
In un’epoca di crisi, cioè di un momento storico di passaggio che mette in discussione tutti i paradigmi e le categorie che ci avevano fatto da supporto nel vivere e progettare, può essere particolarmente interessante riflettere su alcuni passaggi della storia della filosofia.
Senza la presunzione di avventurarsi in ricostruzioni, anche soltanto parziali, del pensiero hegeliano o vichiano, è possibile raccontare il passaggio filosofico fra le varie epoche e culture come l’alternarsi fra lunghi rettilinei e stretti tornanti: i primi ci direbbero qualcosa dei momenti che possono apparire come stabili; i secondi potrebbero, invece, aiutarci a comprendere i mutamenti.
Proseguendo, non senza evidente rischio, in questa semplificazione, l’incontro tra la tradizione filosofica greca e quella più propriamente romana, offre numerosi spunti di riflessione e di complessità.
Si è chiamati a indagare anche il rapporto con il Cristianesimo e il suo dotarsi di uno strumentario filosofico ove, ai tratti innovativi e originali, si alternano la ripresa e la rilettura di una tradizione già consolidata.
In questi momenti di radicale trasformazione della società e delle strutture di potere, emergono personaggi che, pur potendo apparire come minori, sono capaci di restituirci pienamente lo spirito del tempo e di affrontare il drammatico rapporto con un potere politico spietato e violento.
Citazione 1
Nell’interpretare questi caratteri della relazione dialogica Musonio si rilevava come un vero maestro, capace di parlare in maniera che ognuno intendesse le sue parole come se fossero rivolte specificamente a sé. Era questa l’esperienza che aveva provato Epitteto frequentando la sua scuola.
Il testo che Luciano Dottarelli dedica a Gaio Musonio Rufo, detto l’Etrusco, appare quindi particolarmente prezioso e riuscito per almeno tre ragioni: un’utile ricostruzione del clima filosofico che si diffonde dall’età ellenistica; un’appassionata analisi delle informazioni in nostro possesso su Musonio; un’attenta analisi del suo pensiero che alterna tratti di assoluta novità con elementi ripresi dalla scuola stoica.
Il testo ci propone un resoconto delle vie di pensiero legate all’ellenismo e alla scomparsa della centralità politica della Grecia classica.
Epicureismo e stoicismo si affermano più propriamente come scuole filosofiche con una tradizione che si va consolidando e stratificando. Lo stoicismo, per una serie di ragioni che Dottarelli ricorda e rilegge, si propone come un’impostazione più duratura nel tempo e più disponibile, nelle sue tematiche e nelle sue attese, a lasciarsi catturare dai bisogni filosofico-esistenziali del mondo romano (Epitteto, Seneca, Marco Aurelio).
L’epicureismo risentirà spesso di fraintendimenti, non sempre giustificabili e in parte volontari, generati dalla diffidenza romana e dalla visione cristiana.
Lo scetticismo si propone, per completare il quadro delle filosofie dell’età ellenistica, non tanto quale compiuta scuola; esso appare piuttosto come uno stile o un’impostazione di pensiero che, come un fiume carsico, si ripresenta, con alterne fortune, lungo il corso della storia della filosofia.
Citazione 2
Di una generazione più giovane di Seneca (4 a.C. – 65 d.C.), Musonio si trasferì a Roma, dove frequentò gli ambienti filosofico-letterari di ispirazione stoica ed ebbe importanti amicizie nei circoli politici che si opponevano al regime di Nerone. Il suo insegnamento filosofico – si sa che nel corso degli anni ebbe allievi illustri come Epitteto, Eufrate di Tiro e forse Dione Crisostomo e Plinio – dovette iniziare già in questo periodo.
Non è qui possibile ripercorre i documenti e le fonti che l’autore mette a disposizione del lettore per rendere chiari i legami fra la concezione religiosa propria degli etruschi e l’incontro con la tradizione dello stoicismo.
La vicenda di Musonio appare rilevante quando la si contestualizza negli anni del principato di Nerone e la s’incrocia con altre vicende che coinvolgono gli oppositori dell’imperatore.
Per una serie di vicende storiche, che è davvero impossibile qui ricostruire, le filosofie dell’età ellenistiche, con il loro carico di drammatico smarrimento, si rendono disponibili a una nuova vita tra le incertezze, gli eccessi e i malumori della Roma imperiale.
Musonio, un possibile “Socrate romano”, è testimone privilegiato di quel difficile rapporto fra filosofi e potere politico, uno degli aspetti più interessanti e complessi della storia della filosofia.
La dialettica fra impegno nella politica e nella gestione della cosa pubblica e la ricerca di una “distanza di sicurezza” dal potere politico è un aspetto essenziale per comprendere le diverse epoche, nelle loro inclinazioni alla libertà o al dispotismo (anche illuminato o “soccorso”).
La vicenda di Musonio, costretto all’esilio e poi ai lavori forzati, ma orgoglioso difensore della propria dignità umana, espressa nella fedeltà al proprio destino, aiuta a capire il successo dello stoicismo e il suo fondersi e con-fondersi con l’etica romana e con quella cristiana.
Tanti altri temi sarebbero da trattare, ma li lasciamo alla curiosità del lettore.
Citazione 3
Ritornano subito due motivi fondamentali della visione di Musonio, perfettamente in linea con la tradizione dello stoicismo, anche nella sua versione romana: il richiamo alla sobrietà autosufficiente del saggio e il cosmopolitismo.
Luciano Dottarelli
Musonio l’Etrusco
La filosofia come scienza di vita
2015, Annulli Editori
Pagine 176, € 10,00
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