
La sensibilità femminile è uno sguardo profondo, esteso che profuma di libertà La musica non fa eccezione.
A due anni dal gioiello, “Occupo poco spazio”, Nada ha pubblicato “L'amore devi seguirlo” e ancora una volta nella sua carriera riesce a catturarci. Con una dimensione spesso acustica e senza troppi orpelli, l'album è una pregevole miscela di liriche e soluzioni sonore che guardano a generi e anni diversi. Basti pensare al pop d'amore di “Non sputarmi in faccia” che ha le sue radici negli anni '50 e dove la sua voce appena rauca le da momenti di modernità. Il blues di Ballata triste, strepitosa la scelta del sax, racconta della rivoltante violenza di un femminicidio e dove il cantato è preciso per rendere netto e nella sua rudezza il dramma. L'iniziale, ribelle e anarchica “Aprite la città” è uno dei brani che presenta più di uno spunto delle ultime cose di Nada dalla partenza lenta dolente nel suo cantato, scarni accordi di chitarra elettrica che vanno allargandosi per chiedere
Aprite le città / A tutti i presenti / Avanti avanti /Senza barriere o discorsi importanti
Aprire le città /a tutte le genti uguali e diverse
E alla fine lasciatevi trasportare dalla finale da quel
Libera Libera Libera … Libera L'anima mia Libera la pazzia
della splendida ballata dagli accenti del miglior Rino Gaetano di “All'aria aperta”.
Ayşe Hassan (basso), Fay Milton (percussioni), Gemma Thompson (chitarra), Jehnny Beth (voce): sono le Savages. Arrivano dall'Inghilterra (Beth è francese), e dopo aver impressionato mezzo mondo con il loro debutto “Silence Yourself” (2013) non hanno deluso le aspettative che si erano create.
La cifra stilistica dei loro spartiti potrebbe essere riassunta in quel pugno di donna chiuso e ornato di tre anelli che campeggia sulla copertina del nuovo disco “Adore Life”, a rappresentare la forza e la determinazione del loro post-punk. Non appena iniziate l'ascolto sarete investiti dalla furia sonora di “The Answer” dove un basso tellurico inarrestabile, una batteria che lo incalza a perdifiato e una chitarra che ne segue le orme mentre la voce inconfondibile di Beth da una connotazione di profondità.
Non è solo potenza e velocità: la voce di Beth si fa suadente e melodiosa nella breve e dolce ballata “Adore”; come pure in “Mechanics” i ritmi sono lenti, ma qui siamo nel centro di distorsioni, suoni a tratti industriali, riverberi, momenti stile Wire e ancora una volta una strepitosa interpretazione vocale della Beth. Le frequenze sono alte anche in “Sad Person” dove la batteria domina il ritmo e la chitarra sferza e taglia e il basso da corpo.
Liriche essenziali e ripetute a parlare della condizione del genere umano, amore compreso.
L'esordio discografico di Marianne Mirage, Quelli Come Me, è avvenuto lo scorso 25 Marzo. La cesenate che fin da adolescente si immerge nel mondo dell'arte e della musica, attraversando nell'ascolto, generi dal soul alla psichedelia (il suo nome d'arte la ricorda), fino al jazz delle indimenticate voci di Billie Holiday e Sarah Vaughan.
Dieci brani di cui in francese e qualche intrusione in inglese, “Quelli come me”, da lei stessa definito un disco “sensuale, semplice e fatto con amore”. Sicuramente sensuale e fatto con amore ma semplice non proprio. Se è vero che la fluidità dell'ascolto ce lo lasciano credere, le sonorità che man mano avanzano si fanno sofisticate grazie ad un lavoro di cesello negli arrangiamenti che denota vari spunti creativi. In Quelli Come Te un incipit di leggeri accenni di chitarra classica e di tocchi elettrici mentre la sua voce diventa padrona della scena muovendosi bellamente tra accelerazioni e spunti caldamente soul e cori leggeri. Intriganti anche i passaggi in crescendo che avvengono nei poco più che tre minuti di Non Serve Più dove l'impostazione jazzistica iniziale, complici delicate note di pianoforte, lascia il campo ad una ballata su cui poi si innesta un'ulteriore apertura e il cantato si allarga con un coro che segue il ritmo.
Non vi curate di noi e ascoltate.
Ciro Ardiglione
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