
Ci sono voluti tredici anni perché l’Italia, tra i paesi leader nel mondo, avesse una legge sull’agricoltura biologica. Ha ragione – e non è solo lei manifestarlo – la presidente di Slow Food Italia, Barbara Nappini a dire che «siamo in presenza di un passaggio epocale verso un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e amica della salute dei consumatori. Un passo concreto verso una reale “transizione ecologica’». Appunto un passo sulla transizione ecologica che continua a vedere anche di segno opposto come la decisione di aumentare le produzioni di gas e petrolio.
La giornata storica di cui parlano in tanti tra politici, associazioni, imprenditori è quello dello scorso mercoledì 2 marzo quando il Senato approvava con 195 i voti favorevoli, nessuno contrario e 4 gli astenuti la legge che tutela e promuove l’agricoltura biologica.
L’Italia è il secondo paese al mondo, dopo gli USA, per esportazione di prodotti biologici; sono 2 milioni gli ettari coltivati e sono circa 80.000 le aziende che sono certificate biologiche. Il giro di affari è costantemente in crescita e l’intero settore vale circa 7,5 miliardi di euro di cui 4,6 miliardi di euro nel mercato interno e 2,9 in quello estero.
Nel marzo 2021 la Commissione europea varava un piano d’azione per l’agricoltura biologica per l’Unione con l’obiettivo di destinare il 25% dei terreni agricoli all’agricoltura biologica entro il 2030. Il piano comprende 23 azioni suddivise in tre assi: stimolare la domanda e garantire la fiducia dei consumatori; stimolare la riconversione e rafforzare l’intera catena del valore; migliorare il contributo dell’agricoltura biologica alla sostenibilità ambientale.
In queste direzioni si muove la legge italiana approvata anche se una serie di norme verranno emanate dal Governo per la delega contenuta dalla legge stessa e che dovrà provvedere all’armonizzazione e razionalizzazione sui controlli per garantire l’autonomia degli enti certificatori.
Viene istituito un tavolo tecnico per la produzione biologica e il marchio biologico italiano per quei prodotti biologici ottenuti da materia prima italiana, vengono definiti giuridicamente i distretti agricoli biologici, dovranno essere predisposti un piano d’azione triennale per la produzione biologica e un piano nazionale per le sementi biologiche. Nascerà anche un Fondo per lo sviluppo della produzione biologica e verranno supportate le piattaforme digitali per garantire l’informazione circa la provenienza, la qualità e la tracciabilità dei prodotti. Vengono anche stabilite regole per la formazione professionale dei tecnici e degli operatori del comparto. Sono previsti e sostenuti dallo Stato, strumenti di integrazione degli operatori della filiera biologica come la facoltà di stipulare contratti di rete, costituire cooperative e sottoscrivere contratti di filiera tra gli operatori del settore per favorire l’aggregazione imprenditoriale e l’integrazione tra le diverse fasi della filiera dei prodotti biologici.
Nella giornata di mercoledì il Senato, facendo seguito ad una battaglia durissima della senatrice a vita Elena Cattaneo che non ha mai digerito l’agricoltura biologica [1], è stato approvato un suo ordine del giorno che impegna il governo «a sostenere tutte le iniziative legislative volte alla eliminazione dei riferimenti diretti alla pratica dell’agricoltura con ‘metodo biodinamico‘» che sono rimaste nella legge approvata e sulla quale c’era stato uno scontro parlamentare. La motivazione è che il metodo biodinamico è una pratica considerata priva di fondamenta scientifiche.
La risposta è arrivata dalla deputata di Italia Viva e prima firmataria della legge alla Camera, Maria Chiara Gadda che ha dischiarato: «Agitare lo spettro dell’antiscienza nell’opinione pubblica, con una potenza mediatica raramente vista su altri temi, è stato un modo bieco per nascondere altri evidenti interessi superati anche dagli indirizzi comunitari» [2].
Pasquale Esposito
[1] La Senatrice Cattaneo, dichiarava nel 2019:«La lettera sottoscritta da oltre 400 scienziati ed esperti – sostiene – per la prima volta demolisce la “bella ma impossibile” narrazione del biologico. Per giustificare prezzi fino al 100% superiori, è stata promossa l’illusione che il bio fosse l’unico metodo in grado di salvare il mondo e farci vivere meglio e di più. Ma non esistono prove scientifiche a confermarlo, anzi le analisi dicono che i prodotti biologici non sono qualitativamente migliori e che il bio su larga scala è insostenibile in quanto per le principali colture produce fino al 50% in meno, richiedendo il doppio della terra», in
Micaela Cappellini, Scienziati all’attacco contro il biologico, 8 marzo 2019
[2] Luca Marinelli, Era ora, l’agricoltura biologica è finalmente tutelata per legge, 3 marzo 2022
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