
Il breve romanzo autobiografico “Tutto cambia. Il setaccio dell’anima“ di Leonardo Ragozzino sorprende per la capacità, a tratti sperimentale, di collocarsi a metà strada tra il diario intimo e il romanzo sociale, due generi considerati antitetici. Esso segna, in qualche modo, la rivincita dei vituperati Boomer, mostrando come larga parte di questa generazione, oggi cinquantenne, non è stata affatto indifferente alle istanze ambientali, civili e sociali.
Ammettiamolo, i Boomer sono (siamo) stati spesso additati per essere cresciuti in una sorta di età di mezzo che li ha posti al riparo dai grandi conflitti mondiali e dalle crisi economiche più devastanti del sistema capitalistico occidentale. Spesso coccolati oltremisura dai genitori che avevano sofferto la fame durante le guerre ma non ancora “venerati” come la generazione successiva di infanti, venivano costretti al silenzio “quando parlano i grandi” ma hanno potuto giocare nei cortili, sbucciarsi le ginocchia e trastullarsi con i terribili balocchi di latta tagliente, come l’immancabile trottola a molla.
Sono quindi cresciuti in un universo radicalmente differente da quello attuale come si racconta nel testo che accoglie il lettore mettendolo subito comodo, in una condizione di autentica intimità simile a quella che si crea nella casa di un vecchio amico.
Senza cedere a sterili confronti del “si stava meglio quando si stava peggio”, Ragozzino con una limpidezza stilistica che non scantona mai nella sciatteria, ci riporta in quell’epoca e il viaggio è tanto più suggestivo per i coetanei che condividono gran parte di quei ricordi.
La consapevolezza della distanza che separa il mondo dell’infanzia da quello dell’età matura è immediatamente comunicata al lettore:
“Decenni in cui tutto è cambiato a una velocità mai vista prima, obbligandoci a sforzi di adattamento continui e repentini. Non essendo fino in fondo consapevoli di vivere l’epoca in cui le differenze generazionali stavano diventando esponenziali e la palestra del cambiamento coglieva tutti di sorpresa”.
La Napoli degli anni ’60 e ’70 è perfettamente descritta in tutte le peculiarità di quartiere, perché Napoli, come tutte le grandi città era – ed è ancora così – composta da paesi diversi, avvicinati come per scherzo da un gigante burlone che spostando le case ha accostato contrade e campanili. Un residente del quartiere Fuorigrotta, come l’autore, si sentirà sempre “di Fuorigrotta” prima di sentirsi napoletano e così per i residenti del quartiere Vomero, “terra” amata perché vi era la casa di nonna e zii.
Le cartoline di Napoli degli anni ’60 e ’70 ripropongono le buste di latte gialle a forma di tetraedro della Centrale Latte che i partenopei di età conservano tra le memorie più care: quel latte ricco e gustoso evoca la nostalgia sottile dei sapori d’infanzia.
A quelli che considerano i Boomer dei privilegiati, scellerati nel prendersi cura del pianeta, Ragozzino ricorda che invece hanno (abbiamo) vissuto momenti drammatici: gli anni di piombo, culminati nell’omicidio di Aldo Moro, le stragi di mafia e camorra in cui lo stato appariva soccombente e non ultimo, per i campani, la tragedia del terremoto.
Questa esperienza che rese “sfollati” quasi tutti, costretti a trascorrere almeno una notte per strada, in macchina, in un novembre napoletano non particolarmente freddo, come solitamente sono i novembre a Napoli, segnò le vite di quelli che c’erano. Ognuno ricorderà cosa stava facendo quel 23 novembre 1980, alle ore 19:34.
Con l’età aumentano le passioni e la coscienza civica del Ragozzino si rafforza grazie a incontri fondamentali con i diversi “maestri”, quegli incontri di mente e cuore (questi i pilastri del vero insegnamento) che costituiscono il DNA della cittadinanza nel mondo.
Con un sostanzioso bagaglio di esperienze, Ragozzino entra nell’età adulta e si confronta con altre istanze sociali, come l’antirazzismo e le politiche di sostegno alle fasce deboli.
È un mondo ricco quello dell’autore, colmo di idee, desideri, passioni, anche quella per l’arte:
“L’arte mi ha salvato. Mi ha salvato dalle incertezze, dalle paure, dalle apatie. Dalle delusioni, dai lutti e dalle sofferenze. È stato un balsamo segreto.”
E naturalmente è un mondo di sentimenti, familiari, amicali e di amore, soprattutto quello per la sua Federica, incontrata a Roma nel nuovo millennio.
Cambia la città e la famiglia si allarga con una figlia, ma in fondo l’autore resta sempre lo stesso ragazzetto che si era tanto commosso per aver salvato una capinera.
Tanti sono i dettagli, le storie nella storia, i luoghi del cuore: oltre a Napoli e a Roma compaiono anche Ostia e l’Irlanda.
Un racconto breve ma emozionante, vibrante di umanità, nella levità dei momenti felici come nella cupezza del lutto e della malattia.
Davvero un viaggio nel tempo al ritmo veloce e intenso del nuovo millennio.
Stefania Squillante
Leonardo Ragozzino
Tutto cambia. Il setaccio dell’anima
Horti di Giano, 2021
pag. 100
€12,50
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