
Gigi Proietti sul palcoscenico dell'Umbria è un testo di Mara Quadraccia dedicato ai rapporti fra il popolare attore e l'Umbria. Con un paziente lavoro di raccolta di testimonianze e con i continui riferimenti alla carriera di Gigi Proietti, l'autrice ricostruisce il legame fra l'attore e il borgo di Porchiano del Monte nel territorio del comune di Amelia.
I rapporti fra Gigi Proietti e l'Umbria: una casa, una storia, un gruppo di amici. Il legame con i luoghi determina un modo di vedere il mondo e un serbatoio di aneddoti, personaggi e situazioni che scorrono, come un film della memoria, per le vie del borgo nei racconti di quelli che hanno incrociato Gigi, semplicemente Gigi.
A Mara Quadraccia abbiamo rivolto alcune domande sul suo lavoro e sulle mille curiosità che esso contiene.
Le chiederei di partire dal titolo Gigi Proietti sul palcoscenico dell'Umbria: un titolo forte, esplicativo. Che cosa ha voluto racchiudere in questa espressione?
Potrei rispondere subito con le stesse parole che Gigi riporta nella sua autobiografia: “…sono nato a Roma…ma Porchiano e l'Umbria fanno parte delle cose tenere della mia vita”.
Suo padre era originario del piccolo borgo di Porchiano del Monte, nel comune di Amelia, e, quando Gigi aveva tre anni, a causa dei frequenti bombardamenti sulla capitale, portò la sua famiglia al sicuro in paese. In occasione del Natale il piccolo Gigi, che all'epoca avrà avuto tre anni, recitò la sua prima poesia nella chiesa parrocchiale; era già intraprendente e, sfuggendo al controllo della sorella più grande, si intrufolava nel palazzo dove c'era il comando tedesco per rimediare qualche caramella. Da ragazzo poi andava sempre in giro con la sua chitarra e si metteva a cantare le serenate sotto le finestre delle ragazze, oppure passava le serate a cantare canzoni tradizionali oppure i nuovi motivi americani. Quindi possiamo dire che Porchiano fu il suo primo palcoscenico. Poi in Umbria tornava sempre volentieri e ci sono molti suoi spettacoli, sia da attore che da regista, su palcoscenici importanti come il Festival delle Nazioni a Città di Castello, o il Festival dei Due Mondi a Spoleto.
Porchiano del Monte è stato anche un fiero e autonomo comune. Che rapporto si è creato fra la famiglia Proietti e la comunità locale?
Per tutta la sua infanzia e giovinezza Gigi ha frequentato assiduamente il paese, un piccolo teatro del quotidiano dove ogni angolo era animato da personaggi che sono rimasti impressi nella sua memoria ed hanno influito sulla sua vis comica. Il padre, Romano aveva sempre la battuta pronta e quando tornava da Roma sapeva intrattenere gli amici con le sue storie. Talis pater, talis filius. Gigi è stato sempre un catalizzatore delle attenzioni dei compaesani che l'hanno molto amato. Anche la moglie Sagitta ha frequentato volentieri la piccola comunità portando le bambine, Susanna e Carlotta, a passare almeno un mese in estate presso la casa dei nonni. Agli inizi della sua carriera, Gigi amava organizzare con i compaesani il carro del Cantamaggio, un carro trainato da un trattore con sopra un gruppo, soprattutto uomini, che cantavano le canzoni per l'arrivo della bella stagione facendo il giro di questua dei casali. Il tutto sostenuto da abbondanti bevute di vino. I porchianesi rimpiangevano il fatto di avere perso l'autonomia comunale dopo l'Unità d'Italia e nel 1989 misero in piedi un movimento, capeggiato dal barbiere del paese, per ottenerla e proposero a Gigi di diventare sindaco.
Lei lascia spesso la parola a quelli che hanno frequentato Proietti durante le sue permanenze a Porchiano. Quali episodi le sono sembrati più significativi?
Quando Gigi parla del suo amore per il teatro parla della sua continua ricerca di una comunità. Porchiano gli offriva questa dimensione che lui non poteva ritrovare nella grande città. Aveva conservato un gruppo di amici e ogni volta che veniva organizzavano grandi cene, solo per uomini, presso un vecchio molino. Infatti ad un giornalista che, dopo il successo di A me gli occhi please, gli chiese perché facesse teatro rispose: “Per il dopo teatro!”. Agli amici di Porchiano, che trattava come se fossero dei familiari, lasciava sempre i biglietti al botteghino per i suoi spettacoli. Ma sicuramente il legame più importante è stato quello con Mattia Giurelli, un anarchico emigrato in America che, tornato a Porchiano, acquistò e donò al paese un grande parco che oggi porta il suo nome “perché i cittadini si possano ritrovare per socializzare e divertirsi”. Gigi vedeva in lui la generosità e la coerenza e quando il parco venne inaugurato si esibì cantando diverse canzoni del suo repertorio; a Mattia dedicò la “Ninna Nanna de la guerra”, poesia scritta da Trilussa in occasione del primo conflitto mondiale.
Nella comicità di Gigi Proietti, capace di essere popolare e colto ad un tempo, quanto c'è, a suo parere, di “umbro”, se così si può dire?
Noi umbri siamo gente apparentemente semplice, ma con una cultura contadina fatta di antica saggezza. Molti modi di dire riemergono da depositi di testi imparati memoria: sono ricchi di immagini e di metafore, che fanno riferimento alla osservazione della natura e del comportamento umano; frasi allusive ma mai sconce o offensive, che chiosano una situazione in un motto oppure definiscono una persona con un soprannome. Anche la situazione più difficile può essere stemperata con una battuta o con un gesto, come nelle commedie di Plauto, umbro dell'antica Sarsina.
Che cosa è rimasto di questo legame speciale?
Un ricordo tenero in tutti coloro che lo hanno conosciuto come uomo, prima ancora che come artista. Tante memorie e tante sue frasi impresse nella memoria di chi l'ha conosciuto. Un grande amore reciproco generato dalla sua generosità, curiosità e vitalità. A me, che ho avuto modo di avvicinarlo per un'intervista quando facevo teatro amatoriale, resta il grande rimpianto di non averlo conosciuto meglio. Ma, dopo tutte le indagini, le ricerche e le interviste per scrivere questo libro, è come se lo avessi frequentato. Quando ho visto il suo ultimo film, oggi nelle sale, mi sono commossa come se avessi rivisto un vecchio amico, anzi un maestro.
Antonio Fresa
Mara Quadraccia
Gigi Proietti sul palcoscenico dell'Umbria
Gambini Editore; 2021
Pagine 132
Euro 15,00
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