
Le parole del presidente del consiglio italiano, Giorgia Meloni, sulla crescita del flusso di migranti dimostrano il fallimento dell'approccio ideologico dei governi sovranisti che si convertono improvvisamente all'europeismo, spostandosi dalla “difesa delle frontiere nazionali” a quella delle “frontiere dell'Europa”. La soluzione è “bloccare le partenze illegali”. Ormai ci siamo abituati alla ambiguità della premier quando vuole promuovere iniziative eticamente riprovevoli, pronta al giochino delle smentite qualora le reazioni siano sfavorevoli, per cui è bene riflettere su cosa intende dire con “partenze illegali”. La stampa si esercita nello scegliere fra le varie possibili interpretazioni quella più congeniale alla propria linea politica. Le interpretazioni sono sostanzialmente due:
1) partenze organizzate dai cosiddetti scafisti,
2) partenze di persone che non hanno titolo per essere accolti a destinazione in base alla legge.
Nel primo caso la soluzione sarebbe assai semplice: andarli a prendere e portarli nei diversi paesi europei, prima che finiscano in mano agli scafisti, che ne risulterebbero immediatamente sconfitti. L'ambiguità della destra gioca molto su questo perché possono ben vantare l'aspetto umanitario nel salvare la vita messa a repentaglio da criminali senza scrupoli.
La seconda interpretazione rappresenta il malcelato, vero obiettivo del governo italiano: separare e respingere gli immigrati che non godono dello status di rifugiato, considerandoli illegali, come una sorta di merce avariata da rispedire al mittente. Infatti, sebbene questo approccio violi molti principi della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (UDHR), questa non rappresenta un vincolo giuridico per il nostro Paese che nel 1948 non la firmò. Alcuni illustri giuristi ritengono che il suo universale accoglimento la rende, comunque, un riferimento imprescindibile anche sul piano giuridico.
Il nostro Governo non riconosce che la prosperità del nostro Paese e degli altri paesi industrializzati è costruita in gran parte dalle ricchezze minerarie importate a basso costo da quei paesi la cui popolazione langue al punto da essere costretta a rischiare la vita pur di raggiungere un luogo dove esercitare il proprio diritto ad «un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà”. (UDHR, art.28). E ancora “Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di un qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare un'attività o di compiere un atto mirante alla distruzione di alcuno dei diritti e delle libertà in essa enunciati». (UDHR, Art.30).
Fa riflettere nelle cronache politiche di questa estate il colpo di stato del Niger; uno dei paesi più poveri del mondo che possiede fra i più grandi giacimenti di uranio del mondo, garantendo gran parte delle forniture alle centrali nucleari francesi. Questa economia di rapina è alla base di molti conflitti interni ai paesi africani ed è la madre di ogni povertà.
Già oggi cresce il numero di quelli che sono classificabili come rifugiati ambientali, vittime di siccità o altri eventi climatici estremi. La crisi climatica globale è anch'essa causata da una prosperità dei paesi ricchi basata principalmente sull'uso dei combustibili fossili. Si prevede che fra 150 e 300 milioni di persone residenti nei paesi poveri, saranno costrette entro il 2030 a lasciare le loro terre e divenire rifugiati interni che in gran parte finiranno stremati a bussare ai confini di quel mondo ricco che è all'origine di ogni loro disgrazia.
Ma il nostro Governo preferisce propinare al suo elettorato una rassicurante bugia, i blocchi ed i respingimenti destinati a fallire, piuttosto che operare una vera transizione etica ed ecologica a livello interno ed internazionale; l'unica soluzione possibile.
Quando non solo le merci e le materie prime, ma anche le persone viaggeranno liberamente in cerca di un futuro, si troveranno soluzioni vere e non ideologiche alle disuguaglianze, si creerà una equa distribuzione della ricchezza globale, e nessuno sarà più costretto a fuggire dal proprio paese per esercitare il suo diritto ad una vita sicura e dignitosa.
Andrea Masullo
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