Messa al bando delle armi nucleari: Trattato ratificato da 50 Stati ora può entrare in vigore

Giappone cupola della bomba a Hiroshima

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Il Trattato sulla proibizione delle fra novanta giorni potrà entrare in vigore. E questo grazie alla ratifica dell'Honduras, il cinquantesimo stato a farlo e quindi a permettere che possa entrare in vigore. È accaduto lo scorso 25 ottobre e avrebbe dovuto essere sulle copertine di tutti i media perché significava rimettere nel dibattito sulla messa al bando delle armi nucleari e sugli armamenti che negli ultimi tempi invece sono sempre più oggetto di produzione e vendita.

Potrebbe essere un inizio della messa al bando di ordigni che da un momento all'altro possono annientare il Pianeta oltre che a distogliere immense risorse da ben altre destinazioni per migliorare la vita delle popolazioni.

Elayne Whyte Gomez
La presidente della Conferenza a New York, Elayne Whyte Gomez, esulta in seguito al voto storico del 7 luglio 2017 per l'adozione del Trattato Internazionale di Proibizione delle Armi Nucleari (Foto di ICAN)

Quello che è accaduto a e Nagasaki è una brutalità totale contro l'Umanità, senza dimenticare quanto accaduto nelle popolazioni dove sono avvenuti i test delle bombe atomiche. Nonostante i drammi che ancora oggi provoca nel mondo, ci sono più di 14.000 ordigni nucleari e quasi tutti più potenti di quelle sganciate sul Giappone. Informazioni più dettagliate sugli Stati e sui loro arsenali di distruzione di massa e su quanto siamo vicini all'ecatombe li trovate su The Bulletin of the Atomic Scientists.

Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPAN) ha iniziato il suo iter dal 7 luglio 2017 quando la Conferenza delle Nazioni Unite lo sottoscrisse con 122 voti il che potrebbe rappresentare il livello di espansione delle adesioni. Il tutto era partito nel 2016 quando l'International Campaign for the Abolition of Nuclear Weapons (ICAN), coalizione vincitrice del Premio Nobel per la Pace nel 2017, portò la questione all'ONU che attraverso l'Assemblea Generale nel dicembre dello stesso anno l'approvò a maggioranza.

L'Italia è stata completamente contraria fin dall'inizio e ovviamente non ha ratificato il trattato, come del resto hanno fatto quasi tutti gli stati europei; solo Austria, Irlanda, Liechtenstein, Malta, San Marino e lo Stato del Vaticano lo hanno ratificato. Ricordiamo che l'Italia, per gli accordi Nato, è uno dei cinque stati europei che ospitano testate nucleari statunitensi. Va ricordato inoltre che il nostro paese è in totale violazione del Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari (TNP) che ha ratificato nel 1975 e che stabilisce che «ciascuno degli Stati militarmente non nucleari, parte del Trattato, si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari, né il controllo su tali armi, direttamente o indirettamente».
Nessuna potenza nucleare nel mondo l'ha ratificato dopo averlo strenuamente osteggiato. 

Il Trattato vieta lo sviluppo, i test, la produzione, l'immagazzinamento, il trasferimento, l'uso e la minaccia delle armi nucleari. È legalmente vincolante per chi lo firma.

Non è tutto oro quello che luccica purtroppo. Come ha spiegato Baracca, se il TPAN aumentando le ratifiche diventerà simile ai trattati contro le armi chimiche o le mine anti uomo per cui il loro uso è diventato contrario al diritto internazionale è altrettanto vero che presenta dei limiti.
Limiti che lui riprende considerando quanto scritto da Alessandro Pascolini nel 2018 e di cui riporterò brevemente rimandando all'articolo di Baracca.
Uno di questi è che il TPAN è monco degli aspetti tecnici che sarebbero stati possibili se alla stesura vi avessero partecipato esperti di paesi che detengono arsenali nucleari, aspetti presenti invece nel TPN. Un altro ben più serio è che «”Il TPAN non prevede alcuna forma di controllo e di verifica delle dichiarazioni e nessuna procedura sanzionatoria per eventuali violazioni. In contraddizione con il principio della condanna categorica delle armi nucleari”. Una clausola che è stata molto contrastata, ma è stata una condizione per molti Stati per il voto favorevole, è la possibilità di recedere dal trattato se sono a rischio “interessi supremi di un paese”, ammettendo così che le armi nucleari possano essere indispensabili» [1].

Comunque vada è un'ottima notizia. Una vittoria dell'ONU e del multilateralismo che se l'opinione pubblica riuscirà a supportare fin d'ora ci potrà far allontanare dalla catastrofe atomica e dare risorse per la salute, l'istruzione, la cultura, i cambiamenti climatici e quanto serve per una vita migliore sul Pianeta.
Pasquale Esposito

[1] Angelo Baracca, “La proibizione delle armi nucleari diventa norma internazionale”, https://www.pressenza.com/it/2020/10/la-proibizione-delle-armi-nucleari-diventa-norma-internazionale/, 26 ottobre 2020

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