Legge di Bilancio e evasione fiscale in Italia

Palazzo Chigi, sede del Governo

history 8 minuti di lettura

L'approvazione da parte del governo della manovra, che rappresenta solo il primo passo verso l'approvazione definitiva  della Legge di Bilancio 2023 – che dovrà essere approvata entro il 31 dicembre – si è ormai configurata come una corsa ad ostacoli contro il tempo per evitare le strettoie dell'esercizio provvisorio, ma risulta essere anche la cartina al tornasole della vera natura e, aggiungo, delle capacità del governo di destra.

Il complesso degli interventi per il 2023 ammonta a 35 miliardi di euro per delle azioni che, almeno nelle intenzioni, dovrebbero essere caratterizzate come afferma il ministro dell'Economia Giorgetti da “un approccio prudente e realista che tiene conto della situazione economica, ma anche sostenibile dalla finanza pubblica concentrando gran parte delle risorse disponibili sugli interventi a sostegno delle famiglie e delle imprese per contrastare il caro energia e l'aumento dell'inflazione” [1].  Enunciazioni queste di prammatica, quelle cioè che ognuno si attende pronunci un ministro dell'Economia alle quali poi venga dato seguito con provvedimenti ad hoc.

Alla verifica dei fatti, invece, è emersa l'improvvisazione allo stato puro che ha posto in risalto come dietro quelle parole ci sia l'assoluta assenza di un programma, di una visione globale del futuro verso il quale indirizzare l'Italia. Intontiti ancora dalle loro stesse mirabolanti e all'apparenza radicali promesse di trasformazioni del Sistema, urlate nella campagna elettorale, la compagine governativa ha dovuto fare marcia indietro su tutto quello che aveva garantito al suo elettorato come fattibile.

Riavvolgendo il nastro di questi ultimi giorni convulsi, basterebbe ricordare le proposte che il governo ha riversato in maniera plateale nella stesura della legge, dove campeggiavano i capisaldi economici sbandierati da “Fratelli d'Italia” nella campagna elettorale e difesi a spada tratta anche dai suoi alleati, in barba a tutte le critiche piovute in quei giorni avanzate dai sindacati, dall'opposizione, da Confindustria e persino dalla “Banca d'Italia”, per finire poi sotto accusa anche da parte di Bruxelles.

Giova ricordare che il parere della Commissione europea, come era prevedibile aggiungerei, pur valutando complessivamente la manovra in linea con gli orientamenti di bilancio fissati nel luglio scorso, ha invece puntato il dito contro due punti chiave della manovra che, anche questi di forte valenza identitaria, cozzavano  con le raccomandazioni inviate al governo proprio per intensificare la lotta all'.

Si trattava  delle disposizioni che innalzavano il tetto per le transazioni in contanti da 2 a 5 mila euro e poi la cancellazione dei debiti fiscali inferiori a 1.000 euro; misura, quest'ultima, vista senza timore di sbagliare per quello che effettivamente era, cioè il solito e ricorrente condono. Altro segno, poi, di matita blu sotto il limite di 60 euro fissato per rifiutare pagamenti con il “Pos”. Quindi altro che una “valutazione della Commissione sull'impatto delle misure di politica fiscale sostanzialmente in linea con quella del governo” come con disarmante disinvoltura ha commentato la Premier [2]. La tanto temuta bocciatura c'è stata e come!

E allora, una volta perse le c.d. “misure bandiera”, qual è il vero volto di questa destra? Intanto hanno dovuto accettare i “suggerimenti” dei  “burocrati” prima detestati di Bruxelles. Non sembra poi incrociare nessuno dei punti fermi della “destra sociale” con qualche tentativo di vendere un concetto di  giustizia sociale, e magari con qualche spunto teso a teorizzare un maggior controllo dell'economia. Invece, nulla di tutto ciò.

Quella che diventerà la nuova legge di Bilancio per 2023, si caratterizzerà per essere – a detta di molti – una “manovrina” sterile e deludente. Infatti nell'ampio spettro dei capitoli di spesa oggetto della legge, non c'è nulla che denoti incisività nel provvedimento. Ne riporto alcuni: prevista la diminuzione dell'IVA dal 10 al 5% per i prodotti dell'infanzia e per l'igiene intima femminile; viene poi rivisto l'istituto del congedo parentale, facoltativo, che passa dal 30 all'80% della retribuzione. È previsto poi dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2023 l'esonero del 100% dei contributi previdenziali dei datori di lavoro che assumono lavoratori con contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato.

Come se non bastasse, quasi a rendere ridicolo il documento di Bilancio, c'è l'approvazione dell'emendamento proposto dal  capo-gruppo alla Camera di “Fratelli d'Italia” – Tommaso Foti – che a certe condizioni consente le uccisioni “delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto”  come soluzione ai problemi causati dai cinghiali spesso avvistati in alcuni quartieri di alcune città. Il provvedimento è stato duramente criticato dal “Verde” Bonelli che, tra l'altro, ne ha denunciato la cattiva stesura che porterebbe a ricomprendere anche quelle specie protette per legge come lupi, orsi e volpi [3].

Insomma, da qualunque angolazione la si voglia guardare, questa manovra appare asfittica e non rispondente ai veri problemi che l'Italia deve risolvere. In più, un altro scivolone ha messo a repentaglio la chiusura dei lavori e mi riferisco a l'emendamento proposto dal PD e approvato nella notte, che stanziava 450 milioni di euro a favore dei Comuni; in pratica più del doppio di quanto rimasto a disposizione. Rilievi di non poco conto sono poi giunti al governo da parte della Ragioneria dello Stato relativamente a 44 emendamenti votati e privi di copertura .

Incapacità e pericoloso pressappochismo spingono l'aula della Camera a votare nella serata di venerdì 23, con conseguente decisione dell'esecutivo nella giornata del 24, vigilia di Natale.

Confusione a parte, che come abbiamo visto costringerà il governo a porre il voto di fiducia sul testo, c'è da dire che questo esecutivo un segnale forte, chiaro, inequivocabile lo ha comunque lanciato proprio per chiudere  questa futura legge di Bilancio dentro una cornice dove risalta una ingiustizia di fondo che aggrava la situazione dei poveri e dei disagiati. Mi riferisco al , dove una sforbiciata ha ridotto l'assegno da otto a sette mesi per gli occupabili risparmiando in questo modo più di 200 milioni per poi sigillare il tutto con un emendamento a firma di Maurizio Lupi che elimina il riferimento all'offerta di lavoro definita “congrua”. Con questo espediente, ogni offerta di lavoro è possibile e va accettata in qualsiasi parte d'Italia, pena la perdita dell'assegno [4]. Quindi l'approvazione di questo emendamento capovolge la logica originaria della misura, che permetteva ai lavoratori di non dover accettare qualsiasi lavoro a qualunque condizione. Senza considerare che il reddito di cittadinanza copriva già metà dei poveri assoluti. Insomma una lotta di classe al contrario se si pensa anche alla diminuzione delle imposte alle “partite iva” tra 65mila e 85mila euro.

L'esibizione di muscoli che trova applicazione, invece, in qualche provvedimento che contrasti l'evasione dell'IVA, metastasi che ci trasciniamo si potrebbe dire da sempre.

I dati che emergono dal report stilato dalla Commissione Europea sull'evasione dell'IVA in Europa, certificano che l'importo dell'imposta non raccolta dai paesi dell'UE è di ben 93 miliardi di euro l'anno. Un dato forse inatteso che si impone come uno dei peggiori mai registrati nel contesto europeo, come ha affermato il Commissario all'Economia a Bruxelles, Paolo Gentiloni, nella sua esposizione dei dati annuali [5]. A guidare il cospicuo drappello tra i ventisette Paesi comunitari, c'è quasi con solitario distacco dagli altri, proprio l'Italia con ben 26 miliardi di euro – persi spesso a causa di frodi – il che vuol dire, in termini percentuali, che da noi oltre un quinto dell'IVA dovuta non viene pagata. Poco o nulla dovrebbe interessarci il fatto che la Francia ne perde 14 di miliardi e la Germania 11, perché l'altro dato che invece deve porci in allarme, è che in Italia si registra anche un'altra pericolosa frattura e cioè il divario fra il gettito previsto e quello effettivamente riscosso, che si attesta ad un preoccupante 20,8%.

Il dato deve far riflettere perché il periodo nel quale stiamo vivendo esige che le finanze pubbliche possano contare su entrate fiscali solide e sicure per sostenere sia i servizi pubblici che gli ingenti investimenti per la transizione verde e la sicurezza energetica. Ci attendiamo quindi da questo governo un serio impegno come la riforma fiscale e la revisione delle aliquote già in agenda, sembrerebbe, il che esprimerebbe la volontà reale di voler fare la lotta all'evasione.

Stefano Ferrarese

[1] https://www.idealista.it/news/finanza/economia/2022/11/18/170175-legge-di-bilancio-2023-quando-verra-approvata-e-le-possibili-misure, 20 dicembre 2022
[2] Carmine di Niro https://www.ilriformista.it/leuropa-boccia-la-manovra-meloni-governo-ko-su-pos-pensioni-e-contante-mancano-progressi-sulle-riforme-strutturali-334682/,14 dicembre 2022
[3] https://www.ilpost.it/2022/12/22/caccia-cinghiali-emendamento-legge-bilancio/,22 dicembre 2022
[4] https://www.linkiesta.it/2022/12/legge-di-bilancio-reddito-cittadinanza/, 22 dicembre 2022
[5] Mariangela Tessa, https://www.wallstreetitalia.com/italia-si-conferma-prima-in-europa-per-evasione-iva/, 9 dicembre 2022

canale telegram Segui il canale TELEGRAM

-----------------------------

Newsletter Iscriviti alla newsletter

-----------------------------

Se sei giunto fin qui vuol dire che l'articolo potrebbe esserti piaciuto.
Usiamo i social in maniera costruttiva.
Condividi l'articolo.
Condividi la cultura.
Grazie

In this article
No widget found with that id