Sharon Seymour – Costumi: Louise Frogley – Musiche: Alexandre Desplat
-----------------------------
-----------------------------
Se sei giunto fin qui vuol dire che l'articolo potrebbe esserti piaciuto.
Usiamo i social in maniera costruttiva.
Condividi l'articolo.
Condividi la cultura.
Grazie