Massimo Bubola. In Alto i Cuori. La preghiera laica di uno dei più grandi cantautori-rock del nostro Paese.

in alto i cuori Massimo Bubola
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Avevo appena quattordici anni e in un difficile quartiere della periferia romana passavo le mie serate con i dischi in vinile di Tom Waits a consolare le mie prime pene d’amore e la mattina con le musicassette nel walkman sognavo ad occhi aperti un mondo migliore ascoltando Springsteen, Lou Reed, John Mellencamp.
È in quegli anni che i miei ascolti hanno incrociato la musica di  Massimo Bubola.

Massimo Bubola foto Andrea Furlan
Massimo Bubola, foto Andrea Furlan. 2013

Conoscevo il suo nome come autore di bellissime canzoni cantate da altri ma rimasi folgorato dall’uscita nel 1994 dell’album Doppio Lungo Addio.

Non potevo non essere attratto dalle parole di Bubola che nelle strofe delle sue canzoni sembrava trasportare in musica quell’idea di “pietas” umana che ammiravo nelle letture di quei giorni (Pasolini), narravano storie di “eroi” quotidiani, la bellezza degli “umili-ultimi” o nell’arte che amavo (i volti della “gente comune” che Caravaggio immortalava nelle sue opere).
I testi di Bubola li scoprivo colmi di personaggi che popolavano la mia vita di periferia (Johnny lo zingaro) o eroi epico romantici trasportati nella vita reale, nella storia, trasformati  in “ragazzi di vita” (Eurialo e Niso).

E poi la musica, quella che amavo.

Seguo da allora Bubola, la sua evoluzione, i suoi cambiamenti, i suoi capolavori (la tetralogia dal vivo Il Cavaliere Elettrico è la summa della prima parte della carriera).

Massimo Bubola foto Andrea Furlan 02
Massimo Bubola, foto Andrea Furlan. 2013

Sono passati tanti anni, tanti colpi incassati dalla vita, tante gioie, tanti dolori e una immensa fatica a mantenere sogni, valori, ideali.
Bubola è ancora qui ad accompagnare il mio, il nostro tempo con il  nuovo album In Alto i Cuori.
Ancora una volta le sue parole mi trafiggono, risvegliano l’anima di quel ragazzo col “ciuffo biondo” che sognava nelle notti di periferia.
Sono racconti maturi quelli di Bubola, con grandi contenuti, espressi con una semplicità e una sincerità che in tempi bui come questo sono un dono rivolto a chi ascolta.
Si passa dal dolore della perdita in un assurdo omicidio di una bimba (Hanno Sparato a un Angelo ispirata ad un fatto di cronaca avvenuto nella periferia romana) al dramma di un paese dove tutto ormai è apparenza, finzione (Un paese Finto).
Si toccano le corde del cuore nel brano Al Capolinea dei Sogni (“Sei mai arrivato al punto di non ritorno quando si ghiacciano le parole e non riesci più a staccare la polvere da sopra il tuo cuore…) e la rabbia di chi a volte  impotente  continua a lottare di A morte i tiranni, fino alla poesia in Lacrime Parallele (“sono lacrime parallele le rotaie del nostro cuore che ci seguono fino in fondo, oltre la curva del dolore, sono fiaccole silenziose e che si perdono in lontananza sono lucciole luminose dentro il buio della speranza…“)  e nelle due splendide canzoni che chiudono l’album Ridammi Indietro e In Alto i Cuori.
La prima quasi una richiesta di aiuto, un urlo sussurrato (rivolto a Dio o a noi stessi) che riporti negli occhi e nel cuore l’innocenza, la seconda una preghiera laica, un’ode alla vita, anche quando la strada è incerta, oscura.

Non si può infine non menzionare il grande lavoro fatto da Bubola e dalla Eccher band in sala d’incisione con l’utilizzo di strumenti “classici” come l’organo Hammond e le chitarre d’epoca.
Non ultima  la grande espressività, la maturità definitiva della voce di Massimo Bubola che arriva a toccare corde mai raggiunte in precedenza.
Grazie Massimo, ancora una volta.

Giancarlo Palese

genere: pop-rock
Massimo Bubola
In Alto i Cuori
etichetta:  Eccher Music
data di pubblicazione:  22 gennaio 2013
brani: 11
durata:  48:39

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