
“…la sua abilità nel ballo è oggettivamente migliorata, non sembra più un cadavere sottoposto a intermittenti scariche elettriche, ma la vittima di un incidente stradale alla prima seduta di rieducazione motoria.”
Massimo Lolli, nato a Portici nel 1960, è un manager di successo prestato alla letteratura o, più probabilmente, un valente scrittore e sceneggiatore prestato all'industria, con particolare riferimento al settore delle risorse umane nel quale ha lavorato e lavora.
Debutta nel 1995 con Innamorarsi di una milanese, un'agile guida pratica per meridionali che contiene molte più verità di quanto il titolo lasci intuire. Seguirà Volevo solo dormirle addosso nel 1998, storia tragicomica di un manager di successo incaricato di licenziare 25 dipendenti in poco più di due mesi e della progressiva alienazione che questo incarico gli provoca. Nel 2003 ritroviamo un personaggio dal medesimo nome schiavo del lavoro e del dio business in Io sono tua.
E finalmente, nel 2009, Lolli pubblica quello che a mio avviso è il suo romanzo più riuscito e maturo, dal geniale titolo Il lunedì arriva sempre di domenica pomeriggio.
Questa volta incontriamo un manager di insuccesso: il protagonista infatti è un cinquantenne che all'apice della sua carriera viene inopinatamente licenziato e da ormai più di un anno, nonostante tutti i suoi sforzi e le sue ricerche, colleziona solo rifiuti, appuntamenti negati e porte chiuse. Vive a Vicenza e, per non perdere lo status di uomo di successo, finge di avere un importante impiego a Milano e ogni mattina esce di casa e si nasconde, spesso nel cimitero acattolico della città, come se dovesse andare al lavoro. Di notte si aggira per le balere del Veneto in cerca di facili conquiste grazie alle quali illudersi di riuscire a tenere a bada l'inevitabile tramonto.
Si giocherà le sue ultime speranze durante una trasferta a Shanghai, alle prese con imperscrutabili manager cinesi e con il fortuito incontro con una ricca e attempata vedova.
Questo romanzo di Lolli è un libro estremamente attuale che tratteggia con grande sincerità e senza sconti la personalità di un cinquantenne in crisi, schiavo dell'immagine al cui culto la società odierna e, in particolar modo, la borghese vita di provincia, ci invitano e a volte costringono. Un libro che ci fa sorridere e spesso divertire e che, nel contempo, riesce a farci riflettere sulla difficoltà dei rapporti, sulle vergogne e le paure, sullo smarrimento, l'isolamento e il vuoto morale a cui ci spinge l'esasperata ricerca di successo e affermazione nel mondo del lavoro.
Anche per la lettera L di questo alfabeto ho un'alternativa
Lorenzo Licalzi, L'ultima settimana di settembre
“Sembravano felici, ma chissà se lo erano veramente, o incominciavano a intuire di avere già scollinato, di essere sul passo se non altro, quello in cui molto di ciò che si poteva fare è già stato fatto e i ricordi iniziano progressivamente a prendere il posto dei progetti.”
Lorenzo Licalzi nasce a Genova nel 1956 e si dedica alla scrittura dal 2001. L'ultima settimana di settembre, il suo undicesimo romanzo pubblicato nel 2015, racconta il viaggio di un ex scrittore ottantenne, giunto ormai al capolinea e deciso a porre fine alla sua vita, e del nipote quindicenne rimasto orfano, da Genova a Roma a bordo di una vecchia e gloriosa decapottabile in compagnia di un cane enorme, ingestibile e invadente.
Il nonno è insofferente a tutto, non riesce più a sopportare la superficialità del prossimo e non trova più alcun motivo per continuare una vita ormai vuota e inutile. Il nipote, rimasto improvvisamente senza genitori a causa di un incidente, si ritrova in compagnia di un parente estraneo del quale conserva solo alcuni sbiaditi ricordi d'infanzia.
Durante il viaggio scopriranno affetti, tenerezze ed emozioni che riusciranno a unirli e fortificarli per affrontare insieme e superare dolori e amarezze. Il viaggio offrirà infatti l'occasione per trovare e ritrovare nuovi e vecchi amici, per conoscere e riconoscere se stessi e i propri sentimenti nascosti e dimenticati, per imparare a volere e a volersi bene.
Non mancano situazioni un po' banali e prevedibili, a volte poco credibili o inutilmente forzate. Ma si tratta di un racconto che non ricerca e non richiede necessariamente la verosimiglianza. È una piccola storia di sentimenti che riesce a emozionarci e a toccarci il cuore con semplicità e leggerezza, che ci diverte e commuove rendendoci partecipi di un appassionato viaggio alla riscoperta degli affetti.
GianLuigi Bozzi
A - B - C - D - E - F - G - H - L - M -N - O - P - Q - R - S - T - U - V -ZLa stesura di questo Alfabeto non ha alcuna particolare pretesa.
Vuole solo essere un gioco, un espediente per ricordare e segnalare autori e titoli che ritengo validi.
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