manzOni. Chitarre distorte per poesie disperate

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Quando si legge della musica dei manzOni il termine più ricorrente è post-rock. Un termine presente anche sul loro profilo. A proposito qui la descrizione recita: <<cifra distintiva è l’incessante ricerca sonora, svolta empiricamente oltre le paratie della canzone d’autore di Vic Chesnutt e Michael Gira, del blues terreno -Woven Hand- come del post rock più o meno accasato à la maison Constellation…>>.
In una recente intervista il gruppo ha apprezzato  il riferimento agli Slint. Le parole hanno un ruolo determinante nel loro lavoro e qui oltre a Aidan Moffatt, Shane McGowan, ex leader dei Pogues, Waits è Claudio Lolli il modello da osservare soprattutto per Luigi Tenca frontman e autore dei testi. Senza dimenticare i riferimenti letterari per lo stesso Tenca che segnala la speciale relazione con Rigoni Stern e l’ambiente dell’Altopiano di Asiago [1]. E a proposito di parole dense di significato l’ateismo permea di significato i testi ed fino a diventare, i alcuni momenti, un’ostentazione.

 

manzOni. marzo 2010

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La band gravita intorno a Chioggia e oltre al già citato Tenca è composta da Ummer Freguia (chitarra elettrica), Fiorenzo Fuolega (chitarra elettrica, batteria, loop), Carlo Trevisan (chitarra elettrica, batteria, loop) e Emilio Veronese (chitarra elettrica ed acustica).
I commenti sono quasi sempre positivi e di grande attenzione per questo disco d’esordio. Forse è arrivato il momento di brindare con un bicchiere di vino rosso per una vittoria non più mancata.

 

ManzOni. marzo 2010

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Corti non esita a definirlo uno dei miglior album del 2010. Un disco compatto che non si perde mai nella monotonia. dove le chitarre e le percussioni ci conducono <<fisicamente in gironi danteschi, ci affondano “in un buio denso come morositas nere”>>. Non ci sono molti spazi ai sentimentalismi, la disperazione compare di frequente e la paura è uno dei temi dell’opera. Tra i pochi momenti di felicità citati c’è Scappi <<un amore impossibile, ma vissuto pienamente e descritto con tale sensibilità e semplicità da renderlo quasi tangibile>>. Splendida è Tu Sai con le sue <<chitarre post-rock che sfociano nel noise più cupo>> [2].

Recensione più che positiva anche quella di Fabris che invita a gustarci lentamente le storie dei manzOni narrate in un album con un <<sound personale>>. Un disco ispirato alla tradizione americana e al cantautoriato nostrano dove Tenca mette al servizio del blues la sua <<voce roca>> e la sua <<lingua tagliente>> [3].

Viscido esprime qualche lieve perplessità. E’ un disco su due piani,  <<bellissimo ed emozionante>> su quello musicale, con eccellenti sonorità provenienti dalle chitarre e dal ritmo della batteria, meno su quello del cantato e dei testi. Non gli piace il modo di cantare di Tenca, un Vasco Rossi che se <<avesse condotto coerentemente la sua vita, adesso scriverebbe questi testi e li canterebbe allo stesso modo>>  [4].

Con Caiazzo si torna ad un’adesione piena per l’album. E’ un’immersione nella tristezza che conduce anche alla disperazione, storie di amori finiti male, di rassegnazione ma con liriche che hanno il sapore della poesia vera. La sostiene un fluire di distorsioni e la <<dolcezza>> della chitarra acustica, e con uno dei chitarristi alla batteria, <<così da dare un accompagnamento importante con le percussioni>>. Tra le citazioni Scappi, <<poesia veramente da brividi>> e <<l’urlo di rabbia>> in Tu Sai [5].

Buon disco d’esordio e <<onesto>> nelle sue espressioni secondo Zampighi. I limiti sembrano trovarsi in un <<materiale che rimane comunque instabile, da interpretare, a metà strada tra il racconto e lo sfogo personale, il climax e l’autoterapia>>. Non ci sono generi definiti, estetiche consolidate, i testi sono diretti a raccontare la disperazione e il tutto accompagnato da un sound che disegna <<una scenografia semplice in cui muoversi. Un ripetersi a oltranza costruito sulle chitarre, la batteria e i loops>> e che si  riallaccia al blues, al folk, al post-rock e alla musica d’autore [6].

Anche Trucano parla di onestà per questa <<piccola, oscura gemma>> sui malesseri della vita e di piccole speranze che si intravede tra la voce di Tenca che narra i <<meandri del suo passato …e del suo presente>> e le chitarre distorte insieme alla <<batteria sinuosa>> [7].
Non vi curate di noi e ascoltate!

Ciro Ardiglione

genere: post-rock
ManzOni
ManzOni
etichetta: Garrincha Dischi
data di pubblicazione
: dicembre 2010
brani: 9
durata: 44:49
cd: singolo

[1] Intervista di Gianluca Ciucci, www.indieforbunnies.it, 22 febbraio 2011
[2] Daniele Corti, www.eyeonmusica.it, 17 gennaio 2011
[3] Giuseppe Fabris, Rolling Stone, marzo 2011, pag. 132
[4] Antonio Viscido, www.rockshock.it, 28 dicembre 2010
[5] Alessandro Caiazzo, www.letlovegrow.it, 23 gennaio 2011
[6] Fabrizio Zampighi, www.sentireascoltare.com, 16 dicembre 2010
[7] Giulia Caterina Trucano, www.rollingstonemagazine.it, 30 dicembre 2010

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