
Con la conclusione dell’esperienza di Ettore Messina alla guida della Nazionale di pallacanestro, è iniziato il periodo affidato alle non facili soluzioni che Meo Sacchetti dovrà individuare.
Il prossimo 24 Novembre a Torino, avversario quella Romania che dette i natali ai genitori dell’attuale coach, inizia il percorso per le qualificazioni al Mondiale 2019. Le qualificazioni nel nostro girone (D) proseguono il 26 Novembre con l’incontro, a Zagabria, contro la Croazia per poi saltare a Febbraio 2018 quando sfideremo i Paesi Bassi. Entro luglio 2018 concluso il calendario degli incontri della prima fase le prime 3 nazionali del nostro girone si affronteranno con le prime tre, in un girone unico, del raggruppamento C, composto da Polonia, Kosovo, Lituania e Ungheria. Le prime tre avranno il lasciapassare per World Cup 2019 in Cina.
Per la prima convocazione, al netto di tutti gli atleti che Sacchetti avrà individuato per le sue necessità ma che non potevano essere tutti inclusi in questo elenco, sono stati chiamati: Awudu Abass, Pietro Aradori, Filippo Baldi Rossi, Paul Biligha, Andrea Crosariol, Luigi Datome, Andrea De Nicolao, Amedeo Della Valle, Ariel Filloy, Diego Flaccadori, Simone Fontecchio, Raphael Gaspardo, Alessandro Gentile, Marco Giuri, Daniel Hackett, Antonio Iannuzzi, Nicolò Melli, David Okeke, Achille Polonara, Giampaolo Ricci, Brian Sacchetti, Luca Vitali, Michele Zerini. Tra questi ne saranno scelti 16 per il raduno e dal quale emergeranno i 12 definitivi.
Più che il rientro di Alessandro Gentile, che sta facendo faville in quel di Bologna, una piazza, la Virtus Bologna, che sembra gli sia congeniale per potersi esprimere al meglio – se durerà- , fanno discutere, e non poco, le convocazioni di Datome, Melli ed Hackett. Non certo perché non meritevoli dell’azzurro, tutt’altro. È stato infatti proprio il serissimo capitano azzurro a parlare senza fraintendimenti per chiarire la sua posizione, innanzitutto, e di quanto fosse enorme il tormento lasciato a chi, come lui, sente il peso della maglia a cui tanto ha dato ed alla quale deve rinunciare, e di contro prende atto che la mancata collaborazione tra Fiba e Club di Eurolega, ha portato a diramare un calendario che rende inconciliabili le date degli impegni della Nazionale e quella della Champions.
Datome, non chiedeva certo di dettare l’agenda degli incontri, ma, vista la confusione che si è generata, magari un rispettoso parere consultivo che avrebbe potuto aiutare a decidere doveva essere concesso. Tecnicamente anche la riflessione di Datome è ineccepibile e si impone: “ … se si deve andare a difendere i colori di una Nazione per i Mondiali, come è conciliabile una preparazione di soli due giorni per le qualificazioni?” [1].
Chiaramente non è certo un bene per la pallacanestro che si lasci al giocatore decidere se poter partecipare agli impegni della nazionale facendolo scegliere tra l’incudine, gli impegni di coppa del suo club che lo paga, ed il martello, la difesa della sua Nazionale che fra l’altro, nel caso di Datome, da troppo tempo ripaga con ampie delusioni gli impegni di chi inanella solo infruttuose rinunce al riposo di ogni estate.
Al capitano tutto il plauso comportamentale possibile, quello che comunque ci si aspetta da lui, che in un movimento dove gli opportunismi e la difesa degli orticelli la fanno da padrone, lo ha portato a parlare chiaro, ad esporre le sue ragioni, a sollevare senza reticenze lo zerbino sotto il quale è stato riposta troppa polvere, come andazzo vuole, da troppo tempo.
Aspettiamo che, dopo anche le chiacchiere che inevitabilmente avranno Melli ed Hackett con il presidente federale e coach Sacchetti, le parole di Petrucci su un impiego in Nazionale in accordo con i Club possano avere risultati concreti. Si tratterebbe della ennesima dimostrazione di una magia politica che farà buttare giù la pillola che Datome non vuole ingoiare senza almeno dire pane al pane e vino al vino. Grazie capitano!
Queste sono le riflessioni più attuali in questo periodo. Più che le abituali monotone considerazioni sull’inizio dei campionati, con Milano e Venezia al solito in evidenza, ma anche con Brescia che si conferma “settebellezze”, il ritorno della Virtus Bologna sul terreno che gli è più congeniale, sarebbe il caso di fare subito chiarezza. Potrebbe essere anche la migliore condizione per riformare un movimento al cui interno debbono essere scovate le risorse per ridisegnare una pallacanestro Italiana vincente. Gli esempi che arrivano dagli ultimi europei, aiutano e mai riguardano somme investite in modo ragguardevole per ottenere giovani talenti sui quali affidarci. Potrebbe trattarsi di solo saper fare. Quando questo accade, si ottengono atleti anche dove i numeri della popolazione statisticamente non sarebbero favorevoli.
Intanto a Capo D’Orlando, arriva dal Bamberg del coach Trinchieri il diciannovenne lituano Arnoldas Kulboka, mandato lì a …farsi le ossa. Le prestazioni sono molto impressionanti. Speriamo che nel futuro possano riguardare anche qualche nostro giovincello.
Emidio Maria di Loreto
[1] L’intera dichiarazione di Datome
“Non parteciperò alle gare di qualificazione per il mondiale 2019.
Qualcuno di voi ricorderà che con ogni probabilità mi prenderò la prossima estate libera per poter lavorare sul mio corpo, sperando di trovarne beneficio in futuro.
Le partite dell’inverno invece, non le giocherò perché reputo che le finestre durante l’anno siano una pessima idea.
La FIBA ha voluto inserire (senza alcun accordo con i club, ovvero con chi investe) delle partite di qualificazione ai Mondiali 2019 durante la stagione invernale.
Io ho un impegno col Fenerbahçe (che, badate bene, non mi impedisce di venire in Nazionale) e dovrei saltare delle partite di Eurolega, potenzialmente decisive per la classifica finale e che possono quindi compromettere la stagione della mia squadra. Non solo io, ma nel nostro caso il Fener dovrebbe giocare senza me, Melli, Sloukas, Kalinic, Guduric, Mahmutoglu, Dixon, Guler, Hersek e Vesely.
Quindi la Fiba (che dalle qualificazioni guadagna dei soldi) organizza le finestre dove i giocatori(che non vengono pagati se non con una diaria dalle proprie federazioni) dovrebbero rinunciare a delle partite con la propria squadra(che li stipendia).
“L’Eurolega poteva andare incontro alla FIBA e spostare le partite al martedì” potrà dire qualcuno.
Ogni volta che leggevo le proposte della FIBA rimanevo sempre più scioccato.
Secondo l’ultima proposta FIBA, un giocatore di Eurolega e Nazionale avrebbe dovuto giocare:
Domenica in campionato; Martedì in Eurolega; Venerdì e domenica in Nazionale; Mercoledì ancora in Eurolega.
Questo a novembre. Perché a febbraio la stessa settimana sarebbe stata preceduta dal weekend delle coppe nazionali (3 partite).
Con tutte le trasferte necessarie (da un minimo di 3 a un massimo di 7) sarebbe stato impossibile garantire il massimo della performance da squadre e giocatori. Per non parlare degli infortuni.
“Lo fanno anche nel calcio”, dicono. Premettendo che la FIFA è l’organo più importante del calcio mondiale e comanda senza che nessuno possa dire e fare il contrario (penso alla NBA nel basket, per esempio…), nel calcio le partite di Champions League arrivano ad un massimo di 13 incontri. In Eurolega sono dai 30 ai 37.
Ma ammettiamo anche che siano tutti d’accordo sul calendario. Una squadra Nazionale avrebbe due allenamenti per preparare due partite di qualificazione per un Mondiale. Due allenamenti per una kermesse che deve rappresentare un movimento. Ma che roba è? Ricordo nel 2014 che per preparare 4 partite di qualificazione all’Europeo avevamo fatto 6 settimane di preparazione. Perché per mettere insieme i principi offensivi e difensivi questo è il tempo necessario.
Leggo che l’obiettivo della FIBA è dare un’estate di riposo ai giocatori ogni 4 anni. Ho parlato con tanti giocatori nelle mie stesse condizioni, e tutti sono contenti di giocare ogni estate con la Nazionale, ammesso che tra la stagione e il raduno ci siano almeno 4/5 settimane di riposo, che permettono di riposare e di riprendere la condizione per arrivare al raduno in forma.
Le 4 settimane di raduno per le Nazionali sono l’unica cosa che condivido del nuovo progetto. Io nel 2016 ho raggiunto la Nazionale per il Preolimpico dopo una settimana di riposo alla fine di una stagione di 75 partite. Altra formula FIBA rivedibile.
Perché questo sfogo?
Prima di tutto perché mi pesa il primo rifiuto alla Nazionale della mia vita. Secondo perché nessuno ha mai chiesto, a me o ai miei compagni sia del Fener che della Nazionale, cosa pensassimo di questa formula.
I giocatori devono essere coinvolti, non dico per decidere ma perlomeno per avere dei feedback sui programmi futuri. Ma c’è sempre stato totale menefreghismo a riguardo, eppure in campo andiamo noi.
Ho detto la mia su una questione che per forza di cose mi riguarda, scusate la lunghezza ma c’erano tanti argomenti da trattare e non potevo esprimermi con un tweet.
Il basket deve essere proposto sempre come il miglior prodotto possibile per accattivare nuovi e vecchi appassionati. Senza i migliori giocatori (NBA e qualcuno di Eurolega) questo non accadrà. Questo non è il bene del basket.
È il risultato di una guerra di potere, che fa solo del male ai tifosi, e a questo punto anche ai giocatori che sono in mezzo a due fuochi e devono scegliere tra la propria Nazionale e il proprio club. Follia.
In bocca al lupo a coach Sacchetti e ai ragazzi, ovviamente farò il tifo per loro.”
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