
Ci sono libri che andrebbero letti con una musica di sottofondo dolce che accompagni le parole in un cammino che raggiunga il cuore di ogni lettore.
Alcuni libri sono universali e racchiudono tutto quello che l'amore non riesce a dire. Marisa Bulgheroni inventa una scrittura per parlare del suo amore, ma racconta l'universalità di ogni “grande amore”.
Questo libro è la necessità di fermare il tempo e non farsi sfuggire in un al di là di questa terra il compagno di una vita. È il cammino attraverso il ricordo raccontato ad alta voce per colmare il vuoto, per non sentire la solitudine che la morte regala a chi sopravvive. Sì, perché Marisa Bulgheroni non riesce a trovare un altro modo di vivere, non riesce a elaborare il lutto e sente forte la necessità di continuare a sentirsi “due in uno”.
Un racconto struggente e appassionato di quella che è stata una grande storia d'amore e che proprio come tutte le grandi storie d'amore rende i due protagonisti un corpo e un'anima. Impossibile immaginare di poter pensare da soli, con un unico pensiero che non sia condiviso, inaccettabile guardare un panorama tanto amato da soli, impensabile aprire la porta e non trovare chi era solito stare lì ad aspettare. Una nostalgia profonda che fa perdere l'orientamento ora che si è lasciati soli senza il punto di riferimento. La vita come un sogno che diventa incubo quando la morte trascina uno dei due lontano in un altrove irraggiungibile.
L'autrice inventa un linguaggio che restituisce fiato a un'assenza che rende intollerabile sopportare il vuoto, un linguaggio che è un grido disperato alla ricerca di una voce che non giunge più all'orecchio e che nel silenzio tortura il cuore. Il ricordo diventa vita immaginaria, ma anche tentativo di ricondurre a sé la persona amata. Con “Lettera a D” di André Gorz pensavo di aver letto l'amore e sicuramente l'ho fatto. In “Stella nera” ho letto l'universalità dell'amore, ma anche l'incapacità di accettare che a un certo punto qualcuno è destinato ad andar via prima e condannare chi rimane a conoscere il dolore profondo, incolmabile che la morte provoca.
Racconti, sogni, immagini di una vita vissuta nella pienezza che l'essere in due riserva a chi si ama sono raccontati con un susseguirsi di sensazioni piacevoli che diventano quasi paura quando l'unica conclusione possibile è che tutto non sarà più come prima. Una simbiosi inscindibile generata dall'amore rende impossibile accettare l'idea che tutto si è fermato in quell'ultimo respiro. Una nostalgia profonda che attraversa ogni pagina ci rammenta quello che siamo regalandoci la possibilità di riflettere e pensare che non abbiamo altro nella vita che non sia vivere l'amore. Sì, l'amore va vissuto e attraversato nel segno dell'unicità che ci contraddistingue ma che fa di noi esseri capaci di provare un sentimento di tale immensa profondità.
“Rientrata, non ti trovo e so: senza te la precarietà è il mio modo di esistere. A ogni risveglio, il mattino, non sono certa di ritrovare me stessa”.
Abbiamo una sola via d'uscita per dire che stiamo vivendo: amare.
Nicla Pirro
-----------------------------
-----------------------------
Se sei giunto fin qui vuol dire che l'articolo potrebbe esserti piaciuto.
Usiamo i social in maniera costruttiva.
Condividi l'articolo.
Condividi la cultura.
Grazie